di Ruggero Morghen



A Gardone, dove risiedevano,  li chiamavano “i Bertola”. La contessa Caterina (Rina) Erculiani Cervis, "Suor Lunella dell'Eclissi” per Gabriele d’Annunzio “inguaribile battezzatore mondano”, era sorella di Bernardino (Dino) Erculiani (o Ercoliani), il quale entrerà in possesso dell'epistolario tra GianCarlo Maroni e Gabriele d'Annunzio, poi pubblicato a cura di Emilio Mariano e, più ampiamente, dal ricercatore abruzzese Franco Di Tizio. Quest’ultimo, peraltro, annovera la contessa tra le amanti dell’ultimo periodo di vita del poeta (1936-’38), insieme ad Evelina Scapinelli Morasso (Manah, Maya), sicuramente la più importante tra esse, e inoltre Ester Pizzutti (Ether), Ines Pradella (Fiammetta), Antonietta Cassinari (Nietta), Angela Panizza (Leila), Anna Maria Bregoli (Ornella), Irma Colli (Donella), Tina di Gargnano, poi Lina e la salodiana Atalanta.

Era di umili origini Caterina: il padre, contadino, aveva un torchio in paese. Il marito, conte Carlo Cervis, era un grande amico di d’Annunzio. “Con il naso schiacciato e non molto alto di statura – informa Massimiliano Colonetti -, il conte, che per un un periodo gestì (impresa sfortunata) il Casinò di Gardone,  era un tipo particolare. Simpatico e stravagante, aveva fatto l’allevatore di maiali e il pugile. Quando lo salutavano, scendeva dalla sua bicicletta, si fermava a spiegare i segreti del suo sport preferito (la boxe) e mimava come colpire l'avversario”. Il conte Cervis è ricordato anche quale primo presidente della Fraglia della vela di Gardone. 

Quanto a Caterina, fedele dama di compagnia della vedova di d'Annunzio, che accompagnò negli ultimi anni, Caterina visse per un periodo col marito alla Mirabella. Il posto preferito della principessa era la trattoria Ulivi, sita di fronte al Vittoriale e gestita da parenti della contessa Cervis. “Mi ricordo di lei – afferma Mario Morani - quando il mattino Maria usciva dal Vittoriale per prendersi un caffè, forse agli Ulivi dei fratelli Erculiani”. Mentre la professoressa Maria Luisa Crosina ancora ricorda la principessa di Montenevoso vestita di nero, passeggiare a Riva del Garda accompagnata dalla contessa Cervis, detta anche “Riri”: “Me la ricordo molto bene. Passava spesso sotto casa mia, in viale Canella con la contessa, di cui peraltro mio padre, coetaneo e discepolo di GianCarlo Maroni, non aveva una grande considerazione”. Caterina fu assai legata proprio all’architetto del Vittoriale, tanto da assisterlo anche nell’ultima ora, come pochi anni dopo assisterà col marito, alla Mirabella, Maria Hardouin morente.

Alla sua morte Maroni le lasciò molti beni (compresa, a Riva, la tenuta "Ai Germandri"). Fra i beni ereditati dalla contessa - da taluno indicata erroneamente come vedova Maroni - una cassa di documenti e la biblioteca dell’architetto, successivamente ceduti a un ingegnere bresciano. Recente è peraltro l’acquisizione del fondo Cervis-Maroni con lettere autografe del poeta, alcune delle quali inedite, indirizzate al secondogenito Gabriellino, il diario della moglie Maria Hardouin duchessa di Gallese, dove venivano annotati i conti domestici, ed altri documenti (ma anche un pigiama e un anello del poeta), presentati a Gardone in occasione del pomeriggio di festa per l'assegnazione del Premio L'Officina del Vittoriale a Maurizio Serra. ll povero Attilio Mazza spesso mi parlava di questo Fondo Cervis Maroni, da cui sperava di avere nuove informazioni – se non proprio rivelazioni - sul profilo occultistico dell'architetto e sui riti esoterici svolgentisi al Vittoriale, cui non sarebbe stato affatto estraneo il poeta.