di Ruggero Morghen



È il mese di dicembre del 1955. Pier Paolo Pasolini è a Roma e scrive a Biagio Marin. “Io in questi giorni – gli confida - ho abbastanza tempo libero: sto facendo una sceneggiatura, ma senza acqua alla gola, e quanto al resto, sono in crisi, non lavoro, rimando. Butto via le mattine in occupazioncelle marginali, la vita non dà suono, ho dentro il tarlo, il tremendo tarlo del cosmo che riguadagna le posizioni perdute nella povera storia dell’individuo, e sommuove tutto, apre fessure da cui entra un’aria che agghiaccia. Dovrei mettere un dito in gola e vomitare: ma come? Bisognerà aspettare – considera ancora Pasolini - che la nausea passi da sé. È la vecchia meccanica di alti e bassi”. “Ti abbraccio con grande affetto”: così si conclude la missiva, tra le prime scambiate tra i due poeti, come si evince dall’epistolario curato da Nico Naldini per Einaudi nel 1986.

“Siamo tanto diversi – riconosce dal canto suo Marin scrivendo a Pasolini il 24 maggio 1963 –, eppure abbiamo in comune delle note, degli accordi fondamentali. Tu sei stato il primo a capirmi, e io ho capito te con tutta la mia anima”. Il poeta di Grado ben ricordava infatti – informa nel suo blog Carlo Franza - l’attestazione inaspettata del giovane Pier Paolo in un articolo uscito a sua firma sul “Popolo di Roma” che  coglieva la poesia e l’anima di Marin “immerse nel non tempo del mare” e l’immagine del suo mondo poetico quale “isola”. 

Biagio Marin morirà a Grado, sua città natale, nel 1985. Lasciando ad altri il compito di delinearne la figura morale e rappresentarne la statura poetica, desidero qui ricordarlo come sincero amico di Riva del Garda. Nel 1952 egli vinse il concorso di poesia triveneta “Berto Barbarani” di Verona, precedendo il rivano Giacomo Floriani. Nacque allora una calda amicizia tra i due poeti, tanto che Marin accettò di firmare la prefazione al canzoniere di Floriani “Da la me baita”, che usciva nel 1958 a cura dell’ingegner Riccardo Maroni, editore e cugino dell’architetto del Vittoriale. Quattro anni dopo Marin era a Riva, ospite del Museo civico e del gruppo “Amici dell’arte” per un incontro sulla poesia dialettale. 

Come ricorda il maestro Mario Matteotti, già primo cittadino di Riva, egli conservò sempre un rapporto affettuoso con tale sodalizio e un caro ricordo della cittadina benacense. In particolare apprezzò moltissimo alcune conchiglie fossili del monte Brione, “reliquie di creature informi” che, per serbare la forma, infine s’impietrano. “Hanno perduto la festa dei loro colori - ne scrisse - ma hanno conservato la forma. Sapessimo – concludeva pensoso - essere anche noi così”. Oltre ad essere amico di Riva, Biagio Marin fu anche cittadino onorario di Abano Terme, come si evince da una scritta apposta a mo’di fascetta editoriale sulla copertina del volume “La vose de la sera”, edito da Garzanti nel 1985 a cura e con traduzione a fronte di Edda Sera. 

Quanto al curatore dell’epistolario pasoliniano, lo studioso friulano Nico Naldini, scomparso nel settembre del 2020, è autore di una “Vita di Giovanni Comisso” (Einaudi 1985) e di una biografia del cugino Pier Paolo Pasolini (ancora Einaudi, 1989). Di Pasolini Naldini ha curato anche alcuni scritti: “Un paese di temporali e di primule”, “Poesie e pagine ritrovate”, “Poesie scelte”, “Romàns”, “L’Academiuta friulana e le sue riviste”. La cospicua produzione dello scrittore friulano comprende, inoltre, un ritratto di Goffredo Parise solo fratello, una raccolta di poesie di Sandro Penna, “La vita e le lettere di Giacomo Leopardi” (Garzanti), “De Pisis”, “Le case della memoria” con Fulvio Roiter ed altri lavori, tra cui il video “Fascista”: un tema, questo, assai caro al cugino, che anche nel 1970 se la prendeva coi “soliti fascisti” (“quei pochi che ci sono”, aggiungeva contandoli).