La prova provata sta in un invito che spiazza: sabato mattina, ore 10, via Massignan, inaugurazione della sede della Democrazia Cristina. No, non è un errore. Nella città natale di Mariano Rumor rinasce, a 28 anni dal suo canto del cigno, la Dc.

«Vicenza un tempo veniva considerata un po' un secondo Vaticano», ricorda Franco Battistella, che al momento è commissario del redivivo partito e che sabato al congresso provinciale ne diventerà segretario a tutti gli effetti. E non ha torto Battistella perché, senza voler scomodare il Vaticano, di certo Vicenza era considerata la sagrestia d'Italia: una mappa geografica ideale tutta colorata di bianco.

Qui si votava Dc o si votava Dc. E la politica era una cosa assai seria. L'ex consigliere comunale Ciro Asproso, per dire, ama ricordare che quando Francesco Giuliari, all'epoca parlamentare, lo propose come candidato consigliere in una circoscrizione della città dovette andare nella sede della Dc di via Napoli per sottoporsi ad un esame d'idoneità davanti al segretario del partito, che era un trentenne, allievo di Rumor e si chiamava Achille Variati.

Poi il cataclisma: il partito si sciolse come neve al sole, squagliato dalle inchieste di Di Pietro e compagni, si assistette alla diaspora di chi ne faceva parte e qualcuno cercò di trasferire la storia dello scudocrociato in altri contenitori ma senza ugual fortuna. Fino alla svolta.

Battistella la semplifica così: «Per dirla semplicemente: il problema era a chi spettasse il simbolo. Ebbene, la Cassazione si è pronunciata un po' di tempo fa stabilendo che il simbolo appartiene agli iscritti all'ultimo congresso». E quindi si (ri)parte. Con il glorioso simbolo. E col malcelato sogno di riportare il partito che fu di Alcide De Gasperi agli antichi splendori seguendo i principi di sempre.

«I principi di don Sturzo, quei valori cattolici, di partecipazione alla politica, la valorizzazione della famiglia e della persona, rappresentano le nostre radici. Radici che ci permettono di avere un'identità e di guardare avanti. Adesso vogliamo continuare con quell'esperienza, consapevoli che parte di quell'elettorato moderato è orfano di rappresentanza».

E consapevoli che ora più che mai «c'è bisogno di politica». Insomma, come l'araba fenice la Dc risorge delle sue ceneri. «Prima di essere un partito, siamo un sentimento», è la perla di D'Agrò che chiude il cerchio.

E quando, la settimana scorsa, a Vicenza è venuto Marco Follini a presentare il suo ultimo libro, "Via Savoia, il labirinto di Aldo Moro", per i democristiani vicentini di ieri e di oggi è stata come una chiamata alle armi.

Alle armi della politica, sia chiaro, dialettiche e valoriali, oltre che munite di colpi bassi e sgambetti di potere, come quando la Dc era unica ma tra le diverse correnti non sempre regnava l'armonia, per usare un eufemismo, salvo poi trovare per miracolo l'unità quando giungeva il momento di raccogliere la messe di voti che puntualmente il popolo vicentino garantiva.

Ecco, ad un anno dalle elezioni comunali, rimane da capire se e come questo sentimento sia destinato a trasformarsi anche in un ritorno dello scudocrociato sulla tessera elettorale.

Ci sarà tempo per capirlo.

Intanto rimane la certezza iniziale: moriremo tutti democristiani

 

 

 

Il Vice Segretario Nazionale DC

 

 

Caro Gigi,

un imprevisto impegno familiare mi impedisce di essere con voi fisicamente stamattina all’inaugurazione della nuova sede DC di Vicenza. Sono con tutto il cuore insieme a voi per festeggiare questo avvenimento che, mi auguro, sia modello di sviluppo per il ritorno dei democratici cristiani sul territorio.

Ieri sera si è tenuto il webinar promosso con gli amici del centro studi Leone XIII della Basilicata dal quale è stata confermata la volontà di promuovere un’assemblea costituente nazionale per la ricomposizione politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale.

Erano presenti, tra gli altri, gli On.Mario Tassone, Giorgio Merlo e Giorgio Pizzol, insieme a Mons Stenico. Invio a te e a tutti gli amici DC vicentini le mie più affettuose congratulazioni per l’importante traguardo che avete raggiunto.

Il ricordo dei nostri padri e maestri della vostra terra: Rumor, Cengarle, Guidolin vi e ci accompagnino e ci aiutino a promuovere e diffondere i valori che con il loro esempio sono stati a fondamento della nostra passione civile e politica.

Buona inaugurazione e un caro saluto.


Ettore Bonalberti