Nel 2012 il Consiglio Nazionale della DC, riattivato con l’autoconvocazione dopo che la Presidente Rosa Russo Jervolino si rifiutò di farlo, convocò l’Assemblea dei soci 1992-93 (ultimo tesseramento) che avevano confermato la loro volontà di esserlo, pensando che si potesse così tenere il XIX Congresso per decidere se continuare o meno l’attività e, nel caso positivo, eleggere gli organi.

L’Assemblea si tenne con grande partecipazione: elesse gli Organi statutari, proclamò l’on.Gianni Fontana Segretario Politico Nazionale, ma taluni soci dissenzienti, che - in verità - hanno sempre ostacolato la ripresa di attività della DC, ricorsero alla Magistratura per l’inosservanza della procedura congressuale stabilita dalle norme dello Statuto. LO statuto, infatti, non prevedeva un unico stadio di assemblea di tutti i soci, ma più stadi, sezionale, provinciale, regionale, con partecipazione basata su elezione di delegati, ciascuno con la sua dote di rappresentanza.

La magistratura annullò il Congresso, ma non gli altri atti assunti dal Consiglio Nazionale, tra i quali la ricostruzione dell’elenco dei soci 1992-93 che avevano confermato la loro volontà di esserlo.

Si ricominciò da capo, seguendo le norme statutarie e un Regolamento condiviso e nel 2018 venne celebrato, come tutti ricordano, il XIX Congresso. Anche in questa occasione vi fu ricorso da parte di alcuni dissenzienti, stavolta basato sull’elenco dei soci, ma la Magistratura lo ha respinto.

Il Congresso apportò qualche piccola modifica dello Statuto sugli Organi di garanzia e diede delega al nuovo Consiglio Nazionale di introdurre nello Statuto le semplificazioni necessarie per la situazione assai differente tra il Partito degli anni ’90 del XX secolo e il Partito riattivato negli anni ’10 del XXI secolo; quanto meno per la grande differenza nel numero di soci.

Venne nominata una Commissione Statuto, che ebbi l’onere e l’onore di presiedere, e nel 2019 il Consiglio Nazionale approvò all’unanimità le modificazioni dello Statuto proposte.

Già nel Congresso del 2018 fu posta l’attenzione sulla nuova forma partito che la DC avrebbe dovuto assumere e il problema è stato riproposto anche nelle ultime riunioni del Consiglio Nazionale e della Direzione, essendo solo il Congresso competente per rivedere lo Statuto o di dettare i criteri di tale revisione se delegata al prossimo Consiglio Nazionale.

E’ necessaria questa premessa per capire come sia necessario approfondire in sede congressuale quale sia la forma che il partito dovrebbe assumere.

La prima questione concerne l’adozione di forme di democrazia interna diretta o indiretta.

Nell’Assemblea, poi annullata del 2012, sembrò più democratica e più adatta ai tempi l’adozione dei metodi di democrazia diretta e si tenne l’Assemblea nazionale di tutti i soci.

Non si è tenuto conto dell’effetto della diversa forza di ostacoli alla partecipazione dei soci in ragione della distanza dalla sede dell’Assemblea, dell’età e delle condizioni di salute, delle condizioni economiche, della diversità di propensione all’iscrizione a un’associazione, specie politica, a seconda del tipo di cultura politica regionale, del diverso grado di trasparenza e attendibilità del tesseramento.

Il ricorso alla democrazia diretta a distanza, adottato prima dal M5S a fini interni e poi diffuso in tutti i campi a seguito della pandemia covid 19, può allentare alcuni di questi ostacoli, ma se ne creano altri, quali la diversità di apprendimento nell’uso delle tecniche elettroniche, l’impoverimento del contatto personale e del dialogo, sottoposto non di rado a interruzioni di linea, problemi di attendibilità degli esiti di votazioni, data la possibilità di manipolazioni.

Difficilmente le forme di democrazia diretta in presenza possono essere impiegate per dibattiti e decisioni che superino l’ambito locale, con base di soci molto ampia. L’impiego di forme di democrazia diretta a distanza può forse ampliare l’ambito territoriale, ma va usato tendenzialmente solo per consultazioni orientative.

La comunicazione tra i soci via internet, in una o più loro cerchie (malamente chiamate chat) su base locale, anche ampie, può arricchire le modalità di rapporto informale.

Nell’esperienza della DC di questi anni si è creata anche una cerchia nazionale, luogo informale di discussione, assai utile per elaborare una “opinione condivisa” (o anche non condivisa) di partito. Nel Trentino si è attivata una cerchia per iscritti e simpatizzanti e una per soli iscritti. Può ciò essere regolamentato per Statuto? Credo che per natura tale tipo ci comunicazione debba rimanere informale. Ruolo informale, oltre che di informazione, può avere il giornale on-line Il Popolo.

Ricordo che a Fiera di Primiero, quando ero ragazzo, dopo la messa domenicale delle 10, fuori dalla chiesa e davanti al bar della piazza gli uomini (allora le donne non avevano ruolo politico e andavano a casa a preparare il pranzo) chiacchieravano tra loro sulle vicende occorse nel paese, nella valle, o a scala più ampia.

La cerchia informatica è una forma diversa moderna dello stesso fatto sociale, ormai diffuso oltre la piazza o il bar. Grande l’affollamento nel locale dove, alcune volte all’anno, si riuniva la sezione DC per incontrare un politico extra-locale o per dibattere su qualche problema.

Sono funzioni che hanno assai meno senso nella realtà di oggi, data l’esistenza dell’informazione via elettronica. Eppure la natura di associazione tipica di un partito (fini condivisi e organizzazione per perseguirli) richiede ancora adesioni, rapporto stabile, regole di comportamento democratiche.

La DC non vuole essere un “movimento” (un leader tendenzialmente carismatico, dei seguaci, dei fini, regole decise dal capo). E se vuole essere associazione democratica, la forma organizzativa deve essere formalizzata. Il problema della “forma partito” riguarda non tanto le procedure e le garanzie, bensì trovare i livelli organizzativi ai quali ha senso “associarsi”, tenendo anche conto della propensione a farlo per raggiungere una consistenza sociale significativa.

Forse la sezione corrispondente a un comune ha dimensioni troppo piccole. Le modificazioni di Statuto del 2019 hanno già affrontato il problema, ma come adattamento.

Anche la struttura di vertice, che prevede Segreteria politica, Ufficio Politico, Giunta Esecutiva, Direzione, Consiglio Nazionale potrebbe essere semplificata fino a che la disponibilità ad assumere ruoli direttivi non aumenti.

E' doveroso però notare come uno Statuto adatto a una realtà complessa non nuoce se la realtà è ancora semplice e le semplificazioni adottate nel 2019 rispondono alle esigenze dell’attuale situazione del partito.

Si tratta, semmai, di aggiungerne altre e per questo prima Il Popolo e poi il Congresso saranno l’occasione per contributi da parte di tutti.

Renzo Gubert