di Davide Gionco

 

 

Il primo partito politico in Italia, in termini di consensi, è il partito del non-voto. Molta gente non si reca più a votare, dopo avere preso atto che, qualunque cosa si voti, il voto risulta irrilevante e le decisioni politiche che contano (politica estera, economia, salute) sono sostanzialmente sempre le stesse. Altre persone si recano ancora a votare, per senso di responsabilità e di dovere, senza essere molto convinti dell’utilità del voto. Similmente alla categoria precedente, non si attendono che cambino realmente le cose per le decisioni politiche che contano.

 

Infine, c’è una piccola minoranza di persone che va a votare convinta che “questa volta” riusciremo almeno ad eleggere dei politici migliori, con le idee chiare. In questi casi l’esito è o la delusione per l’insuccesso elettorale o la delusione perché anche quei politici sono diventati come tutti gli altri: nei pochi casi in cui sono onesti e competenti, sono comunque irrilevanti per le decisioni politiche che contano. Dopo questa ennesima delusione, altre persone di questa categoria passano ad una delle due precedenti.

La realtà è che, comunque vada, l’esito è sempre lo stesso. Assomiglia alla lotteria: in teoria si può vincere, ma in pratica non si vince mai. Se facciamo uno sforzo per guardare le cose dall’esterno, in modo tecnico e non ideologico, possiamo renderci conto del fatto che la democrazia, nata per sottoporre i governanti (il re, poi sostituito dal presidente, e i suoi ministri) al controllo ed alle decisioni popolare, è in realtà un’arma spuntata.

Le regole di partecipazione sono fatte per favorire la conservazione del potere: i partiti in Parlamento non devono raccogliere firme per presentare le liste, mentre chi è fuori deve raccoglierne molte (e tutte autenticate); i partiti già in Parlamento dispongono di spazi mediatici (chi è vicino ai poteri economici ancora di più), mentre chi è fuori non trova spazi informativi; le leggi elettorali premiano sempre chi già detiene il potere. I nuovi politici che, nonostante tutto, vengono eletti, si trovano a battagliare con le resistenze di chi già detiene il potere. Non solo le altre forze politiche, ma anche le istituzioni, i funzionari, i poteri economici: l’apparato politico-amministrativo, soprattutto a livello nazionale e regionale, vive prima di tutto per mantenere il potere ed evitare che qualcuno porti dei cambiamenti.

Da quando esiste l’Unione Europea uno dei meccanismi utilizzati per esautorare la sovranità popolare è il trasferimento dei poteri decisionali in luoghi geograficamente lontano e democraticamente molto distanti. Immaginiamo solo la difficoltà di coordinare la volontà di centinaia di milioni di cittadini europei, mentre la Von der Leyen su tutto può operare segretamente e impunemente per tutelare gli interessi della lobby di turno.

Questo non significa che sia del tutto irrilevante votare un partito o un altro, perché esistono delle differenze di azione. Tuttavia, il “campo di manovra” in cui i politici sono autorizzati ad operare è limitato e non riguarda mai le questioni importanti per un Paese, per le quali le decisioni vengono prese da altri soggetti, che stanno al di fuori e al di sopra dei politici eletti.

E non abbiamo detto nulla sulle competenze e l’onestà dei politici eletti. Fare una campagna elettorale costa e richiede molto tempo. Difficilmente un padre o una madre di famiglia, per quanto pieni di qualità e di competenze, riescono a trovare i soldi e il tempo per fare una campagna elettorale ed essere eletti. È molto più facile che vengano eletti candidati che “investono” tempo e denaro per essere eletti, potendosi permettere tale investimento, fatto per portare frutti (generalmente non al popolo).

Se parliamo di referendum, le cose non vanno meglio. La difficoltà oggettiva di raccogliere moltissime firme (da autenticare), i rischi di vedersi respingere per inestricabili cavilli anche la faticosa raccolta di firme, la mancanza di spazi di informazione sui quesiti, testi delle leggi scritti in giuridichese incomprensibile ai più, l’esistenza di un quorum (50%+1) molto difficilmente raggiungibile. Tutti questi ostacoli hanno di fatto reso inutilizzabile l’istituto referendario. E se anche, eccezionalmente, il popolo riuscisse ad abrogare una delle tante leggi indecenti, il governo successivo avrebbe gioco facile a imporre, tramite il voto di fiducia parlamentare, una nuova legge che calpesta la volontà popolare.

Avendo constatato che gli strumenti di democrazia sono effettivamente congegnati per non funzionare, completiamo la premessa osservando che, qualunque partito vada al governo e in qualunque paese “democratico” del mondo, le decisioni politiche sulle questioni importanti (politica estera, economia, salute) sono sostanzialmente le stesse in tutti i Paesi e sono imposte dai poteri che veramente contano: le banche centrali, le grandi società finanziarie multinazionali, il governo USA e soprattutto il famoso “Deep State”, lo Stato profondo [si veda il Rapporto dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân sull’argomento].

Questo è l’espressione dei gruppi di potere che operano in modo nascosto, ma molto efficace, dietro le quinte della politica, al fine di perseguire gli interessi di gruppi ristretti, ma molto potenti. Questi poteri hanno collaboratori all’interno delle istituzioni, dei mezzi di informazione, dei grandi gruppi economici. Controllano i servizi segreti (che per questo vengono “deviati” ed anche i grandi gruppi criminali, potendo quindi operare in modo legale (imponendo l’approvazione di leggi loro favorevoli) e in modo illegale (essendo certi dell’impunità).

All’interno degli Stati “democratici” chi dispone di grandi ricchezze e di questo potere ha tutti i mezzi per vanificare ogni cambiamento in favore dei cittadini e per piegare governi, parlamenti e istituzioni, imponendo loro decisioni per nulla democratiche. Si sa che i grandi gruppi economici e finanziari finanziano tutti i partiti, in modo che chiunque vada al governo sia loro debitore. E senza finanziamenti nessuno ha possibilità di successo politico.

Fatte queste considerazioni, chiediamoci per quale motivo negli Stati “democratici” si continua ipocritamente a dire alla gente di andare a votare, ben sapendo che sia il votare che il non votare hanno sostanzialmente la stessa inutilità?

Io ritengo che il motivo principale sia la trasformazione delle pratiche democratiche, di per sé sostanzialmente inutili, in un meccanismo di manipolazione dell’opinione pubblica.

Se le cose vanno male, perché il potere politico tutela gli interessi di pochi a danni del popolo, e tutti sanno che il responsabile politico è il re o quel signore che tiene i discorsi dal bancone di Piazza Venezia, tutti sanno chi è il responsabile e si sentono motivati ad opporsi e a ricercare un cambiamento politico, anche a mezzo di una rivolta popolare. In queste situazioni il potere politico è palese e, senza eccezioni, ha bisogno di imporsi sul popolo usando la forza e la repressione democratica.

Nei Paesi in cui tutti pensano che ci sia la democrazia, invece, il potere politico reale è nascosto. Se le cose vanno male, i mezzi di informazione spiegano alla gente che è colpa dei politici incapaci e corrotti, per cui alle prossime elezioni la gente potrà “democraticamente” decidere di votare per altri politici. In questo modo la gente si sente in qualche modo corresponsabile ed è portata a pazientare, in attesa delle prossime elezioni politiche. A nessuno verrà mai in mente di organizzare una rivolta popolare contro il vero potere politico nascosto.

Ovvero: l’esistenza di una “finta democrazia” è un meccanismo ideale per consentire ai poteri forti di operare impunemente, senza il rischio di dover fronteggiare le rivolte del popolo oppresso, il quale viene indirizzato a sfogare il proprio malcontento contro la classe politica di turno, che i poteri forti possono facilmente e rapidamente sostituire, riproponendo altri politici altrettanto asserviti e senza il reale potere di cambiare le decisioni sulle questioni importanti.

I poteri forti, oggi, sono principalmente legati alle banche centrali (FED, BCE, ecc.) ed alle grandi società di investimenti (BlackRock, Vanguard & c.). Chi controlla il denaro, controlla la politica, i mezzi di informazione, l’economia.

Nessuna “democrazia” può resistere a questo potere, perché in Democrazia vige la libera circolazione dei capitali. Se i capitali circolano “liberamente”, chi dispone di immensi capitali li può collocare in modo “strategico”, al fine di indirizzare le decisioni della classe politica, le notizie dei mezzi di informazione, le decisioni dei giudici e potendo infiltrare qualsiasi istituzione “democratica” nazionale e internazionale.

Non è un caso che oggi i poteri forti operano liberamente, con pochissime eccezioni, in tutti i Paesi democratici del mondo. Paradossalmente, i soli Paesi in cui i poteri forti non riescono ad operare come vogliono sono dei Paesi “autoritari”, in cui il potere politico ha la capacità di controllare i flussi dei capitali e i mezzi di informazione.

Fra i Paesi poco democratici e autoritari ci sono ovviamente molte dittature, più o meno feroci e asservite anch’esse ai poteri forti. Tuttavia, le sole nazioni non totalmente sottomessi ai poteri forti (Russia, Cina, Iran, Venezuela, Cuba) sono notoriamente dei Paesi in cui gli spazi di democrazia sono limitati.

L’attuale superpotenza mondiale americana, anch’essa saldamente dominata da questi poteri forti, è stata incaricata di stilare l’elenco dei paesi non ancora sottomessi: il famoso “Asse del male” di George W. Bush. Questi Paesi vengono sottoposti a boicottaggio economico, vengono infiltrati da gruppi terroristici finanziati, vengono bombardati, fino a che si arriva ad un cambio di regime, imponendo loro i meccanismi fondamentali del potere: la privatizzazione della banca centrale (indipendente dal potere politico e legata ai poteri finanziari internazionali), la libera circolazione dei capitali, l’instaurazione di una finta democrazia con elezioni inutili.

Negli ultimi 20 anni sono stati rimossi dall’”Asse del male” l’Iraq, la Libia, lo Yemen, la Siria. L’Iran pare essere il prossimo della lista. Russia e Cina sono troppo grandi e potenti per poter essere sottoposti allo stesso trattamento. Tuttavia, la strategia in corso è di arrivare ad isolare questi Paesi, per sottomettere anche loro al sistema di potere che oggi comanda nella maggior parte del mondo.

Se Russia e Cina fossero dei Paesi “pienamente democratici”, sarebbero già stati sottomessi.

Preso atto di tutto questo, noi qui in Italia, nei Paesi occidentali totalmente sottomessi a questo potere nascosto, che cosa possiamo fare per liberarci da questo sistema di potere che opprime i popoli sempre di più?

Normalmente ci verrebbe da pensare: facciamo un partito politico e proponiamoci per un cambiamento democratico del Paese. Ma, se siamo convinti che quanto scritto in questo articolo sia vero e che i poteri forti operano ben al di sopra della politica, come possiamo pensare di cambiare la situazione proprio ricorrendo agli strumenti democratici appositamente congegnati per essere inefficaci e utili solo a fini di propaganda?

La risposta la si può trovare solo studiando il fondamento del vero sistema di potere ovvero il funzionamento del denaro.

Oggi il denaro non è costituito da forzieri pieni di dobloni d’oro, ma è costituito quasi totalmente da scritture elettroniche sui computer delle banche. Che cosa conferisce alle banche il potere di trasformare i loro numeri in un sistema di potere?

La risposta è che siamo noi stessi, ogni volta che produciamo del valore reale (beni, servizi) e lo cediamo in cambio dei “loro numeri”. Questo è il potere, oggi: io che dispongo del denaro pago le persone che lavorano per produrre ciò che mi serve per esercitare il mio potere: menzogne sui mezzi di informazione, decisioni dei politici, le armi, i terroristi, i migliori informatici, petrolio, la corruzione di un giudice, la guerra contro una nazione non sottomessa.

Questo non è una questione banale e scontata: è la questione centrale per un reale cambiamento democratico, in quanto non sono le elezioni politiche a conferire il potere a chi comanda, ma è il potere di creare in monopolio e di allocare grandissime quantità di denaro.

Solo se sapremo trovare un modo per rifiutare di cedere il nostro lavoro (produzione di beni e servizi di valore reale) in cambio del “loro denaro” potremo ridurre il loro potere di controllare il mondo, comprese tutte le “finte democrazie”. Solo se la grande maggioranza della popolazione prenderà coscienza di questi meccanismi e si impegnerà a non usare il “loro denaro” sarà possibile porre fine a questo sistema di potere.

Può sembrare molto difficile, ma è qualcosa che dipende solo da noi, Se invece continuiamo a cercare le soluzioni negli strumenti democratici, non esistono reali possibilità di cambiamento, perché si tratta di strumenti strutturati per non funzionare.

“Quando il nemico ti ha portato a combatterlo con le armi da lui scelte, a usare il linguaggio che lui ha inventato, a farti cercare soluzioni tra le regole che lui ha imposto, hai già perso tutte le battaglie, compresa quella che avrebbe potuto vincerlo.”
(Sun Tzu, L’Arte delle Guerra)

Come si fa a rifiutarsi di usare l’euro o il dollaro? Lo si può fare creando dei mezzi di pagamento alternativi ed impegnandoci il più possibile ad utilizzarli negli scambi economici di ogni giorno. Ma di questo ne parleremo in un prossimo articolo.

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