di Ruggero Morghen
Ci sono delle volte – e questa è una – in cui un museo perde un po’ il suo aplomb istituzionale per prendere posizione e, direi quasi, partito. Nell’ambito del progetto “Minore”, iniziativa nazionale dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e del terzo settore, ecco infatti, presso il MAG nella Rocca di Riva del Garda, la mostra “La Gardesana occidentale Gargnano-Riva: una strada-parco in pericolo”. L’esposizione, a carattere piuttosto militante, racconta fino al 14 settembre la storia e la trasformazione del tratto occidentale della Gardesana tra Gargnano e Riva, infrastruttura unica nel suo genere realizzata tra fine Ottocento e metà Novecento come straordinaria integrazione tra paesaggio, ingegneria e mobilità lenta. Oggi questa strada-parco si ritiene messa a rischio da interventi invasivi e trasformazioni non coerenti con la sua identità storica e paesaggistica.
La mostra è promossa da Italia Nostra in collaborazione con MAG Museo Alto Garda, Icomos, il Ministero della cultura, la Fondazione Il Vittoriale degli Italiani e il Coordinamento per la tutela del Garda. Un’occasione importante, questa, per riflettere sul valore culturale e paesaggistico di una delle strade più scenografiche del nostro Paese e sull’urgenza della sua tutela.
“La politica in questi anni ha mancato molto proprio in termini di tutela”, denuncia il sindaco di Riva Alessio Zanoni, che in un post aggiunge: “L’ostinazione della ciclovia. Così ormai mi sento di definire la posizione trentina in merito a quest’opera, fortemente divisiva e impattante. Se non si interviene subito, il Meandro dannunziano sarà irrimediabilmente compromesso, con chiare responsabilità politiche. E dalla Comunità del Garda non giunge alcuna reazione degna di nota”.
Anche Marina Bonometti se la prende con lo “sciagurato progetto” della ciclovia del Garda. Dal canto suo l’architetto Manuela Baldracchi, presidente della sezione trentina di Italia Nostra, ringrazia il MAG che – dice – “ci ha aperto le porte due volte: la prima per la ricerca negli archivi, la seconda per l’esposizione”. Che non sarebbe stata possibile – si è detto – colla precedente amministrazione comunale, omologa alla provinciale, e che è espressione di una “lotta civica” - come l’avrebbe definita d’Annunzio - relativa proprio al suo Meandro, visto dal poeta quasi come una “via della salute” (ne scrisse a Giovanni Giurati, suo antico compagno fiumano). O anche come “il luogo ove mi piace respirare sul Garda”: così all’ingegner Riccardo Cozzaglio che appellò “magister de vivis lapidibus”, locuzione dei costruttori gotici da lui usata anche per Giancarlo Maroni e per se stesso.
Si tratta, in effetti, di tornare al Benàco di Vergilio, di Dante (“Suso in Italia bella giace un laco”: e “suso” si usa tuttora, anche a Rovigno), di Goethe, Kafka, Rilke, Stifter, dei Mann: di tornare – chiosa Daniela Dalla Valle, già responsabile delle biblioteche trentine – alla dimensione della contemplazione, non guardando al paesaggio con mire utilitaristiche”. Vuoi mettere il silenzio di un’imbarcazione che viaggia sul lago senza disturbare manco la fauna ittica? Dopo Riva – che è la prima tappa, l’anteprima - la mostra migrerà a Monticiano, nel Senese, per un importante appuntamento di Italia Nostra.