di Ettore Bonalberti
Alla vigilia delle ultime elezioni europee, grazie all’intervento di un caro amico, il prof. Pino Nisticò, incontrai il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia, l’on. Paolo Barelli, per perorare il progetto di una lista dell’area politica omogena al Partito Popolare Europeo. Netto il rifiuto di Barelli per un accordo con la DC guidata da Cuffaro, fu altrettanto negativa (lui sostenne per questioni di tempo) l’idea di allargare la lista ad alcuni esponenti di area DC e popolare nei collegi elettorali italiani per l’Europa. Si perse, così, una delle occasioni più favorevoli per dar corpo a quell’idea di una sezione italiana del PPE.
Barelli e Forza Italia intesero cogliere l’occasione per una loro autonoma affermazione, chiudendosi in un’autoreferenzialità, forse opportuna sul piano tattico, ma di scarso respiro strategico. Eppure, Silvio Berlusconi fece a suo tempo la scelta del PPE proprio su sollecitazione di due democratico cristiani DOC quali: Don Gianni Baget Bozzo, suo mentore ideologico e Sandro Fontana, grazie ai quali Forza Italia oggi può vantarsi di rappresentare il più forte e autorevole partito italiano presente nel PPE.
L’amico Giorgio Merlo, con cui abbiamo condotto tante battaglie politiche nella DC, quali componenti della corrente della sinistra sociale di Forze Nuove, con Carlo Donat Cattin, da tempo persegue l’obiettivo, col suo nuovo movimento-partito di Scelta Cristiano Popolare per l’Italia, di un’alleanza-federazione, se non proprio integrazione, nel partito di Taiani e soci.
Un progetto meritevole quello di avviare una sezione italiana del PPE, che sconta la contraddizione di una scelta per un alleato che, a BXL sostiene col PPE la maggioranza variabile di Ursula Von der Leyen, mentre in Italia, è organicamente inserito nella maggioranza di centro destra a dominanza del partito dell’on. Meloni e dei post almirantiani.
Ricordo, per onestà intellettuale, che, quando Giancarlo Galan assunse la guida del governo regionale del Veneto, ispirato dalla “czarina” Lia Sartori, già socialista lombardiana, fu particolarmente velenosa la rivincita degli “homines novis” sugli eredi della DC che aveva governato la regione dal 1970 al 1995, e che, nonostante i voti ricevuti da Forza Italia da molti elettori già democratico cristiani, mai cambiò l’orientamento anti DC di quel partito.
Auguro a Merlo ogni miglior successo nel suo arduo tentativo, sperando che, alla fine, non si riduca alla semplice ricerca di qualche candidatura assicurata nella lista del partito berlusconiano. Un partito che, a differenza delle ultime europee, sembra aver mutato strategia, almeno a livello regionale. Se, nelle Marche, si è aperto alla collaborazione centrista con gli amici di Base Popolare, cui auguriamo un positivo risultato, nel Veneto, sembra ancora fermo allo stato di surplace, ben determinato a restare nella maggioranza con Lega e Fratelli d’Italia, nonostante la perdita, almeno sin qui verificata, di una candidatura dell’ondivago Tosi per il dopo Zaia, in una partita che sembrerebbe giocata a due tra il partito della Lega e quello della Meloni.
Con i Popolari per il Veneto, dopo trent’anni di assenza di consiglieri regionali DC e Popolari in Regione, siamo interessati a concorrere alla costruzione di una lista regionale di centro, nel quale possano ritrovarsi i rappresentanti delle culture politiche che si ispirano ai valori del popolarismo, dei liberali, repubblicani e socialisti, alternativi alla destra nazionalista e sovranista e alla sinistra senza identità. Pensiamo che una maggioranza, analoga a quella europea che regge la Von der Leyen, potrebbe essere perseguibile e andrebbe perseguita anche nella nostra Regione, potendosi in tal modo avviare la sperimentazione di un modello estendibile anche a livello nazionale.