Mai prima d'ora il Papa di Roma è stato attaccato con tanta durezza e a viso aperto come in questi tempi di aggressività verbale e ideologica. Mi riferisco agli ultimi cinquant'anni, da Giovanni XXIII all'attuale Pontefice, perché in tempi precedenti alcuni Papi avranno senza dubbio sofferto aspre critiche e perfino persecuzioni, esili e martìri; ma quelli erano altri secoli.

Papa Francesco, argentino arrivato alla cattedra di San Pietro attraverso un lungo percorso di maturazione, dopo la storica rinuncia di Benedetto XVI, ha iniziato il suo pontificato chiedendo alla folla adunata in piazza San Pietro di pregare per lui perché consapevole della sua debolezza e del peso del pontificato. Sembra che alcuni abbiano preso buona nota solo della seconda parte: la sua debolezza.

Sono trascorsi nove anni dall'elezione di Papa Francesco in quel 16 marzo 2013 e le critiche, su molti aspetti del suo pontificato, si sono moltiplicate e diffuse su molti organi della comunicazione.

La litania è quasi sempre la stessa: che egli abbia trasformato la Chiesa in una specie di ONG; che non predichi Gesù Cristo; che abbia optato per una sorta di ambientalismo cristiano venato di un indicibile panteismo; che stia minando le basi del matrimonio cristiano, o della società di mercato, avvicinandosi pericolosamente a posizioni sociali collettiviste, populiste o addirittura filo-comuniste... Fino ad arrivare  a chi sostiene che la sua elezione è stata invalida, che egli sianun antipapa e che il pontefice regnante sia ancora Benedetto XVI.

È diventata consuetudine in alcuni forum, talk show televisivi e dichiarazioni pubbliche riferirsi a Papa Francesco come a "il cittadino Bergoglio". Ma la cosa più curiosa è che questo appellativo sia solitamente usato da settori intraecclesiali "ultracattolici, appropriandosi della terminologia corrente nei media.

Una rapida ricerca su YouTube o Twitter ci mostrerebbe facilmente commentatori sapientoni che inveiscono contro il Santo Padre Francesco soprattutto per le sue posizioni sociali con le sue critiche all'ingiusta società neoliberista e la sua strenua difesa di coloro che sono scartati dal sistema. 

E non mancano cattolici martellanti che, in nome di chissà quale integrità di fede e di costumi, squalificano papa Francesco con una critica feroce che non è mai argomenta a partire dal Vangelo e dalla persona di Gesù, ma dalla dottrina e da varie citazioni del precedente magistero pontificio, in molte occasioni estrapolate dal contesto e senza tener conto dell'evoluzione logica dei tempi, della Chiesa stessa e della società in generale.

Anche Gesù è stato attaccato durante la sua vita pubblica perché ha mostrato una verità credibile e desiderabile, è stato coerente con essa e l'ha annunciata a tutti, specialmente ai poveri e agli emarginati. 

Possiamo vedere qualcosa di simile realizzarsi oggi nel Papa Francesco: un papa che è compreso - a volte molto bene - e che appare scomodo perché viaggia per visitare pastoralmente le periferie e le minoranze, costruisce ponti e annuncia il Dio di Gesù che è soprattutto misericordia e perdono.

Troppo per chi vorrebbe un capo che desse assicurazioni e che sapesse andare allo scontro contro una società che ha perso il senso vero e il significato profondo dei valori e delle tradizioni, negando la verità delle proprie radici cristiane. 

Qualcuno vorrebbe ancora un Papa che non si ostini a considerare la Chiesa come ospedale da campo. 

Un altro segno eloquente non deve passare inosservato: il silenzio su alcuni social anche molto cattolici sugli interventi dell'attuale Pontefice, mentre quelli precedenti vengono citati più e più volte. Una “spirale del silenzio!”, altrettanto dannosa.

Ma il Papa Francesco sa bene che il suo pontificato è destinato a gettare le basi della Chiesa del 21° secolo che comunica in modo nuovo l'universalità del Vangelo di Gesù Cristo, con un messaggio di misericordia e di speranza.

Teofilo