di Vitaliano Gemelli


La grande Diaspora degli Ebrei iniziò nel 70 d.C., quando i Romani, sotto l’imperatore Tito, distrussero il secondo Tempio a Gerusalemme.
Da quel momento gli Ebrei si diffusero in tutta Europa e in Africa del nord e formarono le comunità nelle principali Città; I loro quartieri denominati “giudecca” o in alcune parti “ghetto”, hanno ospitato gente operosa, che tendeva sempre a lavorare per vivere, senza dover dipendere da nessuno.

Qualche ritorno in Palestina iniziò dopo il 1789, con la creazione del Movimento Sionista, ma inizia a concretizzarsi con la Dichiarazione Balfour (Ministro degli Esteri Inglese) nel 1917 con una lettera a Lord Rothschild che recita "Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adoprerà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni".

Alla fine della Seconda guerra mondiale alla scadenza del mandato britannico sulla Palestina, Ben Gurion fonda lo Stato di Israele nel 1948 e scoppia la prima guerra con gli Stati Arabi. Tali guerre continuano nel 1956 (guerra di Suez), nel 1967 (guerra dei sei giorni), nel 1973 (guerra del Kippur.

Successivamente Israele firmò la pace con l’Egitto e alcuni anni dopo con la Giordania, restando una residua conflittualità israelo-palestinese fino ai giorni nostri.

Bisogna dire che alcune forzate interpretazioni del Sionismo vorrebbero che tutti gli Ebrei del mondo si riconoscessero nella “nazione ebraica”, ma moltissimi rifiutano di identificarsi con tale dizione e rivendicano l’appartenenza allo Stato di residenza, pur essendo Ebrei.
Gli Ebrei nel mondo sono circa 15 milioni, di cui sei milioni risiedono in Israele.

Tale numero si è costituito in virtù della Legge del Ritorno del 1950, che ha consentito agli Ebrei che decidevano di tornare di ottenere la cittadinanza israeliana e alcuni benefici promozionali ed economici; ma tale Legge vale soltanto per gli Ebrei, mentre tutti gli altri cittadini e segnatamente i Palestinesi non hanno diritto di avvalersi.

In una Missione Istituzionale svolta a Gerusalemme, come componente della Commissione Esteri del PE e incaricato dal PPE per i rapporti con Israele, dopo una doverosa visita allo Yad Vashem, incontrai la Parlamentare Laburista Yael Dayan alla quale contestai i limiti di una norma che privilegiava alcuni cittadini israeliani rispetto ad altri, attuando una palese discriminazione.

Ovviamente la mia contestazione non sortì alcun effetto pratico, ma solo la sottolineatura che tale discriminazione avrebbe causato conseguenze, non concedendo l’uguaglianza dei cittadini difronte alla legge.

Non è da oggi che registriamo gli attacchi dei coloni armati in Cisgiordania contro i Palestinesi con l’alibi di difendere i loro Kibbuz.
Se la Shoah sancisce il rispetto eterno nei confronti di ogni ebreo, dovunque si trovi, e la difesa della sua incolumità perenne e il 27 gennaio si ricorda il GIORNO DELLA MEMORIA e i GIARDINI DEI GIUSTI, creati in molte Città nel mondo, ricordano e onorano tutti quelli che si sono battuti per la difesa dei diritti e della vita degli Ebrei, altro è oggi la guerra a Gaza, in seguito all’attentato del 7 ottobre 2023 e al rapimento di numerosi ostaggi israeliani.

La legittimità della reazione all’attentato è finita quando per combattere Hamas e i suoi guerriglieri si è sparato nel mucchio, si sono distrutte città e villaggi, sacrificando persone innocenti, con la motivazione che i guerriglieri di Hamas avevano scavato i tunnel sotto gli ospedali, le case, le scuole in un rapporto intollerabile tra civili adulti e bambini e guerriglieri di 10 a 1.

Né è ammissibile l’attuale occupazione di Gaza con la delocalizzazione di oltre un milione di Palestinesi per prendere in controllo di tutta la striscia; né sono ammissibili i raid che si svolgono in Siria o in Cisgiordania perché Israele sta dimostrando di combattere una guerra di conquista territoriale per espandere il suo territorio.

Israele ha anche una motivazione ideologica che è quella della interpretazione del Sionismo dell’ala fondamentalista degli Ebrei Ortodossi, che vogliono attuare quanto detto nei loro Libri Sacri sull’appartenenza della Palestina come “terra promessa”, seguendo la Torah e l’interpretazione rabbinica del talmud.

Ma tale interpretazione è di tutta la popolazione ebraica? No, altrimenti non ci sarebbero state le grandi manifestazioni a Tel Aviv e in altre città e nel mondo.
Tale interpretazione è imposta al Governo di Netanyahu dalla componente ortodossa della sua maggioranza e il Presidente ritrova convenienza a non interrompere la guerra, perché dovrebbe sottoporsi alle elezioni politiche che lo vedrebbero soccombere.

Né valgono i diversivi di Trump di realizzare la “Florida del Mediterraneo o del Medio Oriente” sulla striscia di Gaza, perché in tal caso i vantaggi sarebbero evidenti per tutti, Palestinesi e Israeliani, e quindi non si vede perché non si inizi subito a costruire.

Inoltre, l’ineffabile Netanyahu non si preoccupa del mandato di arresto internazionale spiccato dalla CPI per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, in virtù di una normativa discutibile, a mio avviso, perché, se per principio oggettivo naturale la “responsabilità penale è personale”, il Presidente israeliano e il Ministro della Difesa destinatario dello stesso provvedimento, dovrebbero avere come correi tanto il governo che la maggioranza parlamentare che approvano il loro operato, essendo in un sistema democratico parlamentare.

Se questo non valesse, si attuerebbe la logica del “capro espiatorio” con i limiti di rappresentanza che indulgono al sacrificio per il beneficio di altri: e questa è “giustizia sommaria”.
Pertanto, il Governo israeliano va condannato per la guerra di conquista che sta attuando, infliggendo pesanti sanzioni e imponendo l’immediata fine delle ostilità.

Questo non è la legittimazione di Hamas, che resta una organizzazione terroristica i cui membri vanno processati e incarcerati, mentre lo Stato della Palestina dovrebbe ottenere il territorio della striscia di Gaza con la protezione internazionale dell’ONU.

Il Governo di Israele deve interrompere la ciclicità delle guerre e deve coltivare con tutti i Paesi Arabi gli Accordi di Abramo, perché il Medio Oriente tutto potrà diventare come gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar, l’Arabia saudita e gli altri Paesi, che hanno saputo creare uno sviluppo attrattivo e hanno guadagnato grandi livelli di evoluzione sociale e civile.