di Ruggero Morghen



Il 7 settembre prossimo – informa Vatican News - Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati saranno proclamati santi in un evento che segna un importante momento di devozione per le nuove generazioni di fedeli. Ospite dei media vaticani, in occasione del Meeting di Rimini 2025, Marco Giorgio, presidente del Centro culturale Pier Giorgio Frassati, afferma: “Pier Giorgio è un amico da seguire nella strada verso la santità”. 

Ne ha parlato, proprio in occasione dell’annuale raduno di Cielle, anche la premier Giorgia Meloni, e le sue parole sono parse sentite e sincere, non di circostanza o quale captatio benevolentiae nei confronti dei cattolici e del loro voto. “Quel ragazzo - ha detto a Rimini - proveniva da una delle famiglie più ricche e importanti della sua città, e chiaramente avrebbe potuto godere della sua condizione privilegiata. Ma non lo ha fatto. Ha scelto invece di mettersi al servizio del prossimo e di chi aveva più bisogno”. “Quel ragazzo – ha proseguito la Meloni - si chiamava Pier Giorgio Frassati, e nella Torino operaia e industriale dei primi decenni del Novecento dedicava le sue energie agli ultimi e ai più poveri. Dava loro anche del denaro, ma su tutto si dava da fare per procurare loro un lavoro. E quando gli si pose davanti il caso di un padre di famiglia rimasto disoccupato, che non poteva più svolgere mansioni pesanti, allora scelse di donargli in maniera anonima 500 lire per consentirgli di avviare una piccola attività, una gelateria. E quando gli fu chiesto se sperasse di rivedere indietro i suoi soldi, Pier Giorgio rispose: “È bello dare del denaro e del pane; e ancora più bello è dare del lavoro”. 

Trascuriamo qui di considerare l’amore di Frassati per il Savonarola, figura peraltro apprezzata da padre Tito Cenci nonché dallo scherzevole e ludico san Filippo Neri. Ne assunse infatti il nome entrando nel Terz’Ordine domenicano, come opportunamente ricorda l’amico Stefano Tomasino, bibliotecario in Bolzano.

Un’altra, più antica, testimonianza viene dall’ingegner Ettore Moccia, che ebbe Frassati per amico e compagno di scuola al ginnasio, poi anche al liceo e al Politecnico e che il 20 maggio 1990 presenziò, in piazza San Pietro a Roma, alla cerimonia di beatificazione del giovane torinese. Nell’occasione egli rivolse al fresco beato la preghiera di aiutarlo “nella sacrosanta lotta da me intrapresa – come scriveva al ministro dei beni culturali – per salvare il Vittoriale dalle grinfie degli incompetenti”, che gli pareva dominassero incontrastati; poi Moccia visitò, nella zona dell’EUR, il Museo storico Fiumano. Come andò a finire?

Cediamo la parola ad Amleto Ballarini, che ne ha scritto su “Fiume. Rivista di studi fiumani”, e precisamente sul numero 26 della nuova serie. “Il Beato Pier Giorgio Frassati, occorre dirlo, ha accolto con generosità le preghiere di Ettore Moccia: non si è accontentato di far ritrovare a lui e al Vittoriale l’originale atto di donazione sottoscritto da Gabriele d’Annunzio ma per un ‘miracolo’ ancor più significativo ha fatto sì che nel mese di luglio di quest’anno s’interrompesse la nefasta serie ‘politica’ e pletorica dei Presidenti di comodo”. Nel 1993 veniva infatti nominato presidente un “tecnico”: lo storico Francesco Perfetti, che rimarrà al Vittoriale fino al 1997, per cedere quindi il posto ad Annamaria Andreoli e a Giordano Bruno Guerri, tuttora felicemente regnante.

Un “miracolo” del beato (oggi santo)  Pier Giorgio Frassati? Non si sa. Quel che è certo è che, a distanza di tanti anni, Perfetti ancora bazzica dalle parti di Gardone dirigendo il periodico “Quaderni del Vittoriale” edito dall’omonima fondazione. Vale dunque anche per lui quanto avrebbe detto d’Annunzio appena giunto a Cargnacco nella villa già del professor Thode, scoperta grazie al fido Tom Antongini e destinata a divenire il Vittoriale degl’Italiani: “Hic manebimus optime”. Tradotto liberamente: “E chi ci schioda a noi?”.