Nell’auditorium San Lorenzo in Lucina a Roma, il 13 maggio scorso, è stata raccolta un’esigenza diffusa: superare la “Demodissea”, ossia la diaspora democristiana divisa per oltre trent’anni (1993-2023) e per offrire al Paese il contributo politico culturale dei cattolici, come è avvenuto nelle svolte decisive della nostra storia: dalla Rerum Novarum al PPI, dalla Quadragesimo Anno alla DC di De Gasperi alle ultime encicliche sociali di Papa San Giovanni XXIII, San Paolo VI, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco.

Con Mario Tassone e Pasquale Tucciariello, erano presenti, tra gli altri,: Carlo Giovanardi (Popolo e Libertà), Giuseppe Gargani (Fpdc), Corrado Giardina (Movimento per l’Italia), Renato Grassi (Democrazia Cristiana), Lucio D’Ubaldo e Maurizio Eufemi (Andc), Angelo Sandri (Democrazia Cristiana), Paolo Magli (Libertas).

Uno slogan è risuonato con decisione: Basta con le divisioni! L’intento è quello di favorire la ricomposizione tra i cattolici della morale e cattolici del sociale e costruire la nuova casa comune dei cattolici democratici, dei cattolici liberali e dei cristiano sociali.

Il progetto prevede, tuttavia, di partire dalla base, nei territori, dove dovrebbe trovare avvio i comitati civico popolari di partecipazione democratica, nei quali favorire finalmente il dialogo tra le diverse componenti presenti, accomunate nella difesa dei principi della dottrina sociale cristiana e dei valori costituzionali dei padri fondatori, come i nostri De Gasperi, Dossetti, Mortati, La Pira. Moro, Gonella.

L’impegno è quello di concorrere alla costruzione di un centro politico nuovo: alternativo alla destra nazionalista e sovranista e distinto e distante da una sinistra che, con la segreteria Schlein ha assunto i caratteri definitivi annunciati dal prof. Del Noce di “un partito radicale di massa”.

Il processo vede coinvolti gli amici della DC di Cuffaro-Grassi, di Giovanardi con i cattolici liberali, di Insieme con Infante, dei Popolari D’Ubaldo, Merlo, ma i veri protagonisti dovrete essere tutti voi, ciascuno di voi nelle vostre realtà territoriali, nei quali deciderete democraticamente la nuova classe dirigente.

Un’assemblea costituente potrebbe essere organizzata per l’autunno prossimo, e servirà a definire, sulla base degli orientamenti di programma che emergeranno dal confronto della base, il programma politico di Iniziativa Popolare e la guida politica della stessa.

Sono emerse alcune priorità sul piano istituzionale: NO al presidenzialismo, ma SI alla repubblica parlamentare. Siamo sempre stati favorevoli al sistema istituzionale del cancellierato tedesco che, però, presuppone: legge elettorale proporzionale con sbarramento e sfiducia costruttiva; organizzazione dello Stato di tipo federale e, soprattutto, l’esistenza di partiti, nei quali sia applicato l’art.49 della Costituzione. Alcuni di questi, figli della “rivoluzione passiva” del 1993, mantengono la natura di partito-azienda e/o personalistici, per cui credo si aprirà un duro confronto per il quale, come già facemmo contro la “deforma costituzionale renziana”, i DC e i Popolari dovranno organizzare il comitato per il NO al presidenzialismo da sviluppare in tutte le sedi territoriali.

Ancora: difesa del lavoro, dei salari, di una sanità pubblica più efficiente, attenzione alla grave emergenza climatica che ci permetta di superare l’aforisma di Longanesi: Italia, paese di inaugurazioni e non di manutenzioni. Riforma fiscale che garantisca finalmente quanto stabilito dalla Costituzione, dicendo Stop a un sistema che si regge sul contributo prevalente e determinante dei lavoratori dipendenti pubblici e privati e dei pensionati.

Una politica economico finanziaria, che, seguendo quanto la DC seppe garantire per tutto il tempo del suo governo con la direzione della Banca d’Italia di Guido Carli, comporti: il ritorno alla legge bancaria del 1936, che stabiliva la netta distinzione tra banche di prestito e banche di speculazione finanziaria. Distinzione, superata la quale, si è dato via libera al dominio dei poteri finanziari che hanno subordinato l’economia reale ai loro interessi e la stessa politica a un ruolo sussidiario ancillare.

A Venezia – a esempio - con l’avvio del comitato civico popolare di partecipazione democratica, stiamo organizzando con gli amici di World-Lab un modello sperimentale di economia solidale, un progetto di metapolitica che intende tradurre nella città dell’uomo gli orientamenti pastorali della dottrina sociale cristiana.

Dal 2012 sono passati più di dieci anni nei quali, come “medici scalzi”, le abbiamo tentate quasi tutte. Ora si tratta di rimboccarci le maniche, avendo come obiettivi immediati: la difesa della repubblica parlamentare e la preparazione di una lista unitaria di Iniziativa Popolare per le prossime elezioni europee.

Dipenderà dall’impegno di ciascuno di noi far sì che, ancora una volta i cattolici italiani, possano contribuire da protagonisti e non da paria della destra o della sinistra alla difesa e allo sviluppo della democrazia italiana.

 

Ettore Bonalberti