IL POPOLO

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“Sacerdote”. Così, semplicemente, s’intitola il fresco volume che ricorda la figura di don Vito Libera, zio dell’ingegner Vito Bertè, attuale segretario politico della Dc trentina. Don Libera, classe 1923 come Giosi Guella ed Egidio Molinari, rimase per 37 anni a Riva del Garda essendone parroco dal 1971. Viene in mente don Bortolo Bellicini, che “fu lungo esempio di bontà e di semplicità a noi tutti”, come ne scrisse Gabriele d’Annunzio donando mille lire per i poveri alla parrocchia di Gardone Riviera. Il libro si deve alla penna di Claudio Molinari, già sindaco, assessore provinciale trentino e senatore della Repubblica ed è una pubblicazione autoprodotta, affidata come costume dell’autore alla tipografia Tonelli di Riva del Garda. Una nota di colore: nel testo ricorre spesso l’aggettivo “impegnativo”, che Molinari usa ripetutamente come faceva il compianto Attilio Mazza con la parola “intrigante”.
Seguo con interesse il dibattito aperto sulle prossime elezioni comunali veneziane e, in particolare, i contributi offerti dagli amici Ugo Bergamo, con il suo movimento “ Venezia è tua” e Paolo Bonafè, con “Azione Venezia” e considero quanto mai proficui i contributi di programma che, entrambi gli amici, stanno proponendo per la nostra città e, onestamente, non rilevo distinzioni significative. Ho molto apprezzato nel documento di programma di “Venezia è tua”, la riproposizione della vecchia proposta dei DC e popolari veneziani della free zone a Marghera e il contributo degli amici di World Lab di economia solidaristica da realizzarsi attraverso gli APAM "Atenei Parrocchiali di Arti e Mestieri (APAM).
Nei giorni scorsi si è svolta a Roma, alla Domus Australia, la commemorazione del marchese Luigi Coda Nunziante di San Ferdinando, nato a Napoli nel 1930 e morto a Colognole di Collesalvetti giusto dieci anni fa. L’amico conte Massimo Paltrinieri non lo ha mai sentito nominare, Roberto de Mattei sì e ricorda che Luigi Coda Nunziante apparteneva per nascita ed educazione alla classe dei soldati. Era entrato nel 1948 nell’Accademia navale di Livorno, uscendone nel novembre 1952 come guardiamarina. Fu quindi pilota militare di portaerei e per vari anni prestò servizio nei Gruppi Antisom di Catania e Napoli.
Quarant’anni fa moriva a Grado, sua città natale, Biagio Marin. Lasciando ad altri, più competenti, il compito di delinearne la figura morale e rappresentarne la statura poetica, desidero qui ricordarlo come sincero amico di Riva del Garda. Oltre ad essere amico di Riva, Biagio Marin fu anche cittadino onorario di Abano Terme (come Jair Bolsonaro lo è di Anguillara Veneta, ma forse non ancora per molto). Lo apprendiamo da una scritta apposta a mo’di fascetta editoriale sulla copertina del volume La vose de la sera, edito da Garzanti nel 1985 a cura e con traduzione (a fronte) di Edda Sera.
Il fascino della figura di monsignor Romero, la Chiesa dei poveri, il sogno di una umanità nuova. La speranza nel cambiamento, la polemica contro la Chiesa costantiniana. Non sapevo di avere, a un chilometro da casa, un rappresentante delle comunità di base, dei cristiani per il socialismo, del dissenso cattolico, della teologia della liberazione. Non sapevo della sua lunga storia di credente e militante; mi rimane però il ricordo del suo sorriso e delle sue parole di pace quando lo incrociavo a Ceole, dove abitava.
Dopo l’incontro a Gardone Riviera in occasione di uno di quegli eventi organizzati dal Vittoriale e pubblicizzati con lunghissimi titoli da Giordano Bruno Guerri, suo direttore e presidente, è piacevole ritrovarsi a fare quattro chiacchiere con l’amico Federico Carlo Simonelli, già critico d’arte ed ora assai apprezzato “giovane storico”.
Sollecitato a una sintesi sugli ultimi avvenimenti rilevanti per il partito a livello provinciale, il segretario politico della DC trentina, ingegner Vito Bertè, ben volentieri ricorda gli eventi dell’agosto degasperiano, con la lectio magistralis in primis ma anche la Messa a Sella Valsugana e il momento conviviale con mons. Tommaso Stenico.
Il battesimo il 20 settembre a Bardonecchia con un convegno sul ruolo dei cattolici in politica. L’iniziativa presentata da Giachino, Merlo e Carmagnola. Tra i relatori anche Airaudo, Gay, Zangola, Davico, Leo e Bonsignore. Si confronteranno esperienze diverse, ma tutte con un denominatore comune, quello dell’impegno politico cattolico democratico, cattolico liberale e cristiano sociale.
Salsomaggiore Terme ha visto in questi giorni l’ultimo addio a Stefano Compiani, uno dei fondatori del movimento “SiAmo Salso”. Nella chiesa di San Vitale, per la triste cerimonia, c’erano a dispetto del caldo afoso una gran folla, il sindaco Luca Musile Tanzi con la fascia tricolore, l’anziana madre in sedia a rotelle, Clara Tanzillo col discorso preparato dal movimento e, dulcis in fundo, l’inno dell’Inter, squadra cui Compiani era devoto. Poi ecco, distribuito ai presenti, il “santino” coll’invito del morto a non prendersi troppo sul serio.
Ci sono delle volte – e questa è una – in cui un museo perde un po’ il suo aplomb istituzionale per prendere posizione e, direi quasi, partito. Nell’ambito del progetto “Minore”, iniziativa nazionale dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e del terzo settore, ecco infatti, presso il MAG nella Rocca di Riva del Garda, la mostra “La Gardesana occidentale Gargnano-Riva: una strada-parco in pericolo”. L’esposizione, a carattere piuttosto militante, racconta fino al 14 settembre la storia e la trasformazione del tratto occidentale della Gardesana tra Gargnano e Riva, infrastruttura unica nel suo genere realizzata tra fine Ottocento e metà Novecento come straordinaria integrazione tra paesaggio, ingegneria e mobilità lenta.