Il primo capitolo dell'enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco è intitolatoLe ombre di un mondo chiuso, ed è articolato in 46 numeri.  Sottolineano alcune tendenze attuali che ostacolano, se non semplicemente impediscono, la realizzazione della “fraternità universale” (9). Papa Francesco propone alcune tendenze nel mondo di oggi che sono dannose per lo sviluppo della fraternità universale. Si concentra sulle molte distorsioni dei tempi contemporanei: la manipolazione e la deformazione di concetti come democrazia, libertà o giustizia; la perdita del senso del sociale e della storia; egoismo e disinteresse per il bene comune; il prevalere di una logica di mercato basata sul profitto e sulla cultura dello smaltimento; disoccupazione, razzismo, povertà; la disuguaglianza dei diritti e le sue aberrazioni, come la schiavitù, la tratta, le donne sottoposte e poi costrette ad abortire e il traffico di organi.

Sono problemi globali che richiedono azioni globali, sottolinea il Papa, lanciando anche l'allarme contro una "cultura dei muri" che favorisce il proliferare delle mafie, alimentate dalla paura e dalla solitudine. Inoltre, oggigiorno, c'è un deterioramento dell'etica a cui i mass media contribuiscono, in un certo modo, a infrangere il rispetto dell'altro ed eliminare ogni modestia, creando circoli virtuali isolati e autoreferenziali, in cui la libertà è un'illusione e il dialogo non è costruttivo.

Alcuni processi di integrazione sia in Europa che in America Latina, in atto da decenni, stanno ora incontrando ostacoli sul loro cammino (n.10), per il fatto che “conflitti anacronistici che si consideravano superati, chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi" (n. 11). Questo fatto ricorda e avverte che le migliori conquiste dell'umanità non si ottengono una volta per tutte, ma devono essere oggetto di continua conquista, attenzione e cura.

Contrariamente a quanto a prima vista qualcuno potrebbe supporre, un "mondo aperto" non è semplicemente aperto agli interessi di popoli diversi, o in cui c'è libertà di investire senza ostacoli e complicazioni. Un mondo di questo stile non favorisce solo la fraternità. Sì, ci rende più vicini gli uni agli altri grazie al fenomeno della globalizzazione, ma non ci rende  più fratelli. 

È un mondo che normalmente avvantaggia i più forti, mentre ai più deboli viene negato “il diritto di esistere e di pensare, e a tale scopo si ricorre alla strategia di ridicolizzarli, di insinuare sospetti su di loro, di accerchiarli. Non si accoglie la loro parte di verità, i loro valori, e in questo modo la società si impoverisce e si riduce alla prepotenza del più forte. ”(n. 15). Così, invece di camminare verso obiettivi a vantaggio di tutti, aumentano le distanze tra le persone e i popoli e si ritarda la marcia verso un mondo unito e più giusto.

In quel mondo che si dice falsamente aperto, la persona non è rispettata come valore primario e fondamentale che esige di essere rispettato e protetto; «le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, se non servono ancora – come i nascituri –, o “non servono più” – come gli anziani. soprattutto se sono i più “poveri, disabili, che non sono ancora utili come non nati, o non servono più come anziani” (n. 18). Vi è la falsa convinzione che la persona possa essere trattata come un oggetto, come una cosa sopravvive in alcuni (cfr n. 24).

Nel nostro mondo, il fatto che i diritti fondamentali della persona non siano rispettati ovunque si oppone anche alla creazione di una vera "fratellanza universale", e sono molti che vivono in condizioni non conformi alla dignità di tutti essere umano. Ci sono anche società in cui le donne sono ancora lontane dal godere degli stessi diritti personali e sociali degli uomini. E non parliamo delle numerose forme di schiavitù ancora in vigore nel nostro mondo, in cui “La persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, con la forza, l’inganno o la costrizione fisica o psicologica viene privata della libertà, mercificata, ridotta a proprietà di qualcuno; viene trattata come un mezzo e non come un fine». (n. 24). 

E poi c'è il fenomeno della guerra, dei popoli soggetti a persecuzione per motivi di razza o religione. In quel mondo, dice il Papa, “i sentimenti di appartenenza a una medesima umanità si indeboliscono, mentre il sogno di costruire insieme la giustizia e la pace sembra un’utopia di altri tempi.” (n. 30). Per questo è necessario “recuperare la passione condivisa per una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni” (n. 36). La tragedia della salute globale che stiamo subendo è un'occasione per ravvivare la coscienza di essere una comunità mondiale e che solo insieme è possibile salvarsi (cfr n. 32). 

Abbiamo bisogno di un mondo veramente aperto agli altri!

 

Teofilo