IL POPOLO

Editoriali

Nell’attuale conflitto la Cina si muove con molta cautela, intenta soprattutto a non turbare i suoi delicati equilibri interni e internazionali. Tradizionale alleato, per molti versi della Federazione russa, il gigante asiatico in questo conflitto europeo, che poi europeo non è, è il convitato di pietra al quale, alla fine, ci si dovrà rivolgere per definire i nuovi assetti mondiali.
Tutto il mondo si è collegato con la Piazza Rossa per il 67° anniversario della fine della 2° Guerra mondiale che non interessava nessuno. Roba vecchia, ma era importante sapere cosa avrebbe detto Putin sulla situazione ucraina. Ebbene, non ha detto nulla. Gli analisti si sforzeranno d’interpretarne in mille modi il pensiero ma sarà difficile cavare qualcosa dall’enigma russo. C’è una realtà sanguinosa e terribile, la guerra in Ucraina, c’è una realtà minacciosa che grava sul mondo, l’opzione nucleare, c’è il palese fallimento dell’operazione speciale con la quale Putin contrabbanda l’invasione in uno Stato sovrano in nome di un presunto nazifascismo ucraino. Di tutto questo: nulla.
Nel 44.mo anniversario del martirio di Aldo Moro la Democrazia Cristiana piange l'Amico, lo statista, il leader di Partito e lo ricorda come Colui che seppe rappresentare la tenerezza della politica. Il suo fare pacato e i suoi interventi pieni di grande speranza lo pongono davvero nel Pantheon degli uomini che hanno avuto seriamente a cuore il destino terreno dell’umanità.
Dopo più di due mesi di guerra, la tensione sale sul fronte ucraino, si allenta in Europa. L’offensiva russa prosegue con massicci bombardamenti sulle principali città ucraine e una lenta avanzata, contrastata dall’esercito di Kiev. Mariupol è sempre sotto assedio e le nuove forniture di armi americane non hanno ancora fatto sentire i loro effetti. La gente muore lo stesso e di negoziati non se ne parla più. In un certo senso, la situazione è in fase di stallo. Chi si esaurirà per primo?
Il partito che fu di De Gasperi e Sturzo, che sta riscoprendo un nuovo risveglio, dopo oltre venticinque anni di assenza dalla vita politica attiva, non è, e non vuole essere, l’espressione di un nuovo partito, ma vuole ricondursi, in piena continuità, alle radici ed al florilegio di ideali, di valori e di metodi che ne caratterizzarono la cinquantennale esperienza. Eppure non manca chi vagheggia nuove frontiere, ipotizzando inedite identità o inappropriate ibridazioni. Il dibattito non ha risparmiato nessuno dei vecchi esponenti.
In merito alle sempre appassionanti vicende del simbolo democristiano e al perseguimento dell'obiettivo di dare all'Italia un partito di prevalente ispirazione cristiana che continui il partito della Democrazia Cristiana - di cui pochi giorni fa è stata celebrata la vittoria del 18 aprile - mi preme far presente alcune vicende vissute sia prima da segretario provinciale DC in Trentino e poi come parlamentare PPI, CDU, UDC (e misto UPD). Da ricostruzioni dettagliate e documentate un punto debole riguarda quanto fatto nella segreteria Martinazzoli: fu solo un cambio di nome da DC a PPI o fu una discontinuità?
Si è fatto un gran parlare dei “sei pilastri” che tanto enfaticamente sono stati sbandierati come “res nova” (non nuova DC e nepure DC nuova!) e di un "manifesto di valori", ipotizzando una possibile riaggregazione di partitini e movimenti, per stare tutti insieme. Tommaso d’Aquino direbbe che “non sunt multiplicanda entia sine necessitate”. Non c'è da invocare null'altro se ben si conoscesse la Costituzione della Repubblica Italiana, lo Statuto della DC 1992, il Codice di comportamento etico di Guido Gonnella, l'autentica Dottrina Sociale della Chiesa incarnata nell’oggi mediante Caritas in Veritate, Fratelli tutti, Laudato si' ed Evangelii Gaudium.
È sempre più stupefacente leggere prese di posizioni, anche all’interno della nostra area culturale (in senso lato), ove non si fa velo di incontrollate impulsività e di veemenza lessicale con cui, ora si commentano le strategie sanguinarie del capo del Cremlino, ora si connotano posizioni personali divergenti. Viene da chiedersi se sia davvero il caso di riportare il mondo ad una riedizione della divisione per blocchi, facendo pagare a tutti quei territori di confine tra i modelli politici antitetici, democrazie e autocrazie,un prezzo così alto, imponendogli di fatto una rinuncia al principio di autodeterminazione.
La Federazione russa intende instaurare un nuovo ordine politico ed economico nel mondo. Non è un’invenzione occidentale. È una dichiarazione di Putin che, conseguentemente, muove il gioco con i pezzi che ha a disposizione. Arrivano in Ucraina dagli Stati Uniti aiuti e armamenti per complessivi due miliardi di dollari. Putin, dal canto suo, avvisa che ci saranno gravissime conseguenze. Attacchi aerei in territori Nato? Bombardamenti a tappeto sui territori di passaggio? Armi chimiche o biologiche? La scelta è varia e letale. Come potrebbero reagire gli Stati Uniti? Nel frattempo, dalla Transnistria emergono eventi minacciosi.
Il presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, senatore Renzo Gubert, ha indirizzato una lettera al quotidiano trentino l'Adige circa la diversificazione crescente delle posizioni in merito al sostegno da dare all’Ucraina di fronte all’aggressione armata da parte della Federazione russa. Il nodo principale che vede posizioni diverse è quello della giustificazione o meno di aiuti militari all’Ucraina, cui se ne accompagna un secondo, quello sull’opportunità di investire più fondi in sicurezza militare. E osserva: "La radice intellettuale e morale di tali inedite divisioni sta nel diverso ruolo della razionalità nel passaggio da principi etici a scelte politiche".