IL POPOLO

Editoriali

Dopo una settimana di fuoco, la guerra continua in Ucraina. Lo scenario è quello consueto: gente disperata dinanzi alle macerie della propria casa, gente che fugge verso le frontiere, città semidistrutte dalla furia dei missili e dei carri armati, vittime militari e civili. Costa, esportare la democrazia e combattere il nazismo. I Russi di Putin sono consapevoli del loro sacrificio. Sono generosi e altruisti. Vanno a liberare i loro fratelli ucraini dai lacci insidiosi e terroristici dell’Occidente. Con i missili. Sono dei veri fratelli, come Caino. Il quadro geopolitico è in movimento. Se un merito ha Putin, è quello di aver risvegliato unioni in agonia, come la Comunità europea e la NATO e di far riflettere sulle vere convenienze politiche, non sulle astrazioni imperiali.
I sindaci e i vescovi del Mediterraneo riuniti a Firenze per l'incontro organizzato dalla Cei lanciano un appello perché "comincino immediatamente i negoziati per la pace" tra Russia e Ucraina. È quanto si legge nella "Carta di Firenze" firmata oggi. "In questi giorni è in corso la guerra contro l'Ucraina. Un senso di dolore ha colto i vescovi e i sindaci, che insieme sperano che la violenza e l'uso delle armi possano fermarsi, si evitino grandi sofferenze al popolo ucraino e si comincino immediatamente negoziati per ricostruire la pace".
La crisi ucraina è una cosa seria. Bisogna rendersene conto. Nessun Europeo è disposto a morire per Kiev, ma nessuno si chiede perché Russi e Ucraini dovrebbero morire per Putin. Può sembrare una domanda inutile, ma non tanto. L’Occidente sta a guardare. Non può fare altro, da vecchio voyeur vizioso di emozioni. Nessuno, infatti, vuole morire per Kiev. I Ministri discuteranno del nulla, com’è loro abitudine. S’illudono, così, d’aver messo a posto Putin e la loro coscienza, un’accoppiata singolare. L’agnello sacrificale è pronto: sarà l’Ucraina, con il cordoglio sfacciato di tutti. Tra l’altro, siamo vicini alla Pasqua. L’unico che sembra aver preso a cuore questa tragedia imminente è il Papa che, invece, una soluzione ce l’ha: un giorno di preghiera e di digiuno. Purtroppo, a Putin, di tutto ciò non importa nulla.
L’Ucraina come Stato non lo vuole nessuno. Le regioni filorusse del Donbass non sono ucraine, ma russe. I carri armati russi entrano nel Donbass accolti come liberatori. Da chi? La Federazione russa ha deciso di riconoscere l’indipendenza delle due regioni filorusse ed ha stilato una serie di accordi di reciproca cooperazione economica e di assistenza (anche militare). Putin ha rivendicato i diritti storici, economici e famigliari della Russia sull’Ucraina. Ha addirittura negato l’esistenza storica di un’Ucraina libera. Inoltre, ha fatto capire che ha un diritto di protezione dei Russi abitanti in altre regioni dell’Europa e, quindi, ombrello NATO o no, è affar suo.
Le riflessioni su un integrale disarmo nucleare hanno sucitato un positivo dibattito che anima il nostro giornale. Le testate atomiche, rispetto a tutte le altre armi, hanno, come detto, la potenzialità, irreversibile, di distruzione del genere umano. Basterebbe questo perché possa ontologicamente giustificarsi, non come azione ingenua o surreale, il prorompente proposito di un partito come il nostro, dal pensiero mite e inclusivo, che fa della primazia della tutela della vita e della persona la causa principale della propria azione politica, in direzione del bene comune e della convivenza pacifica tra i popoli.
Il Presidente del Consiglio Nazionale della DC, sen. Renzo Gubert a fronte della presa di posizione che si vorrebbe assumesse la DC assieme al mondo cattolico (vedere in questa pagina) rifletta in parte le semplificazioni delle posizioni pacifiste. Nulla in contrario se corrispondono a sentimenti condivisi dai democratici cristiani e da altri cattolici o laici. L'auspicio è solo che prima di assumere detrminate posizioni ci fossero adeguati approfondimenti e qualche idonea riflessione.
La crisi ucraina è minaccia molto seria alla pace in Europa. Nelle ultime ore sembra che vi siano concrete chance di trovare un accordo con l'Occidente e che una parte delle esercitazioni delle forze armate di Mosca si stia concludendo e un'altra si completi nel prossimo futuro. Ovviamente Mosca continua a considerare l'espansione della Nato verso est molto pericolosa e avverrebbe a spese delle ex Repubbliche sovietiche, inclusa l'Ucraina. La DC auspica che la UE si erga a Promotrice di Pace a cominciare dal suolo europeo. Come Democratici e Cristiani possiamo e dobbiamo unirci ad altre Formazioni in Europa perché la Ue assuma subito il suo Ruolo di vera Pacificatrice chiedendo alle due Superpotenze l’avvio al Disarmo innanzitutto nucleare in Europa e anche nel mondo.
La Segreteria nazionale della Democrazia Cristiana esprime la propria solidarietà all'on. Salvatore Cuffaro, oggetto di uno strumentale interessamento mediatico riguardante fatti definiti in maniera inequivocabile processualmente,per i quali ha pagato il debito con la giustizia e che vengono ingenerosamente riproposti per delineare una immagine distorta della sua persona. La Democrazia Cristiana conferma la propria piena fiducia nell'attuale impegno dell'on. Cuffaro.
Il Segretario Politico Nazionale, dott. Renato Grassi ha auspicato la ricomposizione dell’area politico-culturale cattolico democratica e cristiano sociale. Ricollegandosi ai tentativi già esperiti in tal senso da autorevoli amici, propone un incontro presso l'istituto Sturzo o in altra sede idonea, per una comune riflessione politica e una auspicabile indicazione operativa.
La maggior parte dei nostri commentatori politici preconizza un anno da lavori in corso, prima delle elezioni politiche. I partiti, dopo lo spettacolo squallido offerto con le elezioni presidenziali, starebbero rinnovandosi in vista della nuova competizione elettorale. Il governo è stabile e meno solido, oppure è solido ma meno stabile. In realtà, di questi lavori in corso non si vede neppure l’ombra. In sostanza, al momento ci sono solo i cartelli “Lavori in corso”, ma il cantiere è chiuso. Ancor più di sempre il Paese in crisi. La pandemia continua. Finirà, prima o poi, non c’è dubbio. Dovremo conviverci, con o senza la quarta dose di vaccino. I lavori in corso che non sono ancora partiti vanno affrettati. Ma c’è davvero voglia di cambiare? Il nuovo Parlamento dovrà essere più agile e compatto, non inutile. Dovrebbe essere di stimolo al governo e propositivo, non il notaio di decisioni prese fra quattro leader.