IL POPOLO

Editoriali

Zelenski ha fatto scena alle Nazioni Unite. Con il suo intervento ha mostrato le efferatezze russe e ha chiesto una Commissione d’indagine. ha invocato armi e sostegno, ha avanzato proposte interessanti e impraticabili. Ha chiesto alle Nazioni Unite di espellere la Russia dal Consiglio di Sicurezza e di convocare una grande Conferenza di tutti gli Stati del mondo per redigere un altro Statuto delle Nazioni Unite.
Oggi, 5 aprile il nostro quotidiano Il Popolo compie 99 anni! E non li dimostra, anche in ragione della sua veste digitale. Voluto da Luigi Sturzo e fondato e diretto da Giuseppe Donati, ha iniziato le sue pubblicazioni nel 1923. Nacque come organo di stampa del Partito Popolare Italiano e si caratterizzò per l'acceso antifascismo, che si acuì con il delitto Matteotti. Fu definito "giornale pericoloso" nelle informative della polizia a Mussolini. Venne sciolto il 19 novembre 1925. Tra il 23 ottobre 1943 e il maggio 1944 furono riprese le pubblicazioni con una edizione clandestina. Il Popolo tornò nelle edicole il 6 giugno 1944. La raccolta del quotidiano è conservata dalla Biblioteca dell'Istituto Sturzo. A Il Popolo è stato dedicato il libro di Carlo Dané e Giuseppe Sangiorgi, Il romanzo del «Popolo». Storia di un “giornale pericoloso“, edito da Gangemi (Roma) nel 2003.
È in corso una guerra globale. Non si tratta dell’Ucraina, martoriata e della sua gente in fuga, dispersa in mille rivoli. Si tratta di ben altro e solo lentamente ci si comincia rendere conto di questa realtà. A torto o a ragione, Putin ha gettato le carte in tavola imponendo un nuovo gioco: o noi o loro. Noi è l’Occidente, America ed Europa (variegata, divisa, impotente), ricco ma dipendente per l’energia e per le materie prime da loro. Loro sono la Russia, la Bielorussia, la Cina e forse l’India. Silenziosi Giappone, Turchia, Brasile e Paesi arabi
Maria Romana Catti De Gasperi si è spenta a 99 anni nella sua abitazione romana. Aveva festeggiato il compleanno con gli amici giunti dal Trentino il 19 marzo. Figlia primogenita dello statista trentino Alcide De Gasperi, tra i fondatori della Democrazia Cristiana e presidente del Consiglio per otto governi dal 1945 al 1953. Maria Romana De Gasperi fu sempre al fianco del padre Alcide, anche come sua segretaria personale alla Presidenza del consiglio dei ministri. Saggista, politica e fondatrice onoraria della Fondazione De Gasperi, ha speso la sua intera, lunga vita a far conoscere ai giovani la vita e l'opera del Padre e del Partito della Democrazia Cristiana.
Il Consiglio atlantico e l’Unione Europea, com’era immaginabile, hanno deciso: ulteriori sanzioni alla Russia, aiuti finanziari e militari all’Ucraina, ritorsione immediata se la Russia utilizzerà armi chimiche o biologiche. Manca una soluzione politica. Una forza militare di ben 7.000 uomini (settemila, non 70.000!), che diventerà operativa nel 2027 (!), sarà la risposta militare dell’Unione. Neanche il Lussemburgo ha un’armata così scarsa, forse il Liechtenstein. Una cosa da ridere. La pace è lontana, i negoziati, se ci saranno, saranno difficili, la gente continuerà a morire. È questo davvero il mondo che vogliamo?
Della guerra russo ucraina su un dato di fatto indiscutibile ritengo siamo tutti d’accordo: Putin è l’invasore e l’Ucraina la vittima. Sui modi per concorrere alla pace le posizioni sono molto diverse, anche se prevale la dicotomia tra quanti intendono sostenere militarmente i resistenti e quanti si professano pacifisti senza se e senza ma. Fedele alla nostra storica tradizione democratico cristiana a sostegno dell’Unione europea e dell’alleanza atlantica, mi sono fin dall’inizio schierato tra coloro che hanno scelto la linea del governo Draghi, coerente con la fedeltà ai nostri trattati comunitari e della NATO. Dopo il netto pronunciamento di ieri di Papa Francesco contro i governi che hanno deliberato l’aumento delle spese militari al 2%, come da molto tempo richiede la NATO, vivo un serio imbarazzo.
La situazione conseguente alla crisi bellica provocata dall’invasione dell'armata russa in terra Ucraina e le Decisioni che si stanno susseguendo da parte della Ue, autonomamente da ciascun paese aderente, e in questi primi giorni di equinozio di primavera da parte della Nato, tra sanzioni e aiuti umanitari e militari, pongono pressanti ed urgenti interrogativi … La Democrazia Cristiana, in prima linea su queste questioni, vuole dare il proprio fattivo contributo per superare questo vuoto di idee e di progetti, desiderosa di riportare quel virtuoso modo di fare politica che consentì all'Italia di ricostruirsi e di sviluppare livelli di progresso e di benessere tali da farla assurgere ai gradi più alti tra le potenze industriali nel mondo.
Al 26° giorno di guerra poche cose sono certe: la guerra continua, con le sue devastazioni materiali, le stragi di civili e l’esodo della popolazione ucraina, nessuna città importante è stata ancora conquistata dalle truppe russe e l’esercito ucraino resiste e combatte con grande determinazione. Molte, invece, sono quelle incerte, a partire dai negoziati per un cessate il fuoco. Venti di guerra spirano al Consiglio atlantico del 24 marzo p.v. Nella ridda di notizie contrastanti, la confusione degli osservatori è sempre più grande.
Con l’avvio della primavera sono annunciati diversi movimenti dell’area politico culturale cattolico democratica e cristiano sociale. Sono iniziative che il mitico Gianni Brera, da un punto di vista calcistico, descriverebbe come quelli della fase della partita dei “mena torrone”, ossia di una melina improduttiva di centro campo senza finalizzazione efficiente ed efficace. Gli amici siciliani, meglio la definirebbero come un esempio pratico del verbo “annacare” che, come mi spiegò un giorno Leoluca Orlando, significherebbe: il massimo di movimento col minimo spostamento. In definitiva, stiamo assistendo alla ripresa di iniziative sparse e ancora una volta senza alcun collegamento tra di loro.
Il pianeta è dominato da tre signori della guerra (USA, Cina e Russia) con altri quattro o cinque comprimari di minor conto, perché inquadrati con i primi tre (India, Israele, Giappone, Iran e Arabia Saudita). Il resto è nulla. Solo i fatti s’impongono, e i fatti sono che c’è una guerra in corso in Ucraina, che rischia d’essere il prologo d’una guerra molto più ampia. Una terza guerra mondiale, che quasi inevitabilmente sarebbe nucleare, a chi gioverebbe?Per questo l’ipotesi di un accordo cino-americano per mettere ai ferri la Russia non è da scartare. Fantapolitica, forse, ma gli interessi pesano molto più dei voltafaccia e delle brutte figure. Nel gioco delle tre carte tutto è possibile.