IL POPOLO

Editoriali

A fronte di ciò che sta accadendo nel mondo, la vicenda dei 5Stelle è miserevole cosa. Lo è sempre stata e si sta concludendo nel modo meno prevedibile, con gli avvocati e le denunce. Criticare lo Stato fa bene al fegato ma poi fa male al bilancio e con lo Stato si deve fare i conti. I conti non tornano, nel Movimento. Uscito dal nulla e dai lazzi di un comico, si è imposto per la novità che rappresentava nell’agone politico italiano, mesto e mediocre. Sembravano portatori di un vento fresco d’innovazione, uomini nuove, idee che dapprima sembravano bislacche e poi, pensandoci sopra, avevano una certa razionalità. Il popolo, entità sfuggente sempre invocata e negletta, era l’anima del Movimento.
Quando abbiamo votato per le elezioni europee? Dal 6 al 9 giugno 2024. Sono passati quasi sei mesi e l’Unione europea è ancora senza testa. Ad oggi, non c’è ancora una Commissione ed è in forse la stessa composizione dell’Esecutivo concepito dalla von der Layen. Trump diventerà Presidente degli Stati Uniti fra un paio di mesi, ma ha già un governo quasi fatto, scegliendo gli uomini che gli servono. E l’Europa vorrebbe competere con gli Stati Uniti? Francia e Germania sono in crisi profonda. L’Europa va peggio.
Dei recenti disordini di Bologna e di Milano mi è rimasta impresso un cartellone, innalzato dai dimostranti emiliani, con sopra scritto: ”Bologna partigiana”, come dire che la Bologna partigiana con i suoi morti e il suo eroismo parteggia per i Palestinesi contro Israele. Mi sono chiesto che senso avesse quella scritta. Che la Bologna partigiana scenda in piazza contro gli Ebrei, come facevano i Tedeschi e i Fascisti contro i quali si formò la Bologna partigiana, è cosa da rigurgito. Una frase sbagliata (e fuori tempo) per una protesta assurda.
Le elezioni americane interessano tutto il pianeta e chi sostiene che gli Stati Uniti siano in declino dovrebbe ravvedersi. Ciò che accade a Washington interessa tutti. Trump, 47° Presidente degli Stati Uniti, torna alla Casa Bianca con una netta maggioranza, senza equivoci o imbrogli, veri o presunti. L’America si è espressa e il suo giudizio va accettato. La delusione del partito democratico è profonda. Dopo Obama ha perso il potere. La Presidenza Biden, data la natura dell’uomo, è stata positiva ma oscillante sino alla fine quando, per ragioni fisiologiche ma anche politiche, ha gettato la spugna e indicato la Kamala Harris come suo candidato. Troppo tardi e con una figura rimasta in ombra per tutto il periodo della presidenza Biden.
Più il tempo passa, meno ne capisco anche se tutti dottamente ne parlano, discutono e polemizzano in materia. Secondo me, l’idea parte da un presupposto sbagliato e, cioè, che ci siano migranti regolari e irregolari. La distinzione è chiara ma i risultati sono analoghi. È gente comunque arrivata in Italia. I regolari non sono una novità. Hanno i documenti a posto, forse hanno pure un contratto di lavoro. Quindi, almeno in teoria, non sono un problema. Ragionamenti forbiti, polemiche pretestuose e sentenze inquietanti non aiutano né a capire né a risolvere un problema che è e che resta così drammatico e per il quale siamo ancora del tutto impreparati.
Al voto politico del 2022 gli elettori di area cattolica si sono divisi tra quanti hanno sostenuto la coalizione di destra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia), quelli che hanno continuato a sostenere la sinistra (PD et similia), pochi nelle residue formazioni di centro, mentre una componente significativa si è rifugiata nel non voto.
Grande è lo scarto nella descrizione della politica tra la propaganda, “attività di disseminazione di idee e informazioni con lo scopo di indurre a specifici atteggiamenti e azioni” e quella che Machiavelli indicava come “ la verità effettuale”, ossia la descrizione realistica e non distorta degli atti e dei fatti. Ogni detentore del potere se, da un lato, tende o dovrebbe tendere a considerare la verità effettuale come base del suo agire politico, dall’altro, è spesso portato a utilizzare la propaganda per meglio sostenere il suo potere.
E così anche Sinwar se ne è andato. Chi era Yahya Sinwar? Uno dei capi di Hamas, forse l’ultimo. A detta degli Israeliani, che se ne intendono, uno dei più pericolosi. È morto intrappolato in un edificio, a Gaza, da dove stava uscendo. Il bello, si fa per dire, ma non c’è niente di bello in tutta questa storia, è che non l’hanno scovato reparti specializzati nella caccia all’uomo, ma dei soldati arruolati da poco, non certo una compagnia d’élite.
Tra i reduci della diaspora democristiana condividiamo l’idea che la cultura del popolarismo rappresenti una delle risposte politico culturali più efficaci nell’attuale situazione interna e internazionale. Condividiamo, inoltre, la necessità di superare la lunga stagione delle nostre divisioni suicide dopo la fine della Democrazia Cristiana.
Piovono missili su Israele. Stavolta non vengono né da Gaza né dal Libano né dallo Yemen. Vengono direttamente da Teheran, come l’altra volta. Finalmente, il Grande Prete si è mosso. Ha gridato allo scandalo, ha minacciato, ha giurato vendetta. Ecco fatto, e il mondo trema. Dove finiremo con questa nuova escalation? Niente paura: i missili dell’Iran sono strani. Non fanno distruzioni e non fanno neppure stragi. Non sono come quelli israeliani. L’altra volta rimase ferita una ragazzina da una scheggia ed ora è fuori ospedale. Stavolta c’è stato solo un morto, vedi caso, ed era un palestinese. Sono missili fasulli.