IL POPOLO

Editoriali



La gerarchia di potere “Popolo – Istituzioni – Economia e Finanza”, che ha retto per secoli le sorti degli Stati è stata modificata invertendo i rapporti in “Economia e Finanza – Istituzioni – Popolo”. Non si sente più parlare di Culture, di Valori, di Principi: tutto è lasciato all’uso dei mezzi della modernità e della contemporaneità, molte volte elevandoli a fini degli uomini. I Valori e i Principi che riguardano gli uomini, contemplati in tutte le Costituzioni degli Stati appaiono superati da un nuovo modo di concepire i rapporti umani e sociali ....
Viviamo tempi calamitosi e veloci, al punto che riflettere diventa sempre più difficile. Da che mondo è mondo, gli uomini si sbranano tra loro per questioni, per la gran parte, sciocche. L’essere umano, purtroppo, ha questa tendenza genetica: uccidere il proprio simile per fatti di secondaria importanza: un pezzo di terra, una visione diversa in materia di religione, gelosia o invidia, malinteso senso dell’onore, vendetta, cupidigia di denaro e così via. Francamente, a parte la straordinaria capacità d’innovazione degli umani, c’è anche questa tendenza all’omicidio del singolo o al massacro di molti che ci differenzia da tutti gli altri esseri viventi.
Si moltiplicano gli appelli per la firma alle due Leggi di Iniziativa Popolare a sostegno del ritorno alla legge proporzionale con preferenze e al cancellierato modello tedesco, autentica cartina di tornasole per accertare l’esistenza in vita di un’area politica di ispirazione cattolico democratica, liberale e cristiano sociale nel nostro Paese. L’obiettivo è quello di raccogliere almeno 50.000 firme on line entro sei mesi, difficile, ma non impossibile per la vasta galassia, seppur articolata, della nostra area socioculturale e politica. In attesa di tale verifica gli amici di articolo 53 ci invitano a ricomporci attorno agli articoli costituzionali 2,3 e 53 della Costituzione ...
Quello che sta accadendo a Gaza è sotto gli occhi di tutti. Possiamo chiamarlo in mille modi, da genocidio a operazione speciale, ma la situazione non cambia. Israele va avanti, nei suoi confusi disegni di supremazia mediorientale, e la gente muore. Nessuno fa niente. L’usbergo nordamericano è tale che nessuno si muove. Questo è un fatto. La reazione mondiale è di simpatia, sempre più sofferta, per il popolo palestinese e d’insofferenza per il comportamento israeliano ma, finché le cose resteranno così, è illusorio credere che possa influenzare in un qualche modo una situazione così drammatica.
Il richiamo in bella mostra ai “Liberi e Forti“ al raduno della Lega di Pontida è stato un insulto. I “Liberi e Forti” fu il nome dell’Appello di don Luigi Sturzo del gennaio 1919. L’appello Sturziano fu un momento alto culturalmente e politicamente: un cammino verso gli orizzonti tracciati dalla “Rerum Novarum”di Leone Xlll. Nasceva il Partito Popolare Italiano per assicurare centralità all’Uomo. Una visione, quella di don Luigi Sturzo, di giustizia e di libertà. Il richiamo ai Liberi e Forti fu una felice intuizione che dava speranza.
In questo momento, con due guerre endemiche e disastrose in Europa e in Medioriente e un’altra cinquantina di guerre, guerricciole e scontri armati nel mondo, in Italia si svolge un dibattito surreale sul tema della violenza. Sono tutti candide colombe, come se ciò che accade nel mondo appartenesse ad un’altra genia di essere umani. La violenza incombe, invece, armata e verbale, da tutte le parti. In questa situazione, dove tutto è violenza, il dibattito attuale è privo di senso. In Parlamento, l’asprezza del dibattito è fine a se stesso, ma travalica nel Paese. L’opposizione fa il suo mestiere, ma lo fa male. Non si può obiettare solo con degli slogan. Per contro, la maggioranza replica sugli stessi toni. Uno scontro che prescinde da interessi che dovrebbero essere comuni, quelli nazionali. Abbassare i toni, non offendere, non insinuare, dovrebbe essere una regola ferrea.
La risposta di Trump alle minacce di Xi-Ping ed associati è stata rapida e decisiva. Ha cambiato il nome del Ministero della Difesa in Ministero della Guerra. Il mondo trema dinanzi a una reazione così audace e importante. Poi, ha fatto sapere che il prossimo G7 si terrà in America, a Miami, e vorrebbe invitare Putin e Xi-Ping. Una bella occasione per fotografi e giornalisti. Sarà un grande spettacolo, di quelli che piacciono al Presidente degli Stati Uniti che, in tal modo, si sente grande fra i grandi. Forse piacerà di meno ai suoi presunti alleati, come l’Unione europea, il Giappone, l’Inghilterra, l’Ucraina, il Canada, l’Australia e la Corea del Sud.
L’edizione 2025 del Meeting di Rimini si conclude con il solito calore dei partecipanti, giovani e non. Gli applausi sono stati copiosi, come sempre. L’attenzione dei commentatori e dei giornalisti si è rivolta alla intensità e lunghezza degli applausi e non ai contenuti degli Interventi. Si possono esprimere tesi interessantissime, ma se il relatore che li declina non è un big non riscalda i cuori e l’intensità degli applausi è quella standard. Le standing ovation sono state preventive come è accaduto alla Meloni acclamata al solo annuncio dell’intervento. E’ possibile che nessuno a Rimini abbia avuto un sussulto, una reazione quando la Presidente del Consiglio ha ripreso a parlare dei disegni del premierato e dell’autonomia differenziata? Due progetti inaccettabili da parte di chi ha amore della Libertà.
Le guerre continuano con il carico di immani tragedie. Summit internazionali ai massimi livelli non son serviti nemmeno a sospendere l’ecatombe di innocenti e di giovani generazioni in armi. Ucraina, Gaza sono divenute il simbolo di vicende infami che pensavamo passate. Le regole,il diritto internazionale, i principi fondamentali alla difesa della vita, a cui si informano gran parte delle Costituzioni moderne e i manifesti alla base degli organismi internazionali, sono echi lontani coperti dal fragore delle bombe e dalla disperazione.
La sceneggiata è finita. Un buffone e un criminale si sono dati la mano e hanno deciso di fare affari. Dopo Anchorage sono i due protagonisti del momento. L’uno legittima l’altro e tutti e due mettono in scena l’amico ritrovato. Il mondo tace e nessuno vomita. La conclusione di questo famoso incontro è che Putin ha vinto e Trump ha perso. Un po’ come ai tempi di Biden, quando chi vinceva negli incontri televisivi era Trump e Biden perdeva colpi. Ha confermato la vacuità del negoziatore americano. Putin scendeva dall’aereo e Trump gli batteva le mani, tutto contento, come un bambino davanti a un fuoco d’artificio.