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Editoriali
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Come deve orientarsi la riattivata Democrazia Cristiana? Sciogliersi per un nuovo partito o dimostrare la sua utilità nel porre parziale rimedio alla diaspora politica dei cristiani? E’ nostra responsabilità rimuovere gli ostacoli che possono fare della DC la casa di tutti coloro che condividono tale ispirazione, come già lo è stata negli anni di Sturzo, di Degasperi, di Moro, di Fanfani, come anche quelli di Piccoli, di Forlani, di Rumor, di Donat Cattin, di Zaccagnini, di Martinazzoli e di molti altri. E’ nostra responsabilità rimuovere gli ostacoli.
Nel rispetto delle indicazioni della Direzione Nazionale,la Democrazia Cristiana nel Lazio ha scelto, dopo aver constatato l’impossibilità di soluzioni diverse, di appoggiare la lista civica “Francesco Rocca Presidente” sia nella Provincia di Roma che in quella di Latina. In tali liste si presentano a Roma e Provincia GIORGIO HELLER E DANIELA TIBURZI. Nella Provincia di Latina ANTONIO COSTANZI E LUCIA MATITA. Il pieno successo dei nostri candidati passa dall’impegno di ognuno di noi sul territorio : i voti si guadagnano uno ad uno e nulla va lasciato al caso.
Cambia la società e con essa cambiano anche i partiti. Quando le decisioni di tipo politico erano di competenza del re o del principe o dell’imperatore o del Papa, coloro che pensavano di avere potere di influenza si schieravano per persone, spesso con quelle che ricoprivano un ruolo. E così gli schieramenti erano diventati nel Medio Evo tra guelfi e ghibellini o tra principi, tra dinastie. Rincorriamo spezzoni di ex democratici cristiani che non apprezzano più l’appartenenza alla Democrazia Cristiana? Sono certo nostri interlocutori privilegiati, ma non siamo convinti che dobbiamo ricongelare la DC o definitivamente seppellirla pur di ristabilire una qualche forma di collaborazione.
Le vicende storiche sono state complicate, ma ora si è giunti a una chiarificazione. Il Congresso prossimo potrà assumere le necessarie determinazioni per la riattivazione dell’appartenenza della DC al PPE, anche in vista delle prossime elezioni europee del 2024, che dovranno vedere il PPE confermato come prima forza politica del Parlamento Europeo. E il PPE potrà riconoscere una presenza che vanta un ruolo primario nella costruzione europea.
Spesso si propone l’introduzione di sistemi presidenziali con l’intento di rendere la democrazia “decidente”. Queste posizioni non tengono conto che l’efficienza decisionale si misura non solo in base al tempo impiegato per decidere, ma anche al tempo necessario per attuare le decisioni. Un partito di ispirazione cristiana, come la DC, non può che essere a favore di istituzioni che realizzino democrazia partecipata, l’opposto del populismo che magnifica la democrazia diretta. Non a caso così decisero i democratici cristiani quando elaborarono e approvarono l’attuale Costituzione.
Tra gli impegni della maggioranza di governo v’è l’attuazione del disposto costituzionale che rende possibile un aumento delle competenze regionali per le Regioni che lo richiedano, previa negoziazione delle condizioni fra Stato e Regione richiedente. Alcune Regioni da tempo hanno già chiesto allo Stato di iniziare tale negoziazione, talune, come Lombardia e Veneto, anche con il sostegno ampio di un referendum popolare. Il problema politico sta nel far sì che non crescano gli squilibri territoriali, trovando soluzioni di transizione che non violi l’obiettivo di uguaglianza delle opportunità fra territori.
La transizione energetica necessita grandi investimenti e grandi sacrifici pubblici e privati. Gianfranco Rotondi ha affrontato la questione a modo suo, come sempre, tra il serio ed il faceto (di più) e, soprattutto, l'ha strumentalizzata seguendo il canovaccio abituale di quando si propone come erede prediletto ed autoproclamato della Democrazia Cristiana. Quello che non ci può stare è assistere ancora una volta allo scempio che si fa dello storico simbolo della DC. Che c'entra "Verde è popolare" con la Democrazia Cristiana?
Cent’anni fa, nel luglio del 1923, don Luigi Sturzo si dimetteva da segretario politico del Partito Popolare. Al congresso di Torino, nell’ultimo discorso ufficiale pronunciato come segretario, aveva rivendicato la ragion d’essere del partito popolare affermando: “Ci sentiamo di non aver finita la nostra giornata politica” e “Mai come ora ci sentiamo popolari”. Alla fine di luglio, nonostante l’opposizione dei popolari, viene approvata la legge Acerbo, che riforma la legislazione elettorale in Italia (in novembre la approverà anche il Senato). In agosto venne ucciso don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta. “Il mondo cattolico – nota la Fanello Marcucci – si trovò diviso su questo drammatico avvenimento”. A ottobre Il Popolo, giornale fondato da Giuseppe Donati, diventerà l’organo ufficiale del Partito popolare: “era il traguardo – rileva la Fanello Marcucci - per il quale tante volte Attilio Piccioni e gli esponenti della sinistra si erano battuti”
È giunta, improvvisa, con grande dolore la notizia della morte dell’amico Alberto. Alle prime luci dell’alba del 12 dicembre 2022 è tornato alla Casa del Padre. È stato un combattente libero e forte, sempre fedele ai valori democratico cristiani e popolari. Se ne va una straordinaria figura che ha contribuito in maniera decisiva alla storia della Democrazia Cristiana e alle vicende avviate nel 2012. Fu uomo buono e generoso che non si è mai sottratto a sostenere, anche con gesti personali, chi si trovava nel bisogno. Alla sua gentile consorte, signora Irene, ai Figli, alla sorella Domitilla e agli amati Nipoti giungano le espressioni del più profondo cordoglio e la partecipazione commossa al loro dolore.
Si é recentemente tenuto a Samarcanda, nell’Uzbekistan, un vertice dell’Organizzazione degli Stati turcofoni che è passato quasi sotto silenzio, dato l’affollamento, in questo periodo, di numerosi consessi internazionali. Si tratta di qualcosa di molto importante per l’attivismo della Turchia che aspira ad emergere come nuova media potenza mondiale e per il palese interesse degli Stati turcofoni centroasiatici, costituitisi dopo il distacco dall’ex Unione sovietica. Si tratta, oltre alla Turchia, di Uzbekistan, Azerbaigian, Kirghizistan, Kazakistan (tutti Paesi di transito della Via della Seta), cui si sono aggiunti, come osservatori, il Turkmenistan e l’Ungheria.