IL POPOLO
![Il Popolo - Editoriali](/images/headers/testata-editoriali.jpg)
Editoriali
![Il Popolo - Editoriali](/images/headers/testata-editoriali.jpg)
Il 28 ottobre 1922 segna una data storicamente memorabile. Da quella data fatale, dovuta all'incapacità dei partiti di allora, ai timori del Re per la sua dinastia, alle esitazioni dell'esercito di fronte alla violenza fascista, derivarono, in gran parte le tragedie del XX secolo, indubbia conseguenza funesta dei nazionalismi e delle visioni imperiali dell’epoca. È trascorso ormai un secolo e centinaia di milioni di persone sono morte per guerre inutili. I rancori e i ricordi, purtroppo, sono ancora vivi tra noi e la guerra civile tra il 1943 e il 1945, con i suoi strascichi successivi, ha scavato un solco profondo tra le generazioni. Ma è trascorso troppo tempo da allora e il mondo non è più quello di prima.
La riunione del Consiglio nazionale è l’occasione più adatta per il confronto delle diverse valutazioni, evitando asprezze non consone allo spirito che deve animare coloro che si sono impegnati nella riattivazione del partito in nome dei valori e dei principi che derivano dall’umanesimo cristianamente ispirato.
A chiusura dei lavori il Consiglio nazionle ha approvato la relazione del Segretario Nazionale e ha stabilito che il XX Congresso del Partito si terrà sabato 4 e domenica 5 marzo. Si terranno le assemblee precongressuali provinciali e regionale a gennaio e febbraio. Per quanti interessati a partecipare alle varie fasi del Congresso vi e’ la possibilità di iscriversi sino alla fine dell’anno. Portiamo nuovi iscritti alla Dc, coinvolgendoli in un congresso che rilancerà il Partito in modo definitivo!
Nell’apoteosi della Meloni mentre il Paese si avvita nella peggiore congiuntura, la DC, tra nodi irrisolti, veti e cecità politica, resta, ancora, al palo. La vittoria di Giorgia Meloni, e del centrodestra a trazione FdI, che per la prima volta a guida femminile, ha presentato il suo governo alla Camera dei Deputati, e replicherà al Senato, se da una parte ha chiuso un lunghissimo periodo di campagna elettorale che ha attraversato, quasi per intero, la precedente legislatura, ha dall’altra aperto tutto un carosello di domande che nei tanti ambienti interni ed internazionali ci si sta ponendo.
La gravità dei problemi che affliggono il Paese dovrebbe unire tutte le rappresentanze parlamentari per darle il supporto necessario. I provvedimenti di emergenza (inutile farne un elenco) che dovrà attuare saranno più o meno gli stessi che i suoi avversari, al suo posto, adotterebbero. L’opposizione, per questo, non dovrebbe impensierirla più di tanto. Però, ci sono alcuni “buchi neri” nel nostro sistema di cui non si parla mai o quasi mai, come se fossero una maledizione ormai accettata. Mi permetto di segnalarli.
Alcide Amedeo Francesco De Gasperi (3 aprile 1881- 19 agosto 1954) è considerato dalla storiografia moderna come uno dei più grandi statisti italiani. Tanto che lui amava ripetere: "Il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alla prossima generazione" “De Gasperi è scomodo per i potenti d’oggi. De Gasperi è una figura di statista che ti spinge a fare confronti tra i suoi comportamenti, i suoi riserbi, la sua sobrietà, la sua solitudine e lo stile di vita di coloro che vogliono accreditarsi come i suoi eredi. Lui rispondeva solo alle sue idee e alla sua coscienza. Lo celebrano, lo ascoltano, lo esaltano, ma non fu amato e non fu capito. Nemmeno dai suoi. Per tutti gli anni in cui lavorò nella Biblioteca Vaticana, non ebbe mai una visita da un prelato, anche se poi aggiungeva: “Ho un debito di gratitudine poiché con le 700 lire che guadagnavo ogni mese ho mantenuto la famiglia”.
Con la vittoria della destra alle politiche d’autunno emerge il deserto delle culture politiche che sono state le colonne portanti della prima repubblica: quella della DC e dell’area cattolico democratica e cristiano sociale e quella del riformismo social comunista, che il PD non ha saputo rappresentare nella lunga stagione del passaggio traumatico del 1993, nel quale il PCI seppe trarre vantaggio dal ruolo svolto dalla magistratura a senso unico. Se da quelle che furono le colonne portanti della prima Repubblica e, soprattutto, dai mondi culturali e sociali che a esse hanno fatto e fanno ancora riferimento, verranno alcune proposte di programma all’altezza dei bisogni della società italiana, anche dall’opposizione democratica al governo della destra, potrà venire un contributo positivo per l’Italia.
Non si ha stima dell'intelligenza delle persone se ci si limita a rilanciare l'affermazione di un giornale, per cui con Giorgia Meloni l'Italia avrà il governo più a destra dopo Mussolini. Per forza! Dopo Mussolini non c'è mai stato un Governo di destra. La Democrazia Cristiana è chiamata a ispirarsi alla dottrina sociale cristiana nella sua integralità vigilando sui valori non negoziabili e sulle posizioni relative alla questione antropologica condivisi da partiti europei di cultura eticamente relativista specie in materia di diritto alla vita e tutela della famiglia fondata sul matrimonio di uomo e donna.
L’Italia vira a destra e ha deciso di mettersi nelle mani di Giorgia Meloni. Gli elettori italiani, con una partecipazione al voto, seppure quella peggiore alle elezioni politiche (64%), è risultata superiore a quella prevista, bocciano Draghi e scelgono la destra, affidando il governo alla leader più estremista della storia nazionale dopo Benito Mussolini. Vince, infatti, il partito di estrema destra e quello della protesta a corrente alternata di Conte; escono sconfitti pesantemente PD e Lega, col terzo polo che non sfonda...E’ tempo di concordare un progetto politico fondato sui valori e i principi della dottrina sociale cristiana, come nella migliore storia dei Popolari sturziani prima e del democratici cristiani per oltre quarant’anni di egemonia nella politica italiana.
Qualunque sia l’esito del voto e tutto fa presupporre che, ahinoi, prevarrà la destra con la Meloni e Fratelli d’Italia primo partito, la nostra prospettiva rimane al centro della politica italiana. Grave e per molti versi stupido, secondo il terzo principio della stupidità di Cipolla, il NO di Calenda al nostro simbolo e alla partecipazione di nostri candidati nella lista del terzo polo, e neghittosa l’accettazione di Renzi di quel diktat. Privati del simbolo e di candidati, saremo liberi di votare secondo scienza e coscienza, decidendo in base ai candidati presenti nelle diverse liste più vicini ai nostri principi, interessi e valori.