Uno dei punti del programma del Governo Meloni è cambiare la Costituzione, trasformando la Repubblica italiana da parlamentare a presidenziale. Non è ancora delineato il tipo di presidenzialismo che si vuole, esistendo modelli diversi, da quello degli Stati Uniti a quello della Francia. Di certo è che tra i tratti di esso vi è lo spostamento del potere di elezione del Presidente della Repubblica dal Parlamento,  integrato con i rappresentanti delle Regioni, direttamente ai cittadini  e un rafforzamento del potere del Presidente. Non pare adottata la soluzione di elezione diretta del  Capo del Governo (quella che Renzi chiama elezione del sindaco d’Italia), per cui pare prevalere una soluzione vicina a quella francese (chiamata anche semi-presidenzialismo) con il mantenimento delle figure del Presidente della Repubblica e di Capo del Governo,  nominato dal primo. 

Anche su questo indirizzo di riforma costituzionale sarà il prossimo Congresso a decidere la posizione della DC, anche se finora esponenti politici di movimenti e partiti di ispirazione cristiana, tra i quali anche il nostro Segretario politico Renato Grassi, si sono espressi per il mantenimento dell’assetto istituzionale definito come “sistema parlamentare  di democrazia rappresentativa”, vedendo semmai positivamente un qualche rafforzamento dei poteri del Capo del Governo (per es. sul far dimettere ministri) e l’introduzione nel sistema del principio della “sfiducia costruttiva” che consente al Parlamento di sfiduciare il Governo solo se c’è una maggioranza che dà la fiducia a un altro Governo.

Quali sono i valori  e i principi in campo che possono dare orientamenti a un partito di ispirazione cristiana?

Il primo e più evidente è quello di democrazia partecipata. Difficile che qualche partito rifiuti di qualificare le sue scelte come ostili alla democrazia. Accade anche per partiti che vorrebbero  un sistema autoritario. Le differenze sono invece nette con riferimento alla qualifica della democrazia come “partecipata”. Il carattere che più distingue questa è la possibilità di influire sulle decisioni non solo al momento delle elezioni, scegliendo un partito o uno o più candidati, ma anche lungo l’intero periodo del mandato.

Tale possibilità è ampia se il sistema è parlamentare rappresentativo mentre è minimo o inesistente nel caso di un sistema presidenziale ad elezioni diretta. La possibilità di sfiduciare chi è stato eletto direttamente può essere prevista, ma con meccanismi assai complessi e in casi rari (come per es. accadde con il Presidente Nixon negli USA).

Il potere del Presidente eletto direttamente è di norma prevalente su quello del Parlamento e quindi i canali attraverso i quali il popolo e i suoi rappresentanti in Parlamento possono incidere sulle decisioni del Presidente lungo tutti gli anni del mandato sono assai stretti o mancanti.

E l’assenza di partecipazione rappresenta una riduzione della possibilità di esercitare la libertà, altro principio fondamentale che il pensiero sociale cristiano del XX secolo assume come guida per l’economia, la cultura, la politica, le scelte associative.

Spesso si propone l’introduzione di sistemi presidenziali con l’intento di rendere la democrazia “decidente”. Più ampia la possibilità di “partecipare”, minore la capacità di decidere rapidamente, e quindi si scarificano meccanismi più rappresentativi, come il sistema parlamentare a rappresentanza proporzionale, per adottare meccanismi che rendono più rapide le decisioni, come il presidenzialismo o sistemi parlamentari  maggioritari.

Queste posizioni non tengono conto che l’efficienza decisionale si misura non solo in base al tempo impiegato per decidere, ma anche al tempo necessario per attuare le decisioni. Il tempo “perso” per una più partecipata decisione viene poi compensato di solito con un minor tempo per attuare quella decisione, dato che la popolazione coinvolta, anche tramite i propri rappresentanti, ha avuto l’opportunità di far calibrare meglio le decisioni, considerando meglio obiezioni e difficoltà.

Un partito di ispirazione cristiana, come la DC, non può che essere a favore di istituzioni che realizzino democrazia partecipata, l’opposto del populismo che magnifica la democrazia diretta che si esprime solo nel momento elettorale nella scelta di qualcuno cui dare il potere. Non a caso così decisero i democratici cristiani quando elaborarono e approvarono l’attuale Costituzione.

 

sen. Renzo Gubert - Presidente del Consiglio Nazionale DC