di Ruggero Morghen



L’editore torinese Aragno dedica un volume, curato da Francesco Preziosi, al carteggio tra Augusto Del Noce ed Ernst Nolte, inspiegabilmente sottaciuto – quest’ultimo – nel titolo e nella formulazione di responsabilità. A tradurre dal tedesco le sue lettere ritroviamo Onorato “Nori” Grassi, voce cospicua del movimento di Comunione e Liberazione fin dai tempi dei tempi. Una scelta indubbiamente felice, se non altro perché Del Noce riteneva Cielle “il più serio movimento giovanile”, anzi “l’unico originale che ci sia oggi in Italia”.

Siamo nel 1966 e Nolte viene particolarmente colpito da un saggio di Del Noce, tanto da definirlo “splendido esempio dell’attuale interpretazione italiana del fascismo”. Dal canto suo il filosofo di Savigliano ritiene che con l’opera noltiana “Der Faschismus in seiner Epoche” inizi veramente la corretta interpretazione storica del fascismo, poiché – argomenta – “sino ad allora si era fermi sul terreno della memoria”. In particolare ritiene straordinariamente buono il capitolo su Mussolini e Nietzsche. A suo avviso i libri dello storico di Marburgo “veramente iniziano la storiografia filosofica sul tema” del fascismo. Essi sarebbero anzi d’importanza assolutamente eccezionale e i primi veramente filosofici sull’argomento. Non solo: Del Noce valuta Nolte quale miglior interprete della storia contemporanea. “Siamo ben pochi nel mondo – ritiene infatti – a intendere in maniera analoga, dando una priorità al momento filosofico, la storia contemporanea; e se non sbaglio lo stesso nazismo”. Che sarebbe una semplice “copia rovesciata” del leninismo e dello stalinismo, con i Lager inseparabili dai Gulag.

I due si scrivono amichevolmente e fruttuosamente, pur senza essersi ancora conosciuti di persona e Nolte si presta addirittura a tradurre in tedesco l’amico. “Ci dev’essere – riconosce anzi – proprio qualcosa come un’affinità, che ci spinge, indipendentemente l’uno dall’altro, ai nostri rispettivi lavori”. “La complementarietà delle nostre ricerche – rincara la dose Del Noce – è singolarissima”. E “quanta consonanza, quasi unica, c’è nei nostri pensieri!”. Ancora nel 1984 gli confessa: “Sempre rileggo i suoi scritti, che pure avevo accostato per la prima volta nel lontano 1963”. E più avanti: “Sono ormai quasi trent’anni che ci siamo incontrati nelle idee. E puntualmente i miei pensieri si incontrano con i suoi”. Vi è tra i due una sorta di comunione spirituale che si afferma nonostante (anzi dentro) le contraddizioni: come l’età che avanza, la depressione di Del Noce o la posta europea che – lamenta Nolte - fa davvero schifo.

Nel merito il filosofo italiano si sofferma sul fascismo inteso quale epilogo della rivoluzione mazziniana: un epilogo che Mazzini non poteva prevedere e in cui certo non si poteva riconoscere. Ad avviso di Del Noce il momento mazziniano è proprio il tratto che unisce Gentile e Mussolini. L’incontro dei due è considerato decisivo anche per la formazione del mito del Duce, che “non ha la sua origine nella tradizione romana, ma proprio nella filosofia di Gentile”. Quanto al legame tra il fascismo e il comunismo italiano, esso sarebbe più profondo di quello sussistente tra fascismo e nazismo, almeno – precisa Del Noce – dal punto di vista culturale. Di rilievo, poi, la figura di Giuseppe Rensi, il primo filosofo che Mussolini abbia conosciuto e figura decisiva per il rapporto Marx-Nietzsche quale si profilò anche per il figlio del fabbro di Predappio.

Gli indici dei nomi sono spesso fatti coi piedi (vedi il mondadoriano “Disobbedisco” di G.B. Guerri) ed anche qui non manca una perla, per dirla con don Dario Silvello: si tratta di “Gaetano d’Annunzio” (sic!), vero fantasma delle patrie lettere: eppure Perfetti, curatore del volume, è stato dal 1993 al 1997 presidente del Vittoriale!