di Ettore Bonalberti
Ho avuto l’occasione di visitare, alcuni anni fa nella cattedrale di Dublino, la tomba dello storico ed economista Richard Whateley (1 Febbraio 1787 – 8 Ottobre 1863), il teorico del NOMA (Non Overlapping Magisteria), secondo cui “i magisteri non si sovrappongono”, e che per essere scienza, l’economia non deve mescolarsi all’etica e alla politica. Business is business. Conseguenza, come ben evidenziato dal prof. Stefano Zamagni della subordinazione della politica all’economia e di quest’ultima alla finanza, ossia l’essenza del trionfo del turbo capitalismo finanziario nell’età della globalizzazione.
È stata questa l’età nella quale, come ha ben espresso il dr. Alessandro Govoni, esperto finanziario, già CTU presso il tribunale di Cremona, è risultato dominante il ruolo degli hedge funds anglo caucasici/kazari, con sede operativa nella city of London e fiscale a tassazione zero nel paradiso fiscale USA dello Stato del Delaware.
Scrive Govoni: "BlackRock, Bridgewater Associates, Citibank, Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley, Pioneer e Vanguard, tutte multinazionali finanziarie luterane tedesco orientali, saxo- anglo- caucasiche, intendendo per Caucaso la regione persiana (Iran , Georgia, Azerbajan) da cui estraggono petrolio; anglo, perché hanno tutte sede legale nello Stato denominato City of London; saxo, per significare l'origine sassone cioè tedesco- orientale.
E per approfondire la conoscenza del ruolo svolto da questi poteri, Govoni scrive: “i media non parlano dell'asse Iran/Georgia/Azerbajan ( ex Persia) che con la Sassonia nella Germania est costituisce l'asse criminale monarchico arianista -sovieto/ luterano, un asse costituito dalle multinazionali del petrolio in Persia, controllate ora come all'epoca della 2 guerre mondiali, dagli stessi fondi speculatori che controllano le grandi industrie luterane del farmaco della Germania dell'est ex IG FARBEN, fondi speculatori di proprietà delle 7 famiglie monarchiche luterane della Germania dell'est- sassoni (Rothschild, Morgan/Lloyds , Rockfeller , Bush, Warburg, Clinton, Johnson), asse criminale che ha provocato due Guerre Mondiali per evitare che si diffondesse la cura del tumori già nota nel 1914 che avrebbe azzerato il fatturato IG FARBEN (nata dall'unione di 57 fabbriche tra cui la BAYER, la BASF, la HOESCH, la AFGA..) , che nel 1930 occupava in Sassonia oltre 10 milioni di persone che negli anni 30 iniziarono a perdere il lavoro”.
Trump, desecretata la documentazione nel 2017 sulla Seconda Guerra Mondiale che ha portato alla conoscenza dell'esistenza di questo NAZI asse criminale, ha proceduto a licenziare tutti gli infiltrati luterani tedeschi della sua amministrazione e in questo momento negli Stati Uniti vi sono più evangelici luterani tedeschi in carcere che fuori, autori di tutti gli attentati contro i luoghi del culto ebraico , cattolico e cristiano -ortodosso, i cd primatisti bianchi.
Con l’avvento alla guida degli Stati Uniti di Trump la situazione ha subito e sta subendo una profonda trasformazione, ben descritta nel recente libro del prof Alessandro Volpi: La guerra della Finanza- Trump e la fine del capitalismo globale- Editori Laterza.
È in atto negli USA, secondo l’autore, una guerra finanziaria in grado di mettere in crisi lo stesso sistema capitalistico. Si confrontano, da un lato, i grandi fondi finanziari, le cosiddette Big Three ( Balck Rock, Vanguard e State Street), “ i padroni del mondo”, che sono in grado di determinare il corso del mercato azionario a livello internazionale e, dall’altro, il mondo delle criptovalute e dei fondi più speculativi, esponenti autorevoli dei quali sono inseriti nella stessa amministrazione Trump. Interessi diretti del tycoon in materia di criptovalute ( se ne è costruita persino una ad personam) e il tentativo di difendere il predominio del dollaro sull’economia mondiale, messo a dura prova da uno dei debiti pubblici tra i più elevati, sono alla base della sua scelta di schierarsi con questi esponenti dei fondi più speculativi.
Terreno da conquistare l’Europa, col suo prezioso tesoro rappresentato dalla liquidità del risparmio e divisa al suo interno da una governance che le impedisce di tradurre sul piano politico istituzionale il notevole peso economico commerciale. Una divisione ancor più aggravata dalla decisione trumpiana di togliere la storica garanzia dell’ombrello americano della NATO, insieme alla guerra dei dazi, nel tentativo di Trump di ridurre in tal modo parte dell’enorme debito pubblico del suo Paese. Conseguenza, la politica di riarmo europeo, affidata, in larga parte all’autonoma responsabilità degli Stati nazionali, a scapito delle politiche del welfare e della spesa sociale con inevitabili ripercussioni sul piano politico e sociale.
Di qui lo sfascio della tradizionale unità atlantica, sostituita da una permanente conflittualità con la Cina, detentrice del monopolio dell’economia reale, ma che sta assumendo un ruolo sempre più importante anche in quello finanziario, insieme ai BRICS, alla ricerca di forme alternative alla dipendenza del dollaro dalla finanza occidentale.
Dall’esito di questa guerra aperta tra i due gruppi finanziari prevalenti negli USA, il conflitto interno al capitalismo, scoppiato in America e giunto in Europa, può portare a travolgere non solo quel turbocapitalismo proprio dell’età della globalizzazione, ma, la natura stessa del capitalismo.
Credo sia tempo di cominciare a pensare a ipotesi nuove, come quelle indicate dall’”economia di Francesco”, che, anche nel Veneto, sta trovando coraggiosi interpreti negli amici di World LAB, con la loro proposta di una nuova economia sociale (www.worldlabnetwork.org )
Formati alla politica, sulla base dei principi della dottrina sociale cristiana avviata dalla Rerum Novarum di Papa Leone XIII e rinnovata storicamente con le encicliche pontificie succedutesi da Papa Pio XII, Giovanni XXIII, San Paolo VI, San Giovanni Paolo II e sino alle ultime di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, i cattolici impegnati in politica, da Sturzo a De Gasperi, sino a Fanfani, Moro e agli esponenti dell’area cristiano sociale, come anche noi della quarta e ultima generazione della DC, abbiamo sempre tentato di tradurre nella “città dell’uomo” il tema di un diverso e più corretto rapporto tra capitale e lavoro che ha segnato la lunga stagione della prima fase della rivoluzione industriale.
Con le trasformazioni intervenute nel capitalismo a livello occidentale, abbiamo tentato di adottare i canoni dell’economia sociale di mercato derivati della scuola tedesca, all’economia civile indicata dai proff. Bruni e Zamagni, col superamento del NOMA-Non Overlapping Magisteria, ossia la subordinazione della politica all’economia e alla finanza, oggi dominante nella fase di sviluppo del turbocapitalismo finanziario anch’essa messa in discussione dal conflitto aperto tra le due forme di capitalismo in atto negli USA.
Ecco perché, molti amici dell’area cattolica democratica, liberale e cristiano sociale, sono interessati al progetto del convivio indicato da WorldLab, avente l’obiettivo di avviare le fasce deboli del mercato del lavoro a un’attività di autoproduzione e consumo attraverso un’ inedita struttura standard di carattere cooperativo-mutualistico dedita all’auto-produzione di beni e servizi di prima necessità. Tale struttura di prossimità, economicamente autosufficiente, prevede una trasmissione intergenerazionale dei saperi, attraverso l’accompagnamento dei beneficiari da parte di soci senior con funzione di formatori-tutori, e si vuole altamente trasferibile non necessitando di innovazione, né di prodotto né di processo produttivo, autentica alternativa allo stadio attuale di un turbo capitalismo finanziario guidato dalle oligarchie tecnofinanziarie oggi dominanti.



























