di Ruggero Morghen


L’Università di Trento ha deciso di inaugurare l’anno accademico, alla presenza del presidente della Repubblica, con l’intitolazione della Biblioteca di ateneo ad Alcide De Gasperi. “È un’ottima iniziativa – è il commento di Lorenzo Dellai, già deputato e presidente della Provincia autonoma di Trento -, per la quale dobbiamo ringraziare il magnifico rettore Flavio Deflorian che l’ha ideata e il Senato accademico che l’ha approvata”. Cogliendo una valenza di straordinaria importanza nell’attuale fase storica, Dellai precisa che questa decisione è dell’Università che è “in Trento”, con uno specialissimo status giuridico di valenza territoriale, inedito nel nostro Paese, ma non è “di Trento” nel senso di una ristretta visione domestica.

L’ex presidente va oltre queste finezze spingendosi a delineare una università che sia addirittura un “Tempio” di Laicità (le maiuscole davvero non gli difettano) in un’epoca in cui “se ne vede poca in giro di vera laicità, intesa come pensiero critico, sforzo di dialogo, rifiuto di ogni pregiudiziale dogmatismo”. Dellai al solito vola alto, ma c’è da ritenere che l’intitolazione della biblioteca dell’ateneo trentino allo statista democristiano risponda anche e prima a motivazioni più immediate e stringenti. Non va dimenticato infatti che De Gasperi fu, in una fase assai delicata della sua vita, bibliotecario in Vaticano.

Il 1° marzo del 1929 egli vide accolta la sua richiesta di ottenere un’occupazione. Ne aveva patrocinato l’assunzione alla Biblioteca Vaticana il vescovo di Trento monsignor Celestino Endrici, “amico cordiale – ricorda Guido Gonella - ed estimatore da sempre dell’opera di De Gasperi”,  Quale collaboratore soprannumerario Alcide redigeva le schede del catalogo sul modello della Library of Congress di Washington. Di ogni libro faceva una ventina di schede, scritte a mano, con indicazioni analitiche per orientare il lettore “per quanto somaro fosse”. Redigeva – conferma il cardinale Tisserant - “il catalogo degli stampati, sia nella forma della descrizione breve dei volumi, sia della descrizione minuta, secondo le tavole pubblicate nel 1930”.

L’alto prelato non mancava di sottolineare, scrivendone al direttore dell’Osservatore Romano, “la perfetta conoscenza della lingua tedesca e la vasta cultura generale del dottor De Gasperi” che “ne hanno fatto un collaboratore unico e non comune”. Dal canto suo Giorgio Levi Della Vida, anch’egli rifugiato e impiegato in Vaticana come catalogatore di manoscritti orientali, lo ricordava come lavoratore meticoloso ma non sempre provvisto di adeguate competenze catalografiche: “I suoi colleghi del catalogo andavano raccontando che le schede compilate da De Gasperi potevano servire da modello di come un catalogo non va fatto”. 

Più tardi il nostro avrà l’incarico della segreteria della Biblioteca quale collaboratore diretto del prefetto padre Albareda, poi fatto cardinale. Mussolini avrebbe voluto allontanare De Gasperi, ma il Papa gli fece rispondere che non si pentiva di aver dato ad un onesto uomo e ad onesto padre di famiglia “un poco di quel pane che voi gli avete negato”.