La conversione delle armi nucleari in strumenti di pace costituisce il nucleo fondante dell’azione che l’organizzazione Civiltà dell’Amore porta avanti fin dalla sua costituzione, alla fine degli anni ottanta.  La conversione delle armi nucleari consiste nel trasformare il materiale fissile esplosivo (l’Uranio naturale fortemente arricchito nella sua componente fissile fino al 90%) in combustibile che possa esser “bruciato” nei reattori nucleari per produrre energia elettrica ad uso civile. E’ questo l’unico modo possibile per distruggere in via definitiva e controllata la “carica” di distruzione contenuta nelle atomiche sparse nel mondo. Il combustibile per le centrali nucleari ad uso civile è anch’esso costituito da Uranio naturale ma l’arricchimento nella sua componente fissile è molto basso e comunque non può superare la soglia del 20%. L’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica dell’ONU (AIEA), con sede a Vienna, ha il potere di controllare (ed eventualmente denunciare le violazioni al Consiglio di Sicurezza dell’ONU) che tale limite non venga superato. Gli impianti in grado di attuare questa conversione sono già presenti in Russia e negli Stati Uniti, in quanto il loro accordo bilaterale dell’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, denominato Megatons to Megawatt M2M, ha permesso di convertire (nel periodo 1993-2013) circa ventimila testate nucleari in combustibile che ora viene utilizzato nei reattori del mondo. Questi impianti hanno, ad oggi, prodotto energia elettrica per circa 6,5 miliardi di Megawattora (MWh), che sarebbe corrispondente alla fornitura di elettricità a tutte le famiglie del mondo per un periodo equivalente di un anno. 

Una valutazione conservativa effettuata da Civiltà dell’Amore calcola che oggi vi siano nel mondo circa 50.000 testate nucleari (13.400 già pronte e circa 37.000 equivalenti negli arsenali militari). Se il materiale fissile di queste testate, opportunamente diluito nelle percentuali predette, fosse utilizzato nelle centrali nucleari per produrre energia elettrica (attualmente ne sono a disposizione circa 300 su scala mondiale) si potrebbe avere un ricavo di circa 800 miliardi di dollari in 50 anni (periodo necessario a convertire tutto l’uranio delle bombe esistenti in combustibile nucleare). Già con 300 miliardi di dollari si possono impiantare Microprogetti per lo sviluppo sostenibile delle popolazioni in grave stato di indigenza (“i poveri del mondo”) per un totale di 600 milioni di persone. Secondo l’esperienza di Civiltà dell’Amore, attraverso la costituzione di Microprogetti  e di Microimprese nei paesi poveri, si potrebbe realizzare nei villaggi di tutto il mondo un’agricoltura dignitosa e sostenibile per la vita delle popolazioni indigenti.

Le risorse finanziarie che si ricaverebbero dalla produzione di energia elettrica delle centrali nucleari che utilizzano il combustibile ricavato dalla conversione delle armi nucleari, potrebbero essere devolute direttamente dal gestore elettrico a quelle ONG, o a quegli Enti di cooperazione internazionale, che mettano in atto Microprogetti, o realizzino Microimprese, nei paesi poveri. 

Si avrebbero così i seguenti vantaggi:

  • una trasmissione veloce per rispondere all’urgenza della miseria e della fame nel mondo;
  • una maggiore trasparenza nella conversione dell’energia contenuta nelle armi nucleari in energia di pace e di sostegno alle popolazioni povere;
  • una maggiore collaborazione e partecipazione da parte della popolazione che risiede nei dintorni dell’impianto nucleare dove tale energia viene prodotta. 

Le Linee di un Piano Generale che Civiltà dell’Amore propone, basate sull’esperienza già acquisita sia sulla fattibilità della conversione nucleare, tramite la comunità scientifica e tecnologica internazionale contattata, che nella realizzazione di Microprogetti e Microimprese di sviluppo sostenibile nei Paesi poveri effettuata con Missionari, ONG e Enti di Cooperazione internazionale, si possono sintetizzare in tre fasi:

  1. Accordi strategici tra le Potenze nucleari per il disarmo graduale e concordato con conseguente conversione del materiale nucleare bellico in combustibile da utilizzare nelle centrali nucleari esistenti (secondo uno schema che potrebbe ispirarsi al citato programma russo-americano Megatons to Megawatts M2M). L’inizio di colloqui bilaterali e multilaterali su questo tema rafforzerebbe inoltre l’efficacia del Trattato di Non Proliferazione nucleare e darebbe “corpo” alla attuazione del famoso articolo VI del Trattato dove i Paesi nucleari si impegnano a “…concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una…cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare….” . La mancata attuazione di questo articolo ha condizionato pesantemente il negoziato tra paesi nucleari e paesi non nucleari nell’ambito nelle varie Conferenze di Riesame del Trattato, che di svolgono dal 1970 con cadenza quinquennale (la prossima si terrà nel gennaio 2022 a New York). 
  2. Utilizzo del combustibile così ottenuto per produrre energia elettrica da cui ricavare i finanziamenti da destinare allo sviluppo sostenibile ed integrale delle popolazioni più povere del mondo;
  3. Costituzione di Microprogetti e Microimprese da parte di Organismi di cooperazione internazionale per uno sviluppo sostenibile ed integrale delle predette popolazioni.

La prima fase, quella degli accordi, che sono di natura politica, potrebbe essere relativamente più veloce in relazione alle due seguenti.

La seconda fase, quella di conversione ed utilizzo del combustibile nucleare, è più lunga. Nel citato programma Megatons to Megawatts M2M, per operare la conversione delle 20.000 testate atomiche ci sono voluti venti anni. Applicando la stessa tempistica, per smaltire le 50.000 testate esistenti servirebbe un tempo che potrebbe variare da quindici a cinquanta anni. 

La terza fase, quella dello sviluppo sostenibile nei Paesi poveri, potrebbe essere decisamente più breve.

Quanto al bilancio costi-benefici, oltre ai benefici di carattere politico-strategico in tema di stabilità e di potenziamento dei rapporti tra i vari “attori” internazionali, il Piano Generale proposto da Civiltà dell’Amore consente di ottenere i seguenti vantaggi:

  • uno sviluppo complessivo dei Paesi partecipanti a seguito della possibilità di poter utilizzare nei Paesi aderenti le risorse impiegate nel programma nucleare militare oggetto del disarmo, nonché un impatto economico positivo;
  • riduzione della spesa militare;
  • ricavi economici certi dovuti alla disponibilità di un nuovo combustibile nucleare, a prezzi “politici”.

Il Piano Generale proposto prevede anche la possibilità di reinvestimento in programmi di sviluppo non energetici. Il nuovo scenario che si produrrebbe permetterebbe di attuare nei villaggi poveri una serie di programmi di sviluppo soprattutto di tipo agricolo, con l’uso di impianti di energia a fonti rinnovabili. Tenendo presente che il costo di creazione di una impresa agricola autosostenentesi (dove lavorano almeno trenta capifamiglia) che utilizzi fonti rinnovabili può arrivare fino a 100.000 €, se ne deduce che il beneficio economico derivato dalla conversione di tutte le armi nucleari esistenti potrebbe essere sufficiente ad ottenere uno sviluppo sostenibile per tutta la popolazione che soffre la fame nel mondo. Inoltre non è trascurabile il beneficio per l’ambiente: la produzione di elettricità per via nucleare, utilizzando il combustibile delle 50.000 testate presenti, risparmierebbe al nostro pianeta il rilascio di almeno 3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2 )

In conclusione, la conversione del solo Uranio altamente arricchito delle testate nucleari esistenti e la conversione degli arsenali militari dedicati, impegnerebbe un numero elevato di operatori industriali e sociali e consentirebbe alla nostra generazione di raggiungere importanti risultati di alto valore simbolico: 

  • l’eliminazione della minaccia di una guerra nucleare, che sarebbe letale per tutto il pianeta; 
  • la produzione di energia elettrica a fini pacifici; 
  • la fortissima riduzione, se non l’eliminazione, della fame nel mondo; 
  • il risparmio al nostro pianeta dell’immissione in atmosfera di qualche miliardo di tonnellate di anidride carbonica.

Raffaele Di Sapia, già Esperto nucleare, Ministero degli Affari Esteri