Il 27 febbraio è San Gabriele dell'Addolorata. 

Lo era anche nel 1934, quando Gabriele d'Annunzio scoprì - "non senza turbamento" - nel "Barbanera", suo almanacco favorito, l'esistenza di un santo suo omonimo e diverso dall'arcangelo, che già conosceva. Ne scrisse quindi per avere informazioni al "suo" parroco. La missiva, recante il motto “Primo Gruppo di Squadriglie”, era infatti indirizzata “al Reverendo Arciprete Don Giovanni Fava in Gardone soprano”. 

"Ditemi, o Fratello - chiedeva il poeta -, chi sia quel Gabriele". Dal sacerdote originario di Limone egli ebbe una risposta circostanziata e soddisfacente, che si concludeva così: Questo “Santo fratello” che è nei Cieli, guardi e vegli con particolare amore – (io lo invocai di cuore) – anche su di Voi, che con tanta larghezza effondete conforto ed aiuto – per mezzo mio – ai ns. Poverelli. Con pensiero grato così prego col poverello d’Assisi. Il Signore vi dia Pace.

D'Annunzio non dimenticherà più la figura del santo giovane, suo omonimo e futuro patrono della sua terra d'Abruzzo. Ancora pochi giorni prima di morire, scriverà infatti alla moglie Maria Hardouin dei duchi di Gallese: “Ho atteso invano il dono promesso. Forse lo rivedrò, quando sarà spenta l’altra lampada nel giorno natale di san Gabriele". 

La lampada della sua vita, in effetti, si spegnerà per sempre di lì a pochi giorni, il primo marzo del 1938, ultima sera di Carnevale. Erano trascorsi allora esattamente cento anni dalla nascita di San Gabriele dell'Addolorata, avvenuta in quel di Assisi il primo marzo del 1838.

Ruggero Morghen