IL POPOLO

Politica

È una affermazione attribuita al grande campione italiano, asso del ciclismo, Gino Bartali che calza a pennello alla politica e ai politici che nella settimana delle elezioni del Presidente della Repubblica hanno dato, nconcepibilmente, il peggio di sé. Certo è che quello che si è visto, ostinatamente teletrasmesso minuto per minuto, è quanto di squallido si abbia visto. Il risultato è stato fallimentare! Un’occasione persa per la politica che avrebbe dovuto e potuto misurarsi con se stessa, verificare le proprie capacità di dialogo, di sintesi e di compromesso. Un’occasione davvero mancata clamorosamente.
Nell’elezione del presidente della Repubblica non è emersa - nemmeno sotto traccia - la funzione dei molti parlamentari di origine DC presenti nei diversi partiti rappresentati in Parlamento, così come più netto è stato il ruolo svolto da alcune componenti interessate a dar vita al nuovo centro della politica italiana: Renzi, Calenda, Toti, Brugnaro. Una proposta concreta perquanti sono interessati a un’iniziativa da assumere insieme: riunirci presso l’Istituto Luigi Sturzo a Roma con tutti i rappresentanti delle diverse realtà dei partiti, movimenti e associazioni che fanno riferimento alla nostra area sociale, culturale e politica.
Io triumphe, così si acclamava a Roma l’elezione dell’imperatore e così scriveva Gianni Brera nel 1982, dopo la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio. Uso anch’io quest’acclamazione con la riconferma deldue Mattarella-Draghi, innanzi tutto perché comporta garanzia di stabilità politica e istituzionale di cui il Paese ha bisogno, e anche perché, modestamente, era ciò che avevo indicato il 18 gennaio scorso con la mia nota: prevalga il buon senso.
Guardando al Colle più alto, la situazione appare alquanto agitata e confusa, tra il centro destra in progressiva fibrillazione, dopo che il tentativo del Cavaliere sembra ormai considerato da Salvini superabile/to e la sinistra che rimane ferma in un surplace impotente. La fragile situazione economico sociale di un Paese sfibrato da una crisi pandemica ben lungi dal potersi considerare finita, suggerirebbe di tener in debita considerazione il motto: quieta non movere et mota quietare. Il bis di Mattarella e la continuazione del governo delle larghe intese, con i possibili aggiustamenti, è ciò che serve. E’ la soluzione più semplice che richiede un suggeritore autorevole come il capo del governo.
Gianfranco Rotondi nel suo libro uscito da poco "La Variante DC: storia di un partito che non c'è più e di uno che non c'è ancora", sostiene che la Dc, pur essendo finita al cimitero potrebbe risorgere. Fabrizio Ronconi dalle colonne del quotidiano Libero dà conto delle teorie di Rotondi definendolo “l'unico DC rimasto in vita o per lo meno operativo, anche se in altra formazione politica”. Il 3 gennaio scorso Vittorio Feltri è tornato con un editoriale sul volume di Rotondi sentenziando che “la resurrezione salvifica della Dc è una ipotesi a cui non credono neanche i reduci irriducibili della ex gloriosa fazione cattolica”. Alberto Alessi replica a Ronconi con la seguente lettera, in cui sostiene, tra l'altro che "La DC, non è "un" partito del popolo, ma "il" partito del popolo. E che "Rotondi non è l'ultimo DC, ma che in Italia ve ne sono tanti, e molti sono usciti dalle loro tane e collaborano per cercare nuovi soci".
Il Parlamento in seduta comune dei suoi membri e dei delegati delle regioni per l’elezione del 13° Presidente della Repubblica è già stato convocato per il 24 gennaio alle ore 15 a norma degli artt. 83 e 85 della Costituzione. I pronostici dei politologi indicano concordemente Mario Draghi come il più probabile successore di Sergio Mattarella. Si sostiene che l’elezione di Draghi costituirebbe un elemento indispensabile di garanzia per il rispetto degli impegni che l’Italia ha assunto nei confronti dell’Unione Europea. La tesi presenta a sommesso parere di chi scrive, non pochi problemi.
Nella crisi di sistema dell’Italia e con la scomparsa delle culture politiche che furono alla base del patto costituzionale, l’assenza di un centro capace di rappresentare gli interessi e i valori del terzo stato produttivo e delle classi popolari, alimenta la renitenza al voto. Un’astensione elettorale aggravata dalla presenza di una classe dirigente sempre più lontana dalle attese dei cittadini. In questo quadro, tuttavia, permangono intatti gli ideali del popolarismo sturziano e degasperiano, così come s’impongono gli orientamenti indicati dalle encicliche degli ultimi Papi
Tutti alla ricerca del miglior allineamento come i fantini con i loro cavalli al palio di Siena. Qui non si tratta di fantini assoldati dalla propria contrada e disponibili alla compravendita fedifraga del miglior offerente, ma di diversi “conducator” alla ricerca delle possibili alleanze pre elettorali. La “giostra”, iniziata con l’incontro dell’on. Gianfranco Rotondi con il suo “Verde è popolare”, è continuata con l’assemblea nazionale di Noi Di Centro, dell’on. Clemente Mastella.
Continua, con crescente interesse, l’attenzione attorno alla ripresa dell’iniziativa politica da parte dei cattolici. Tante si contano le riflessioni sulle prospettive reali o velleitarie di un nuovo centro politico, assai attente a cogliere i multiformi aspetti di un processo politico che sta agitando l’azione di diversi partiti e partitini nella illusione che quella collocazione possa assicurar loro un nuovo passaporto politico per quell’elettorato che da tempo sta alla finestra. In ciascuno di questi commentatori si colgono diffusi elementi di perplessità sulla reale praticabilità di questa operazione, anche per le motivazioni che sembrano sorreggere tali progetti.
Sono aperte le prove di formazione del nuovo centro della politica italiana. Considero positivamente ogni iniziativa finalizzata al superamento della diaspora DC che ha caratterizzato i quasi trent’anni che ci separano dalla fine politica della Democrazia Cristiana (1993), sia che intenda rilanciare politicamente il partito “mai giuridicamente sciolto”, sia e ancor di più, se intende allargare l’area di centro che considero essenziale per il sistema politico italiano.