IL POPOLO

Politica

Dopo il voto settembrino è nata una maggioranza articolata e scomposta, insieme a tre opposizioni: quella più numerosa del PD che, con il Ccongresso avviato, è alla ricerca della sua identità; una di tipo populista, guidata da Conte col M5S e una di tipo liberal democratica riformista rappresentata dal terzo polo di Calenda e Renzi. Noi DC sopravvissuti alla lunga stagione della diaspora (1992-2022) viviamo una fase particolarmente difficile, nella quale emergono due posizioni ben distinte: quella di coloro che hanno condiviso la scelta di Totò Cuffaro in Sicilia, e quella di coloro che ono rimasti coerenti con la scelta per un centro politico nuovo democratico, popolare, liberale, alternativo alla destra nazionalista e populista e distinto e distante dalla sinistra senza identità.
Non appartengo alla schiera di coloro che attribuiscono all’on. Meloni il rischio di ritorni impossibili al fascismo, ma sono seriamente preoccupato per quanto prima e durante il passaggio elettorale, Fratelli d’Italia ha dichiarato sul piano delle scelte europee e sulla politica economica e finanziaria del Paese. Attendiamo il nuovo governo della destra all’impegno di guida del Paese e formuleremo i nostri giudizi su atti e fatti concreti. Dobbiamo ritrovarci a condividere un programma dei DC e Popolari per l’Italia con il quale intendiamo inverare nella “città dell’uomo” le indicazioni della dottrina sociale della Chiesa, come scrive l’amico Gubert, nella loro “ integralità”. Il Consiglio Nazionale e gli eletti all’ultimo Congresso del partito, alla luce del voto del 25 settembre, decideranno come procedere.
Il nostro ruolo in una fase delicatissima della vita politica italiana. Da alcuni amici da sempre vicini alle nostre posizioni, emerge una sfiducia generalizzata sulle conseguenze delle nostre insufficienze e responsabilità culminate nel rifiuto di Carlo Calenda, ertosi a rappresentante del nuovo azionismo italico, al riconoscimento del nostro simbolo e di nostre candidature nelle liste del terzo polo. Un rifiuto che, seppur ci lascia piena libertà di voto, non per questo deve farci deflettere dalla decisione assunta unanimemente nella direzione nazionale del 9 agosto scorso, per un voto al centro, alternativo alla destra nazionalista e populista e distinto e distante dalla sinistra senza identità. (Si veda il Comunicato Stampa della Direzione DC).
Mai come in questo momento sarebbe utile e opportuno che anche dal mondo cattolico giungessero segnali forti a sostegno dell’alleanza elettorale euro atlantica e dell’agenda Draghi. Tutto questo sarebbe facilitato, ovviamente, dal sistema elettorale proporzionale con la presentazione autonoma della lista del centro come da noi condivisa. Col sistema maggioritario del rosatellum, però, vince chi elegge più parlamentari; la ragione per la quale è inevitabile la formazione dei due poli di destra e di sinistra.
Era prevedibile che lo sconquasso aperto da Conte, Salvini e Berlusconi con la sfiducia al governo Draghi, avviasse una campagna elettorale che sta assumendo i toni di quella storica del 1948. Carlo Nordio, il magistrato veneto che era ipotizzato come ministro del futuro governo di destra, ospite della war room di Enrico Cisnetto, ha detto testualmente: "Non abbiamo prove - premette Nordio - ma le coincidenze sono diventate indizi gravi, precisi e concordanti".
Oggi ho partecipato in video conferenza alla riunione della direzione nazionale della DC, convocata dal segretario Renato Grassi, in una situazione assai diversa da quella che pensavamo solo alcune settimane prima. La crisi di governo aperta da Conte e dal M5S, cui hanno fatto sponda Salvini e Berlusconi, oltre alle elezioni anticipate di autunno, ha avviato un processo di scomposizione delle forze politiche destinato a non arrestarsi.
La recente sentenza n.10654 del 4.7.2022 del tribunale di Roma ha posto fine alla ridda dei se-dicenti capi e capetti di fantomatiche Democrazie Cristiane, che tanta confusione ha creato in molti amici presenti nelle diverse realtà territoriali. Comprendo le difficoltà di amici ex DC, i quali, avendo vissuto l’esperienza del passaggio dal PPI di Martinazzoli al PD, dopo un lungo travaglio, si ritrovano adesso nella situazione ambigua e difficile di ex democratici cristiani (magari confortati dal perentorio giudizio dell’on. Bodrato sul “prezioso cristallo infranto”) senza un partito e con alle spalle una militanza infelice nel PD, nel quale, per dirla con Donat Cattin, alla fine hanno fatto esperienza di quell’aforisma secondo cui: “ è sempre il cane che muove la coda”.
Tenendo fissa la nostra stella polare, noi democratici cristiani e popolari abbiamo il dovere di impegnarci nella costruzione di una forte alleanza politico elettorale euro atlantica, in coerenza con la nostra storia migliore, quella dei padri fondatori DC dell’Unione europea: De Gasperi, Adenauer, Monnet e Schuman.
Molti convengono che prima delle alleanze bisognerebbe discutere di programmi. Ho tentato di offrire alcune idee di programma, per la verità senza trovare, almeno sin qui, interlocutori disponibili. Alla fine, in quasi tutti, sembra prevalere il tema delle alleanze. Un tema scivoloso per il quale. all’interno della nostra area di ispirazione cattolico democratica e cristiano sociale, sopravvive la distinzione tra neocon e neodem che caratterizzò la stagione di egemonia ruiniana nella Chiesa italiana, elemento divisivo sul piano politico. Pienamente legittimati nella nostra iniziativa di partito si dovranno, quindi, mettere in campo una serie di azioni programmatiche e organizzative che mi propongo di presentare alla riunione della direzione nazionale del partito annunciata per il prossimo 23 luglio p.v.
Sorprende qualche commento alla sentenza del Tribunale di Roma sulla causa intentata da Cerenza e De Simone circa la validità dell'Assemblea che ha riattivato, per iniziativa di alcuni soci, il partito della Democrazia Cristiana, proprio quello fondato da Degasperi e altri nel 1943. La sentenza di questi giorni ha chiarito chi sia davvero il soggetto politico Democrazia Cristiana, riconoscendo la legittimità dell'Assemblea dei soci della DC. Ed è già un grosso successo rispetto a chi usa impropriamente la denominazione di Democrazia Cristiana.