di Ettore Bonalberti

 

 

Quello della legge elettorale è un tema che si propone costantemente alla vigilia di elezioni politiche, quasi che la  crisi di sistema vissuto dall’Italia si possa risolvere col mutamento delle regole elettorali. Certo, dal mattarellum al porcellum e sino al rosatellum, sono stati numerosi i tentativi di trovare soluzioni, in ogni caso sempre corrispondenti agli interessi delle maggioranze di governo e parlamentari che hanno deciso di adottarle. Non sempre ai propositi hanno corrisposto i risultati.

Ci aveva provato senza successo anche De Mita che, in odio a Forlani e a Craxi, sostenne lo sciagurato referendum Segni (1991), con cui si scelse di abbandonare il sistema elettorale proporzionale, avviando la lunga stagione del maggioritario che ha caratterizzato e favorito il passaggio dalla prima alla seconda repubblica e sino alla consumazione di quest’ultima. Un Parlamento alla fine è risultato costituito da “nominati” grazie a una legge elettorale, il rosatellum, rivelatasi inadeguata sino a determinare un’incresciosa situazione: la maggioranza di una minoranza di elettori, come è avvenuto alle elezioni del settembre 2022, controlla la maggioranza del parlamento e del potere di governo.

Il bipolarismo forzato all’italiana non è in grado di garantire la governabilità e, soprattutto, la reale rappresentatività dell’elettorato igtaloiano.. Si possono costituire dei comitati elettorali che il bipolarismo, anziché ridurli a due, ha moltiplicato progressivamente, ma essi non garantiscono stabilità di governo. Ecco perché anche stavolta sarebbe  utile e opportuno cambiare la legge elettorale.

Il tema si intreccia con quello dell’annunciato premierato che la Meloni vorrebbe introdurre, autentico progetto di trasformazione della nostra repubblica, con un sistema che non ha alcun modello analogo nel mondo e che, adottato una volta in Israele è stato subito dopo cambiato perché strumento di ingovernabilità senza equilibrio e bilanciamento dei poteri.

È evidente che la natura costituzionale rigida della nostra Repubblica non potrebbe sopportare la semplice modifica del sistema di elezione presidenziale, senza una riscrittura totale della nostra Costituzione; riscrittura che solo un’assemblea costituente potrebbe compiere,non dimenticando che “la nostra è una Costituzione democratica “pura” ed esige una legge proporzionale “pura” e che l’articolo 49 della Costituzione dice: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.” Il senso dell’articolo è intuitivo. Lo riassumeremo così.

Ogni partito ha diritto di essere rappresentato in parlamento in proporzione esatta dei voti che riesce ad ottenere dagli elettori. In questo momento, con un Parlamento di soli 600 membri, una legge proporzionale pura è indispensabile per conservare la democrazia rappresentativa  come prevista dagli articoli della Costituzione  citati.

E’, dunque, evidente, come il tema della legge elettorale, non si possa più eludere o rinviare e, infatti, è entrato a pieno titolo nell’agenda politica italiana insieme ai tanti e ancor più decisivi temi che l’Italia deve affrontare in questa difficile congiuntura interna e internazionale. Dai primi vagiti sul tema di Meloni e Schlein emerge che difficilmente i loro partiti rinunceranno al  potere derivante dal rosatellum, di dare le carte e di scegliere i loro nominati nelle liste elettorali.

Perché scegliere un modello di legge elettorale “ alla tedesca”?

La storia italiana, com’è noto, si è svolta secondo schemi assai simili a quelli della storia tedesca e, alla luce di ciò che è accaduto e accade in Europa, non possiamo che ribadire come la scelta per il modello elettorale tedesco della legge elettorale proporzionale con sbarramento, utilizzo delle preferenze e istituto della sfiducia costruttiva, sia il più coerente con essa.

Proporre come da taluni partiti ed esponenti politici ancor oggi sostengono, sistemi derivati dalle esperienze francesi o inglesi, significa forzare una realtà storico culturale e politica come quella italiana, che, similmente alla storia politica tedesca, ha avuto sviluppi diversi da quei Paesi europei caratterizzati dal fattore unificante e accentratore delle loro grandi monarchie nazionali.

Uno sviluppo capitalistico concentrato nel tempo e nello spazio, la nascita di partiti di sinistra prima ancora dei sindacati, in Italia come nella Germania, hanno accompagnato un processo di unificazione nazionale che, in Germania si è svolto sotto la guida di Bismarck e della Prussia, e in Italia, quella di Cavour e del Regno piemontese, impegnati entrambi a mettere insieme le diverse e conflittuali realtà territoriali.

Un processo che in Germania, dopo la tragica esperienza hitleriana, e il ritorno alla democrazia, ha assunto il carattere di una struttura federale ad ampia autonomia dei länders, mentre in Italia, dopo l’accentramento imposto sul modello piemontese post-risorgimentale, il sistema regionale si poté compiere solo nel 1970 con l’avvento del sistema frammentato delle attuali regioni.

Resta il fatto che la Germania col suo sistema elettorale di tipo  proporzionale con sbarramento e l’istituto della sfiducia costruttiva è riuscita a garantirsi governi stabili, sia prima che dopo la riunificazione compiuta dal cancelliere Kohl, sperimentando per lunghi tratti coalizioni unitarie e di ampia convergenza politica.

Anche noi italiani dovremmo prendere a modello il sistema elettorale tedesco, tanto più che il sistema elettorale è quello sotteso alla stessa costruzione istituzionale indicata dalla Carta fondamentale. Legge elettorale e Carta costituzionale sono strettamente collegate e la difesa di quest’ultima deve essere sostenuta da un sistema elettorale coerente.

Ovviamente e al fine di evitare la scelta dei “nominati” attuali nelle liste bloccate del rosatellum, con la legge elettorale dovrà essere re introdotto il sistema delle preferenze che offrono agli elettori la possibilità di indicare le loro scelte e decidere gli “eletti”.

Importante, infine, l’istituto della sfiducia costruttiva: nessun governo può essere sfiduciato in assenza di una maggioranza parlamentare alternativa. Last but non least, almeno per noi dell’area cattolico democratica e cristiano sociale, la legge proporzionale con sbarramento è essenziale per il nostro progetto di ricomposizione politica, salvo che non si voglia continuare una suicida diaspora senza prospettive con capi e capetti pronti a salire sul carro della destra o della sinistra con l’illusione di svolgere il ruolo di mosche cocchiere, mentre, in realtà finendo nell’irrilevanza all’interno di partiti nei quali, come ci ammoniva Donat Cattin: “ è sempre il cane che muove la coda”.