di Vittorio Dalbagno

 

Pronunciare il nome del partito che, ininterrottamente per 50 anni, ha costituito la colonna portante della politica italiana suscita oggi emozioni variopinte: dalla diffidenza all'ammirazione, dall’astio alla nostalgia.

Eppure il sondaggio svolto dal gruppo DemoS - Democrazia solidale nel 2024 fa emergere il dato incontrovertibile che quasi il 40% degli elettori italiani - fetta non trascurabile - accoglierebbe con favore una formazione politica cattolica dall'identità ben definita e determinata.

Ad oggi il progetto che con maggiore costanza e determinazione si è fatto carico della missione non solo di vivacizzare l’eredità della prima esperienza democristiana, ma di fondare un movimento che di quei valori sappia essere promotore ed attuatore all’interno delle turbolente dinamiche politiche odierne, è la Democrazia cristiana rilanciata nell’ottobre 2012 e mai del tutto estinta come deciso dalla Suprema Corte con sentenza N. 25999 del 23 dicembre 2010. La Corte di Cassazione stabilì in via defintiva che la Democrazia Cristiana non era mai stata giuridicamente sciolta per un errore di procedura.

L’identità politica e programmatica del partito è efficacemente sintetizzata già nel proprio nome.

Democrazia intende evocare uno dei più importanti elementi necessari di ogni stato di diritto moderno, cioè una legittimità del potere che promana “dal basso”, da ogni cittadino. Tuttavia una tale definizione passiva non è sufficiente a descrivere e spiegare il ruolo necessario della democrazia nella Politica, giacché Politica significa contemporaneamente servizio e partecipazione di un’intera comunità al bene comune di se stessa. Il coinvolgimento di ogni persona all'indirizzo generale di un bene collettivo come la Repubblica costituisce il momento indispensabile alla sopravvivenza della garanzia di pace e di crescita personale che salvaguardi il benessere di tutti.

Il continuo dialogo interpersonale è dunque ciò su cui si impernia l’attività politica del cristianesimo democratico e di cui la Democrazia cristiana odierna si fa garante.

La seconda metà del nome - cristiana - vuole prima di tutto rivendicare il carattere universale della sua vocazione politica, che intende incarnare una realtà capace di dare voce a chiunque riconosca l’esigenza “dell’altro da me” come luogo e momento di crescita personale e generale.

Per questo motivo la DC intende fare del dialogo alla pari e del confronto privo di qualunque pregiudiziale i suoi strumenti di lotta politica e di progresso sociale e civile, a fronte di un momento storico che vede il dibattito politico ridotto ormai ad opposti estremismi che toccano rispettivamente la coalizione di sinistra, che ad ogni piè sospinto accusa la sua antagonista di destra di organizzare una nuova marcia su Roma, e questa che dà il benservito additando la prima di tramare una rivoluzione socialista.

Tapparsi le orecchie e continuare a guardare in cagnesco i propri avversari politici, a priori di un pragmatico momento di confronto progettuale e programmatico (non esiste alcun assioma politico che affermi che il mio avversario sia capace di pronunciare solo sciocchezze e falsità) e aspettando il minimo passo falso dell’avversario per fare razzia speculativa di consensi, non è, a nostro modo di vedere, il modo migliore di vivere e partecipare alla politica.