di Massimo Angelo Asero

 

Un appello aperto sul diritto di avere diritti della popolazione civile palestinese, è stato lanciato da "uomini, cittadini, cristiani, ebrei, musulmani, associazioni e popoli d’Europa" e può essere sottoscritto alla pagina https://chng.it/7PngV59jnQ
L’appello condanna preliminarmente l'esecrabile attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 contro diversi Kibbutz intorno alla Striscia di Gaza, abitati da comunità impegnate nel sostegno umanitario alla popolazione palestinese.

Quindi censura la reazione israeliana in quanto ha posto in essere nella Striscia di Gaza una sistematica violazione dei diritti umani e della dignità delle persone, accompagnata da un ingiustificabile vocabolario concettuale volto a deumanizzare l’intera popolazione palestinese, assegnando caratteri di superfluità e di rifiuto dell’umanità all’intero popolo, nel tentativo di occultare, di fronte ai dubbi delle famiglie dei rapiti, di tanti Ebrei e delle opinioni pubbliche dei Paesi alleati, il disvalore morale dell’annientamento dell’intera popolazione palestinese, più o meno espressamente assunto quale “soluzione finale”.

L’appello riafferma il diritto innato e inalienabile di ogni uomo al godimento e alla difesa della vita e alla felicità, dunque anche al cibo e all’acqua e alla conservazione e difesa della propria abitazione, e che nei casi in cui la sovranità statale abbia ad ostacolare la felicità pubblica è bene che la prima sia sacrificata. Inoltre rileva che il processo di integrazione europea ha posto a fondamento dell’Unione il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e dei diritti umani e ha impegnato l’Unione a promuovere la pace.

Quindi condanna l'inerzia di molti Paesi dell’Unione e delle Istituzioni europee, in violazione dei principi e dei valori europei e dei criteri di Copenaghen. Osserva che la civiltà europea è messa alla prova nelle sue radici essenziali, e tra esse lo spirito di Antigone, che costituisce uno dei pilastri fondamentali su cui è stata edificata l’Europa del Diritto internazionale e del diritto umanitario e richiama ogni uomo alla propria responsabilità di alzare la voce e riconoscere ad ogni altro il fondamentale diritto di avere diritti, quando questo sia negato, a tutela dell’innocente, perché “nessuno tocchi ancora Abele”.

Infine, chiede ai governi europei di decidere o promuovere nell’Unione europea:

  1. di riconoscere lo Stato di Palestina e promuovere una Conferenza internazionale per attuare la soluzione dei due popoli e due Stati;
  2. di condannare esplicitamente le azioni di Israele, di pulizia etnica e annientamento del popolo palestinese, con richiesta di cessazione immediata delle operazioni militari a Gaza e di invio di forze ONU per ripristinare il diritto internazionale umanitario;
  3. di stabilire un embargo verso Israele di tecnologie e attrezzature militari;
  4. di sospendere l’accordo di associazione UE-Israele;
  5. di adottare sanzioni individuali mirate (restrizioni agli spostamenti internazionali e congelamento delle attività economico-finanziare e dei patrimoni) contro i membri del governo israeliano responsabili nella promozione della disumanizzazione del popolo palestinese e nell’adozione di strategie di annientamento, nell’incoraggiamento di insediamenti illegittimi e violenze sistematiche;
  6. di istituire un Tribunale speciale per i crimini commessi a Gaza.

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QUESTO IL TESTO INTEGRALE DELL'APPELLO

 

Appello per i bambini, le donne e gli uomini di Gaza

Sul diritto di avere diritti della Popolazione civile palestinese

 

Noi, donne e uomini, cittadini, cristiani, ebrei, musulmani, associazioni e popoli d’Europa

Consapevoli della complessità della questione israelo-palestinese, che per l’intrecciarsi di eventi e responsabilità nel corso di oltre settant’anni impone di evitare ogni semplificazione o estremizzazione, di divenire “costruttori” di Pace e di assumere un atteggiamento equidistante e di prudente discernimento, orientato dalla vocazione al rifiuto dell’abisso nichilista, in cui le logiche della Ragione e del Diritto lasciano spazio all’irrazionale violenza cieca dell’odio.

Considerato che il 7 ottobre 2023 Hamas, prendendo di sorpresa i sistemi difensivi di Israele, ha attaccato diversi Kibbutz intorno alla Striscia di Gaza, abitati da comunità impegnate nel sostegno umanitario alla popolazione palestinese, per uccidere, rapire, violentare i corpi e gli animi di giovani, donne e uomini ebrei generativi di futuro;

Ritenuto che il Governo di Israele ha reagito esprimendo una radicale condanna dell’organizzazione di Hamas per l’esecrabile azione compiuta (condanna pronunciata quasi all’unanimità anche dal Consiglio di sicurezza e dagli Stati membri dell’ONU) e la volontà di distruggere Hamas e liberare i prigionieri.

Preso atto che da parte di Israele, a far data dal 7 ottobre, è di fatto in atto nei confronti della popolazione civile di Gaza una sistematica violazione dei diritti umani e della dignità delle persone, radicalmente contraria ai fondamentali principi del diritto umanitario e del diritto internazionale. Ritenuto che tale violazione - specie per le dimensioni delle conseguenze - non può essere giustificata dal (legittimo) diritto alla sicurezza e autodifesa di Israele e mette in atto una tragica politica di autorizzazioni a nuovi insediamenti, pure in Cisgiordania (rendendo concretamente impossibile l’esistenza di uno Stato di Palestina), e di pulizia etnica, se non anche l’attuazione di una strategia di annientamento del popolo palestinese, che alcuni definiscono genocidio, (come per esempio la relatrice speciale ONU, Francesca Albanese nel suo rapporto, numerosi intellettuali ebrei e  due ONG israeliane), ipotesi, quest’ultima, ultima che è al vaglio della Corte penale internazionale.

Ritenuto che la reazione di Israele è stata anche espressa attraverso l’uso di un ingiustificabile vocabolario concettuale volto a deumanizzare l’intera popolazione palestinese, negando la natura di persone e l’umanità all’intero popolo, nel tentativo di occultare, di fronte ai dubbi delle famiglie dei rapiti, di tanti Ebrei e delle opinioni pubbliche dei Paesi occidentali, il disvalore morale dell’annientamento dell’intera popolazione palestinese, più o meno espressamente definito come “soluzione finale”.

Atteso che, dopo l’incredibile bombardamento della Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha ricordato come si fosse già parlato di errori per gli spari contro le ambulanze con l’uccisione di medici e infermieri che recavano soccorso a feriti, per l’uccisione di bambini assetati in fila per avere acqua e di tante persone affamate in fila per ottenere cibo, per la distruzione di ospedali e l’uccisione di bambini ricoverati per malnutrizione.

Osservato che il Governo e i media israeliani hanno giustificato i bombardamenti di ospedali, scuole, università, edifici civili con la presenza di Hamas in quegli edifici, definendo “effetto collaterale” l’uccisione di bambini, donne e uomini e la distruzione della Città. E che è accertata l’uccisione di oltre 200 giornalisti palestinesi - di cui almeno 40 con microfono, penna, fotocamera e giubbotto con la scritta “press“.

Rilevato che a differenza di quanto accaduto dopo il 7 ottobre, quando Israele ha consentito alla stampa straniera di documentare le atrocità di Hamas, l’accesso alla Striscia di Gaza è stato poi negato ai media stranieri, imponendo un blackout mediatico e la mancanza di trasparenza, avvalorando l’ipotesi che risultasse smentita la narrazione israeliana e si fosse inteso mettere a tacere i testimoni dei crimini di guerra commessi dalle truppe israeliane, denunciati anche da ONG internazionali e da organismi dell’ONU.

Rilevato ancora che la Lega araba, con la dichiarazione di New York, ha condannato l’attacco terroristico del 7 ottobre e chiesto ad Hamas di liberare gli ostaggi e porre fine al suo controllo sulla Striscia di Gaza, consegnando le armi all’Autorità nazionale palestinese.

Crediamo che ad ogni uomo deve essere riconosciuto il diritto innato e inalienabile al godimento e alla difesa della vita e alla felicità, dunque anche al cibo e all’acqua e alla conservazione e difesa della propria abitazione e della Città in quanto patrimonio spirituale e materiale di vitale importanza per tutta l’umanità, ricevuto in affidamento dalle generazioni presenti per trasmetterlo a quelle future, e che nei casi in cui la sovranità statale abbia ad ostacolare la felicità pubblica è bene che la prima sia sacrificata.

Osserviamo altresì che il processo di integrazione europea ha posto a fondamento dell’Unione il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e dei diritti umani e ha impegnato l’Unione a promuovere la pace. Tuttavia le massicce operazioni israeliane a Gaza e nei territori occupati sono rese possibili dalla fornitura di armi, principalmente da parte di USA (66%), Germania (33%), che l’ha infine sospesa, seppur parzialmente, all’annuncio della decisione dell’occupazione di Gaza, e in misura minore anche dall’Italia (0.9%). Si registra una grave e prolungata inerzia da parte di molti Stati dell’Unione europea e delle Istituzioni europee di fronte al ripudio dei valori europei e alle gravissime violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di Israele. Questa passività costituisce del pari una sostanziale violazione da parte degli Stati membri dei principi e valori fondamentali dei Trattati, che revoca in dubbio la loro fedeltà ai richiamati principi fondamentali in Europa.

In questo contesto, l’associazione francese Jurdi (Giuristi per il rispetto del diritto internazionale) ha presentato alla Corte di giustizia UE un ricorso per carenza contro il Consiglio e la Commissione, imputando tra l’altro la violazione dell’obbligo di prevenzione del genocidio, dell’obbligo di far rispettare il diritto internazionale umanitario di fronte a crimini di guerra e contro l’umanità, e del divieto di riconoscere o supportare l’occupazione prolungata, oltre che la violazione del Trattato sul commercio delle armi, cui tutti gli Stati membri dell’Unione aderiscono, e della Posizione comune 2008/944/PESC, che vietano il trasferimento di materiale bellico laddove c’è il rischio che venga utilizzato per commettere gravi violazioni del diritto umanitario.

Riteniamo che, come insegnato da Hannah Arendt, il fondamentale diritto ad avere diritti dovrebbe essere garantito dall’Umanità, e quindi valere ed essere riconosciuto al di là di una emancipazione nazionale e di una appartenenza nazionale (o ad un’Unione di Stati). Tuttavia i diritti umani vengono de facto garantiti dallo Stato nazionale (soltanto ai cittadini che lo costituiscono), dal momento che fin dalla Rivoluzione francese l’Umanità è stata concepita come una famiglia di nazioni e si è stabilito che il popolo, e non l’individuo, è l’immagine dell’uomo.

Reputiamo che la civiltà europea sia messa alla prova nelle sue radici essenziali, e tra queste lo spirito di Antigone, che costituisce uno dei pilastri fondamentali su cui è stata edificata l’Europa del diritto internazionale e del diritto umanitario e richiama ogni uomo alla propria responsabilità di riconoscere ad ogni altro il fondamentale diritto di avere diritti, quando questo sia negato.

Sosteniamo che nessuna forma di decisionismo politico o “dittatura della democrazia” può giustificare la violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, né l’abiura della vocazione umana fondata sulla recta ratio al riconoscimento dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, la quale chiede a ciascun uomo sulla Terra di alzare la voce e insieme farsi coro dell’Umanità a tutela dell’innocente, perché “nessuno tocchi ancora Abele”…

Per tutto l’anzidetto, Noi, Donne e Uomini, cittadini, cristiani, ebrei, musulmani, associazioni e popoli d’Europa, convinti che l’immagine dell’uomo è l’individuo, nella sua irripetibilità di persona e nella sua titolarità (antropologicamente costitutiva) del diritto di avere diritti; decisi a testimoniare attivamente l’eredità fondativa di Antigone, ma insieme consci che l’appartenenza ad uno Stato nazionale è di fatto la condizione per la migliore tutela del proprio diritto ad avere diritti, chiediamo al Governo italiano e a tutti i Governi europei di decidere o di promuovere nell’Unione europea:

1. Il riconoscimento dello Stato di Palestina e la promozione di una Conferenza internazionale per attuare la soluzione dei due popoli e due Stati.

2. La condanna espressa della politica israeliana di pulizia etnica e annientamento del popolo palestinese con richiesta di cessazione immediata delle operazioni militari a Gaza e invio di forze ONU per ripristinare il diritto internazionale umanitario.

3. L’embargo di tecnologia e attrezzature militari verso Israele sospendendo le licenze concesse per violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

4. La sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele per violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario e quindi i principi fondamentali UE e i criteri di Copenaghen.

5. L’adozione di sanzioni individuali mirate (restrizioni agli spostamenti internazionali e congelamento delle attività economico-finanziare e dei patrimoni) contro tutti i membri del governo israeliano responsabili nella promozione della disumanizzazione del popolo palestinese e nell’adozione di strategie di annientamento, nell’incoraggiamento di insediamenti illegittimi e violenze sistematiche.

6. L’istituzione di un Tribunale speciale per giudicare i crimini contro l’umanità commessi a Gaza.