IL POPOLO

Erdogan ha dato del maleducato ed impertinente al nostro Presidente del Consiglio. Mario Draghi non ha certamente bisogno di consigli, né tantomeno vogliamo dargliene. La visita a Tripoli con la collegata polemica sul ruolo della guardia costiera libica e l’incidente diplomatico scaturito dall’appellativo di dittatore al Presidente Erdogan, ci inducono tuttavia ad una piccola riflessione a voce alta. La questione è lampante: Draghi non ha minimamente risposto alle sollecitazioni giuntegli per sconfessare o ammorbidire il suo giudizio sul presidente turco.
Quando nel panorama dell’informazione, si affaccia una nuova testata giornalistica c'è sempre da plaudire per l'arricchimento che porta nella miglior conoscenza di fatti eventi e questioni. Se poi la testata è politica e segna la rimessa in cammino del giornale che fu l’organo di partito della Democrazia Cristiana, allora la sfida che ci si accinge ad intraprendere e l’impegno ad un servizio che si traduca per il paese in contributo fattivo ad una ridefinizione armoniosa dei diversi ambiti della società, diviene ancora più impegnativa.
Dotati di capacità di meditazione e d’attesa, era improbabile che i leader politici del passato cedessero alla vanagloria o che, in preda all’emotività, ponessero la suggestione al posto dell’intelligenza; essi sapevano che la politica è anche l’arte di osservare e dunque di ragionare su quanto osservato.