IL POPOLO

Editoriali

La transizione energetica necessita grandi investimenti e grandi sacrifici pubblici e privati. Gianfranco Rotondi ha affrontato la questione a modo suo, come sempre, tra il serio ed il faceto (di più) e, soprattutto, l'ha strumentalizzata seguendo il canovaccio abituale di quando si propone come erede prediletto ed autoproclamato della Democrazia Cristiana. Quello che non ci può stare è assistere ancora una volta allo scempio che si fa dello storico simbolo della DC. Che c'entra "Verde è popolare" con la Democrazia Cristiana?
Cent’anni fa, nel luglio del 1923, don Luigi Sturzo si dimetteva da segretario politico del Partito Popolare. Al congresso di Torino, nell’ultimo discorso ufficiale pronunciato come segretario, aveva rivendicato la ragion d’essere del partito popolare affermando: “Ci sentiamo di non aver finita la nostra giornata politica” e “Mai come ora ci sentiamo popolari”. Alla fine di luglio, nonostante l’opposizione dei popolari, viene approvata la legge Acerbo, che riforma la legislazione elettorale in Italia (in novembre la approverà anche il Senato). In agosto venne ucciso don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta. “Il mondo cattolico – nota la Fanello Marcucci – si trovò diviso su questo drammatico avvenimento”. A ottobre Il Popolo, giornale fondato da Giuseppe Donati, diventerà l’organo ufficiale del Partito popolare: “era il traguardo – rileva la Fanello Marcucci - per il quale tante volte Attilio Piccioni e gli esponenti della sinistra si erano battuti”
È giunta, improvvisa, con grande dolore la notizia della morte dell’amico Alberto. Alle prime luci dell’alba del 12 dicembre 2022 è tornato alla Casa del Padre. È stato un combattente libero e forte, sempre fedele ai valori democratico cristiani e popolari. Se ne va una straordinaria figura che ha contribuito in maniera decisiva alla storia della Democrazia Cristiana e alle vicende avviate nel 2012. Fu uomo buono e generoso che non si è mai sottratto a sostenere, anche con gesti personali, chi si trovava nel bisogno. Alla sua gentile consorte, signora Irene, ai Figli, alla sorella Domitilla e agli amati Nipoti giungano le espressioni del più profondo cordoglio e la partecipazione commossa al loro dolore.
Si é recentemente tenuto a Samarcanda, nell’Uzbekistan, un vertice dell’Organizzazione degli Stati turcofoni che è passato quasi sotto silenzio, dato l’affollamento, in questo periodo, di numerosi consessi internazionali. Si tratta di qualcosa di molto importante per l’attivismo della Turchia che aspira ad emergere come nuova media potenza mondiale e per il palese interesse degli Stati turcofoni centroasiatici, costituitisi dopo il distacco dall’ex Unione sovietica. Si tratta, oltre alla Turchia, di Uzbekistan, Azerbaigian, Kirghizistan, Kazakistan (tutti Paesi di transito della Via della Seta), cui si sono aggiunti, come osservatori, il Turkmenistan e l’Ungheria.
Il 28 ottobre 1922 segna una data storicamente memorabile. Da quella data fatale, dovuta all'incapacità dei partiti di allora, ai timori del Re per la sua dinastia, alle esitazioni dell'esercito di fronte alla violenza fascista, derivarono, in gran parte le tragedie del XX secolo, indubbia conseguenza funesta dei nazionalismi e delle visioni imperiali dell’epoca. È trascorso ormai un secolo e centinaia di milioni di persone sono morte per guerre inutili. I rancori e i ricordi, purtroppo, sono ancora vivi tra noi e la guerra civile tra il 1943 e il 1945, con i suoi strascichi successivi, ha scavato un solco profondo tra le generazioni. Ma è trascorso troppo tempo da allora e il mondo non è più quello di prima.
La riunione del Consiglio nazionale è l’occasione più adatta per il confronto delle diverse valutazioni, evitando asprezze non consone allo spirito che deve animare coloro che si sono impegnati nella riattivazione del partito in nome dei valori e dei principi che derivano dall’umanesimo cristianamente ispirato.
A chiusura dei lavori il Consiglio nazionle ha approvato la relazione del Segretario Nazionale e ha stabilito che il XX Congresso del Partito si terrà sabato 4 e domenica 5 marzo. Si terranno le assemblee precongressuali provinciali e regionale a gennaio e febbraio. Per quanti interessati a partecipare alle varie fasi del Congresso vi e’ la possibilità di iscriversi sino alla fine dell’anno. Portiamo nuovi iscritti alla Dc, coinvolgendoli in un congresso che rilancerà il Partito in modo definitivo!
Nell’apoteosi della Meloni mentre il Paese si avvita nella peggiore congiuntura, la DC, tra nodi irrisolti, veti e cecità politica, resta, ancora, al palo. La vittoria di Giorgia Meloni, e del centrodestra a trazione FdI, che per la prima volta a guida femminile, ha presentato il suo governo alla Camera dei Deputati, e replicherà al Senato, se da una parte ha chiuso un lunghissimo periodo di campagna elettorale che ha attraversato, quasi per intero, la precedente legislatura, ha dall’altra aperto tutto un carosello di domande che nei tanti ambienti interni ed internazionali ci si sta ponendo.
La gravità dei problemi che affliggono il Paese dovrebbe unire tutte le rappresentanze parlamentari per darle il supporto necessario. I provvedimenti di emergenza (inutile farne un elenco) che dovrà attuare saranno più o meno gli stessi che i suoi avversari, al suo posto, adotterebbero. L’opposizione, per questo, non dovrebbe impensierirla più di tanto. Però, ci sono alcuni “buchi neri” nel nostro sistema di cui non si parla mai o quasi mai, come se fossero una maledizione ormai accettata. Mi permetto di segnalarli.
Alcide Amedeo Francesco De Gasperi (3 aprile 1881- 19 agosto 1954) è considerato dalla storiografia moderna come uno dei più grandi statisti italiani. Tanto che lui amava ripetere: "Il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alla prossima generazione" “De Gasperi è scomodo per i potenti d’oggi. De Gasperi è una figura di statista che ti spinge a fare confronti tra i suoi comportamenti, i suoi riserbi, la sua sobrietà, la sua solitudine e lo stile di vita di coloro che vogliono accreditarsi come i suoi eredi. Lui rispondeva solo alle sue idee e alla sua coscienza. Lo celebrano, lo ascoltano, lo esaltano, ma non fu amato e non fu capito. Nemmeno dai suoi. Per tutti gli anni in cui lavorò nella Biblioteca Vaticana, non ebbe mai una visita da un prelato, anche se poi aggiungeva: “Ho un debito di gratitudine poiché con le 700 lire che guadagnavo ogni mese ho mantenuto la famiglia”.