di Stelio W. Venceslai
La risposta di Trump alle minacce di Xi-Ping ed associati è stata rapida e decisiva. Ha cambiato il nome del Ministero della Difesa in Ministero della Guerra. Il mondo trema dinanzi a una reazione così audace e importante.
Poi, ha fatto sapere che il prossimo G7 si terrà in America, a Miami, e vorrebbe invitare Putin e Xi-Ping. Una bella occasione per fotografi e giornalisti. Sarà un grande spettacolo, di quelli che piacciono al Presidente degli Stati Uniti che, in tal modo, si sente grande fra i grandi.
Forse piacerà di meno ai suoi presunti alleati, come l’Unione europea, il Giappone, l’Inghilterra, l’Ucraina, il Canada, l’Australia e la Corea del Sud. Potrebbero però mancare alcuni personaggi importanti sulla scena del mondo, come l’Iran, il piccolo Re della Corea del Nord e Netanyahu, troppo impegnato a mettere ordine a Gaza. Un vero peccato.
Mettere assieme regimi e democrazie, assassini e vittime, è una sfida al buon senso, ma questa è merce che manca a Washington, sotto il peso dei dazi. L’illusione di Trump di essere il reggitore del mondo ancora dura, nonostante le minacce al mondo occidentale venute da Pechino.
Xi-Ping, con la sua corte di amici e vassalli, ha parlato con molta chiarezza. Ha detto all’Occidente: scegliete o pace o guerra. Solo Trump non lo ha capito e i suoi adoratori evangelici locali che lo vedono come protetto da Dio.
Ma il resto del mondo non affiliato alla Cina teme le nuove minacce, supportate da un’impressionante forza militare. Almeno la metà del mondo è da quella parte. Il minacciato è proprio Trump che continua a nutrire con la sua arroganza l’illusione d’essere er mejio e di saper gestire gli affari del pianeta. Ma il pianeta gli sfugge di mano. Con la sua politica dissennata si è messo contro tutti. A Miami ci sarà l’incasso delle sue stramberie.
In Europa le cose vanno ancora peggio, guidate da una larva come la von der Leyen e percorsa da fremiti d’insofferenza e d’impotenza anglo-francesi.
Putin, di ritorno da Pechino, ha parlato chiaro: se ci saranno eserciti stranieri in Ucraina sono eserciti nemici e come tali obiettivi da colpire. Di sbruffate di questo genere e di minacce nucleari Putin è maestro, ma è un avviso importante per tutti. Che faranno i cosiddetti “volenterosi”? Invieranno davvero truppe di supporto ad un’Ucraina agonizzante?
Non ci saranno Italiani in questa avventura. La Meloni si astiene. Quando Fratelli d’Italia non era al potere si scagliava contro l’Unione europea e gli Stati Uniti. Ora, se possibile, tace. È più filoeuropea della von der Leyen e più fedele agli Stati Uniti di quanto non lo fossero i suoi predecessori alla Presidenza del Consiglio. Di conseguenza, l’Italia è muta. Esiste, ma non gioca da nessuna parte. Un giorno, forse, sarà giudicata saggezza ma, al momento, abbiamo una politica estera indipendente? Dov’è quella sovranità tanto declamata? Conviene ancora fare da sponda a Washington? In cambio di che, di dazi?
La Meloni continua a snocciolare idee di buon senso non praticabili: siamo per la pace, tutti, anche Putin, anche Netanyahu, ma quale pace? La pax americana, quella russa o quella cinese? Sono parole vuote.
Fidiamo nell’alleanza atlantica. Quale? La Nato si regge ormai solo sui nostri quattrini e la disdegnano gli Stati Uniti. La sua forza di pronto intervento non è una minaccia tale da scoraggiare Putin e tanto meno Xi-Ping. È un fucile scarico.
Vogliamo un esercito europeo, ma non è chiaro né come farlo né se si assomma alla forza d’intervento rapido della NATO o se sarà una cosa diversa. Siamo ancora in altissimo mare. Tra l’altro, non ci sono quattrini né per la NATO né per l’esercito europeo.
Il Mediterraneo è cosa nostra. Magari! È pieno di flotte altrui, russe, turche, americane. Ora aspettiamo i Cinesi? La Libia è in mano a malfattori, protetti dalle grandi potenze, e fra queste noi non ci siamo. Stendiamo, poi, un velo pietoso sul Piano Mattei e sulla politica dei rientri degli immigrati. La soluzione albanese è stata un disastro. Adesso la guardia costiera libica spara addirittura sulle navi che prestano soccorso in mare. Che fa l’Italia? Deplora.
Gaza. Non si muove foglia che Trump non voglia. Possiamo curare i bambini palestinesi feriti e affamati, ma oltre non si va. Guai a condannare Netanyahu, guai al rischio di passare per anti semiti! Francia e Spagna sono disposti a riconoscere lo Stato di Palestina. Noi no, ma recitiamo sempre la formula magica: due Stati, due popoli, pur non riconoscendo il secondo. Una contraddizione palese. Intanto Netanyahu attacca anche il Qatar, covo di terroristi ma negoziatore di pace e alleato di Washington. È il settimo Paese che Israele bombarda con droni e missili.
I Balcani. La Serbia è la porta di casa, ma la Serbia orbita sempre di più verso la Russia di Putin ed era presente all’incontro dello SCO di Tientijn. Se Vucic, il premier serbo, dovesse ripensarci, visto che l’attesa per entrare nell’Unione europea è troppo lunga, si riaccende la guerra nell’ex Jugoslavia con il supporto russo. Addio Kossovo e addio Bosnia. Che fa l’Italia, in vista di questa prospettiva? Putin attraversa lo spazio aereo polacco con i suoi droni. Figurarsi se non si coinvolge con la Serbia!
Lo sfrenato attivismo della Meloni in politica estera ha dato risultati d’immagine non trascurabili, ma dietro non c’è né un Paese coeso né una politica di potenza, solo di presenza, la politica del basilico, che va bene dovunque.
Purtroppo queste cose si sanno in giro. Non sono segrete. L’Italia nell’ultimo secolo non è stata mai una grande potenza, tranne nel periodo dell’ubriacatura imperiale fascista. Poi, è sempre stata di contorno. Inutile farsi illusioni.
Ambasciatrice eccellente della moda italiana, la Meloni si ferma lì. Non ha altre carte, purtroppo, solo illusioni. Come Trump.