di Mario Tassone
Nei giorni scorsi, come ha già infomato questo Giornale, il Movimento di Iniziativa Popolare, presieduto da Mattia Orioli e i rappresentanti del Comitato Palumbo, Bonalberti, Bonanni, Trenta e lo scrivente, nella Sala stampa della Camera dei Deputati hanno presentato la proposta della legge di iniziativa popolare per l’ elezione del presidente del consiglio dalle due camere in seduta congiunta e un sistema elettorale proporzionale con le preferenze.
La prima proposta che si richiama al cancellierato tedesco, per assicurare stabilità e continuità della legislatura prevede la sfiducia costruttiva. Il primo ministro e il governo possono essere sfiduciati e sostituiti quando c’è una nuova compagine di governo.
La seconda proposta è il ritorno alla Costituzione violata, restituendo al Parlamento prerogative e centralità e ai Cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti, oggi nominati dalle oligarchie dei movimenti personali che hanno sostituito i partiti impoverendo la politiica.
Lo strumento di una proposta di legge di iniziativa popolare indica il percorso per uscire dalla precarietà democratica.
Una nebbia avvolge il Paese che impedisce vivacità e liberi confronti.
Un mondo della cultura, commentatori, un tempo professionisti incontaminati, seguono rituali scontati senza visione e senza sorprese. Nessuno ha il coraggio di dire che i sistemi elettorali che hanno previsto la nomina dei Parlamentari e quindi l’ umiliazione della massima istituzione di rappresentanza democratica, sono il prodotto del moto eversivo della metà degli anni ‘90.
I centri decisionali sono disseminati al di fuori di ogni controllo.
Lo stesso disegno del premierato della Meloni con la previsione della nomina del capo del governo da parte del corpo elettorale e’ la spallata definitiva alla Costituzione.
Le leggi sono violate e tante tangentopoli scientificamente “avanzate” sono occultate da un sistema, dove i controlli non ci sono e i rappresentanti del popolo non sono espressi dal popolo….
Certo la via della democrazia diretta è impervia.
I temi posti con la proposta di legge di iniziativa popolare pongono una questione esistenziale: il ritorno alla agibilità democratica di un Paese, che sta andando verso pericolose forme autocratiche. Il tutto si riscontra anche con l’idea di legge elettorale,ipotizzata dalla Meloni, proporzionale, ma con uno sbarramento alto e un premio di maggioranza altissimo, che impedirebbe la presenza di tutte le espressioni della società.
Una nuova edizione della Legge Acerbo, che coniugata al primo ministro forte con un Parlamento debole sarebbe un salto a un tempo buio.
E’ questo che va impedito!