di Ettore Bonalberti

 

La prima verifica elettorale del voto regionale delle Marche ha dimostrato che un “campo largo”, che tenti di costruire un’alternativa alla destra con le sole componenti di sinistra, è destinato a fallire. Senza il contributo di un centro nuovo della politica italiana, ampio e plurale di ispirazione democratica, popolare, liberale, repubblicana e riformista, non nascerà una nuova maggioranza e senza di esso non si favorirà il ritorno al voto dei renitenti.

La condizione preliminare, però, è il ritorno alla legge elettorale proporzionale senza la quale difficilmente la ricomposizione al centro potrà avvenire, considerato che, dal mattarellum al rosatellum, i diversi sistemi di tipo maggioritario hanno favorito e continueranno a favorire il mantenimento di un bipartitismo  forzato destra-sinistra e a conservare la frantumazione al centro.

I risultati li abbiamo visti: disaffezione del voto degli elettori ed elettrici. che non trovano risposte ai loro interessi e valori dall’attuale offerta politica, e una situazione assurda nella quale, la maggioranza di una minoranza del corpo elettorale può conquistare, come è avvenuto nel settembre 2022, il pieno controllo del parlamento e, conseguentemente del governo e del potere in Italia. Per tentare di contrastare questa deriva che punta a una profonda modifica del nostro assetto costituzionale, devono però costituirsi due condizioni all’interno dei poli della possibile alleanza di centro-sinistra. Da un lato, la ricomposizione al centro, oggi diviso, e dall’altro, una modifica degli attuali assetti strategici del partito di maggioranza relativa a sinistra.

Le imminenti elezioni regionali in diverse parti d’Italia saranno la cartina di tornasole della capacità di tenuta dell’attuale leadership PD, mentre tuttora è aperta l’evoluzione del processo di ricomposizione del centro, a partire da quella che è stata e dovrà essere una delle principali sue componenti, ossia quella di ispirazione cattolico democratica, liberale e cristiana sociale.

A tale progetto dedico da molto tempo il mio interesse, non solo giornalistico, ma da “ osservatore partecipante”, insieme agli amici di Iniziativa Popolare, con i quali abbiamo attivato la raccolta firme delle due LIP (Leggi di Iniziativa Popolare) per il ritorno alla legge proporzionale con preferenze e l’introduzione del sistema del cancellierato modello tedesco, in alternativa all’ircocervo meloniano del premierato, autentico grimaldello per stravolgere il modello di repubblica parlamentare disegnato dai padri costituenti.

Senza la presa di coscienza, da parte di tutte le forze democratiche che credono nella Costituzione repubblicana, della necessità del ritorno alla legge proporzionale, il mantenimento dell’attuale “rosatellum” potrà garantire il potere di scegliere i propri nominati dai diversi maggiorenti di partito, dalla Meloni alla Schlein, ma quest’ultima, non potrà uscire dalla condizione minoritaria e insufficiente sin qui sperimentata neanche con l’ipotesi del “campo largo” della sola sinistra.

Analogamente nell’area di centro, senza l’abbandono delle velleità personalistiche dei soliti noti, interessati più a garantirsi una candidatura sicura a destra o a sinistra, per la propria sopravvivenza politica, che a  favorire la  ricomposizione del centro, il dominio della destra meloniana continuerà a perpetuarsi.

Nell’articolo di alcuni giorni fa avevo indicato nei principi della dottrina sociale cristiana e nella difesa dei valori costituzionali le basi per detto progetto di ricomposizione politica della nostra area. Su di essi si dovrà ripartire per tentare di inverarli nella nuova situazione complessa interna e internazionale, puntando a saldare gli interessi dei ceti medi produttivi con quelli delle classi popolari, difendendo e attuando, senza se e senza ma, gli articoli 1, 3 e 35 della Carta costituzionale.

Le prossime elezioni per i rinnovi dei consigli regionali e comunali potrebbero essere l’occasione per attivare nelle diverse realtà regionali locali, liste unitarie della nostra area, proprio partendo dalla fedeltà a tali principi. Agli amici più autorevoli in sede nazionale e nelle diverse realtà territoriale il compito di impegnarsi per favorire il progetto, nella consapevolezza di concorrere, come da oltre un secolo hanno fatto i cattolici italiani, all’interesse del Paese.

Ettore Bonalberti-