IL POPOLO

Politica

La contrapposizione internazionale tra il blocco occidentale e quello sovietico, alimentata dagli accordi sul piano Marshall, generò nel caso della Germania un momento di forte tensione. La Russia era convinta che gli aiuti americani ai tedeschi avrebbero contribuito ad una ripresa economica sbilanciata e quindi ad un riaccendersi degli animi nazionalisti legati alla dittatura da poco sconfitta. Nel giugno del 1948 Stalin dispose il blocco degli accessi via terra a Berlino ovest, azione possibile perché la città era divisa tra gli alleati e quell’area era nella parte di territorio sotto occupazione sovietica.
Due importanti avvenimenti politici nel 1948 videro l’Italia su una posizione attendista fino allo sblocco politico delle prime elezioni repubblicane. A Bruxelles fu firmato il 17 marzo del 1948 il Trattato a cinque tra Belgio, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo e Paesi Bassi che aveva come obiettivo quello di un reciproco aiuto militare e politico. Un trattato che nasceva dalla complessa e difficile lettura del futuro ruolo della Germania ma soprattutto di come la Russia avrebbe agito negli anni successivi nei confronti dell’Europa.
Ciò che sta avvenendo nel nostro Paese configura una sempre più forte “orbanizzazione” del sistema politico istituzionale. Il triplice patto di maggioranza: premierato alla destra meloniana, autonomia differenziata alla Lega e riforma della magistratura, secondo l’antica aspirazione berlusconiana a Forza Italia, determinerà uno stravolgimento della Costituzione della Repubblica. Forti di una maggioranza parlamentare derivata da una legge assurda e che, in ogni caso, rappresenta meno della metà dell’elettorato italiano, Giorgia Meloni è pronta a pagare i debiti contratti con i partiti alleati, ponendo se non in primis, alla pari, la sua “deforma costituzionale”.
Gli equilibri sul piano internazionale erano strettamente legati anche alla situazione politica interna degli Stati. E’ importante sottolineare che l’Italia nel dopoguerra riuscì a trovare un’unità d’intenti per una riforma radicale ma democratica del proprio assetto, in un clima politico comunque di forte contrapposizione. E la scelta definitiva su quale strada avrebbe imboccato l’Italia negli anni successivi, si concretizzò nelle elezioni politiche del 1948 che non furono una normale competizione tra schieramenti avversari, ma assunsero i caratteri di uno scontro tra due visioni completamente in contrapposizione.
Nel percorso attuato dall’Italia nel dopoguerra per ritagliarsi un ruolo importante nella nuova definizione geopolitica vanno sicuramente citate due date, la ratifica del trattato di pace avvenuta il 10 febbraio 1947 e l’approvazione della Carta Costituzionale avvenuta il 22 dicembre 1947 (promulgata dal Capo provvisorio dello Stato il 27 dicembre 1947). Con questi due atti, da una parte l’Italia accettava in parte di pagare per gli errori del fascismo ma allo stesso si metteva nelle condizioni di porre le basi per dimostrarsi in grado di essere ora nazione trainante nella costruzione di una nuova politica internazionale.
Rinviato a dopo il voto europeo il progetto di ricomposizione politica dell’area cattolica (democratici, liberali e cristiano sociali), credo vada sostenuta l’idea degli amici di Iniziativa Popolare di confrontarci su alcuni temi programmatici nelle diverse realtà regionali, con quanti appartengono a diverso titolo a quest’area. Attiveremo così un progetto che nasce dal confronto con la base utile, non solo per selezionare con metodo democratico una nuova classe dirigente che, dal libero confronto può emergere, ma che potrà anche facilitare la costruzione di liste unitarie per le elezioni in sede comunale, provinciale e regionale.
In questo clima d’indagini giudiziarie contro politici di varia estrazione, la mossa di Conte ha spiazzato tutti, bisogna riconoscerlo. Per quanto lo slogan onestà, onestà, gridato dai primi grillini, sia un po’ logoro, infatti, fa comunque ancora presa sull’opinione pubblica. Non ci crede nessuno, ma che un partito se ne faccia bandiera non può non far piacere, anche se a malincuore, trattandosi di 5stelle. La rottura di 5Stelle con il PD, una specie di fidanzamento un po’ rustico, visto che si trattava di un campo largo, avrà conseguenze non trascurabili negli assetti politici nazionali pre-elezioni europee.
Il tema della costruzione Europea nel dopoguerra, grazie ai contributi e alle spinte che in tal senso arrivavano da più parti della politica e del mondo sociale, andava necessariamente reso anche istituzionale. Questo passaggio risultava, anche in Italia, fondante per un processo che aveva due scopi: riscattare il nostro paese dalla vicenda fascista ed entrare a pieno titolo tra le potenze europee e mondiali che promuovessero la pace, la libertà e lo sviluppo. E dal punto di vista istituzionale in Italia, il primo passaggio formale avvenne con i lavori della Costituente che era stata identificata come lo strumento per deliberare la nuova Costituzione dello Stato.
Dopo la Prima guerra mondiale era emersa la necessità di una riflessione profonda sullo strumento della condivisione internazionale per garantire la pace fra gli Stati. Un percorso che non si sviluppò appieno per la miopia postbellica di rivendicazione e soprattutto venne messo in secondo piano all'emergere dei nazionalismi e delle dittature. In realtà fu proprio lo scoppio della Seconda guerra mondiale e il giogo asfissiante del nazi-fascismo che alimentarono in modo determinante il pensiero di molti nel comprendere che fosse giunto il momento di una presa di posizione in favore di una collaborazione tra gli Stati nazionali come strumento di pace tra i popoli.
Sprovvisti del coraggio e della giusta determinazione con i quali ci si sarebbe dovuti impegnare nella raccolta delle firme necessarie per la presentazione di una lista unitaria di DC e Popolari alle elezioni europee, i diversi capi e capetti delle numerose e sparse casematte della nostra area politica hanno scelto la linea delle “liste di scopo”, perseguendo più che un disegno politico di medio lungo respiro, il risultato immediato di qualche ambizione personale. Fermi nelle loro consolidate posizioni di destra quelli dell’UDC di Cesa con la Lega e di Rotondi con Fratelli d’Italia, la DC di Cuffaro e Grassi hanno scelto, mi dicono più per necessità e di risulta, la lista con Renzi-Bonino, così come gli amici di Tempi Nuovi.