IL POPOLO

Politica

Prendo spunto dal pregevole articolo pubblicato su questo giornale, di Ettore Bonalberti: ”La risposta alle destre è nella Costituzione”, per rilevare alcune cruciali considerazioni. Intanto per condividere la premessa di base che pone nella Costituzione il collante e la rotta per una politica coerente che contrasti l’avanzata delle destre.
Viviamo una triste condizione geopolitica con il mondo alla mercè di un dittatore, Putin, condannato” per crimini di guerra e deportazione” e un condannato e pluri inquisito di diversi reati, Trump, salvato dall’immunità presidenziale. Due “Dr Stranamore” pericolosi, ai quali auguriamoci che il buon senso non soccomba al prevalere degli istinti peggiori.
C’è grande interesse per quanto sta avvenendo nei dintorni degli ultimi partiti democristiani presenti in parlamento e nel Paese. Per la prima volta, dopo trent’anni, si percepisce la possibilità non velleitaria di un nuovo inizio, magari non eclatante, ma a suo modo suggestivo: il suggerimento di un magistrato avellinese costringe i partiti a varcare la soglia della eterna lite giudiziaria, confrontandosi con una ipotesi concreta di ritorno della Dc. La soluzione giuridica è semplice, limpida: ciascun partito che si sente titolare di diritti sul nome e il simbolo della Dc, conferisce questi diritti a un nuovo soggetto unitario
E’ in atto una deriva anticostituzionale senza precedenti da parte di un governo nazionalista e falsamente sovranista, la cui componente centrale, Forza Italia, appare succube della volontà dell’alleato egemone di destra. Dovrebbe partire da questa constatazione elementare la volontà di concorrere alla costruzione di un centro nuovo della politica italiana, incontro delle grandi culture politiche democratiche come quelle dei popolari, liberali, repubblicani e riformisti socialisti. Analogamente, per noi eredi della tradizione democratico cristiana e popolare, dovrebbe essere prioritario l’impegno per un progetto della nostra ricomposizione politica dopo la martoriata e suicida lunga stagione della diaspora democristiana.
si è tenuto venerdì 31 Gennaio, presso Palazzo Giustiniani Baggio della città del Palladio, un seminario di studio su un altro “cavallo di razza” della DC veneta: Antonio Bisaglia, figlio della sua amata terra polesana. Il seminario, coordinato dal prof. Filiberto Agostini, dell’università di Padova, è stato introdotto da una relazione del prof. Leonardo Raito, professore di storia contemporanea dell’Università di Padova e di Ferrara, che ha tracciato le tappe del percorso politico organizzativo del leader rodigino; nel partito, a fianco di Rumor e nel governo del Paese. Iniziative come quelle assunte dagli amici vicentini andrebbero proposte in tutte le realtà italiane, anche utilizzando quanto hanno scritto molti amici nel recente libro: SCUOLA DI DEMOCRAZIA CRISTIANA, oggi disponibile per quanti sono interessati a conoscere le biografie politiche delle donne e degli uomini democratici cristiani dell’Italia.
Nel 2011 su indicazione del compianto On Publio Fiori venni informato della sentenza della suprema Corte di Cassazione, n.25999 del 23.10.2010, secondo cui “ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”, mettendo una parola ferma sulla disputa che si era aperta tra diversi presunti eredi. Nessun erede, perché il de cuius non si era mai giuridicamente estinto. Si aprì una seconda fase di battaglie giuridiche alle quali, con i compianti Silvio Lega e Clelio Darida, Ugo Grippo e Luciano Faraguti, tentammo di porre rimedio con la raccolta firme per l’autoconvocazione del consiglio nazionale storico della DC, al fine di ripristinare politicamente il partito “ mai giuridicamente sciolto”, di cui quel consiglio nazionale rappresentava, a parer nostro, la sola legittima continuità.
Aconfessionale, Laico, d’Ispirazione Cristiana. Non un partito Cattolico ne dei Cattolici ma di Cattolici. Un partito di tutti i Liberi e Forti. Non una stampella di altri per avere seggi, ma un partito autonomo. Sì torni ad essere autonomi e alternativi con una vera e grande proposta politica Popolare e reale, un manifesto di Valori e di Idee, un disegno futuro per il Paese e per L’Europa che sarà. Non si abbia più paura “si gettino via queste stampelle” e si abbia di nuovo il coraggio di tornare a camminare e poi correre uniti pur nella nostra pluralità, in una ritrovata casa comune che sappia di nuovo dare una propria proposta politica alternativa all’attuale.
Ho letto con interesse l’intervista su La Repubblica a Rosi Bindi del 5 gennaio scorso, nella quale l’esponente PD ricorda gli avvenimenti che concorsero alle drammatiche vicende di Moro, Bachelet e di Piersanti Mattarella, quest’ultimo considerato come l’erede predestinato di Moro, continuatore della politica dell’attenzione sino al compimento dell’alternanza alla guida del governo. Rosi Bindi non manca di collegare quegli avvenimenti alla svolta del XIV congresso nazionale della DC, quello del “ preambolo Donat Cattin” su cui abbiamo avuto modo di discutere molte volte all’interno del partito democratico cristiano.
La questione del centro nuovo della politica italiana sta caratterizzando il dibattito tra diverse testate giornalistiche, tra le quali, in maniera particolare, quella de Il Domani d’Italia, diretta dall’On Lucio D’Ubaldo. Con la scomparsa politica della DC e l’avvento della legge elettorale maggioritaria si è andato consolidando un sistema bipartitico forzato, che costringe a scegliere le alleanze a destra o a sinistra, con Fratelli d’Italia e il PD, dominus nel dare e controllare le carte, indisponibili a cedere a quel sistema elettorale proporzionale che i padri costituenti avevano posto alla base del sistema su cui si fonda la nostra repubblica parlamentare.
È lapalissiano constatare che, permanendo l’attuale legge elettorale del rosatellum, il bipolarismo imperfetto continuerà a imperversare, rendendo assai ardua la possibilità di costruzione del centro nuovo della politica italiana. Un progetto che, per potersi realizzare, necessiterebbe, come nella migliore storia della repubblica, il ritorno alla legge proporzionale; quella voluta dai padri costituenti nel loro disegno ordinato di repubblica parlamentare. Ottimo terreno saranno le prossime elezioni comunali, provinciali e regionali, dove sono vigenti leggi elettorali di tipo proporzionale, che potrebbero favorire il processo di aggregazione. Si potrebbe così non solo permettere l’elezione di candidati nei consigli comunali, provinciali e regionali, ma, pure, una selezione democratica di una nuova classe dirigente...